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Con ChatGPT rimarremo tutti senza lavoro?

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Nella tabella stilata da OpenAI, ci sono lavori che hanno una possibilità di essere modificati pari al 100%: ad esempi i matematici, i consulenti fiscali, gli analisti finanziari, gli scrittori e gli autori, i designer di interfacce web e digitali, i matematici, i commercialisti, i giornalisti, le segreterie legali e amministrative.

Rubrica settimanale SosTech, frutto della collaborazione tra Key4biz e SosTariffe. Per consultare gli articoli precedenti, clicca qui.

Non passa giorno che i quotidiani nazionali, anche i più restii a cedere alle mode tech del momento, non dedichino almeno un articolo a ChatGPT, il bot di intelligenza artificiale sviluppato dalla startup OpenAI (con ingenti capitali arrivati da Microsoft) che ha fatto fare un balzo difficilmente misurabile nell’interazione tra l’uomo e la macchina.

Una crescita così poderosa, quella delle AI, che perfino Mark Zuckerberg – con più di uno sospiro di sollievo da parte dei suoi ingegneri, immaginiamo – pare abbia detto dato indicazioni di rinunciare al metaverso per investire ancora di più in questo campo, assai più promettente. Si preannuncia così un panorama digitale molto diverso dall’attuale, dove comunque la telefonia mobile manterrà la sua centralità: Microsoft con Bing ha già riscritto la sua app per smartphone, e Google Bard, il primo concorrente di OpenAI, ha aperto il testing prima di tutto agli utenti del suo telefonino, i Pixel Superfans (su SOStariffe.it come sempre si trovano le offerte più interessanti per la telefonia mobile disponibili oggi in Italia).

Effettivamente, chiunque abbia provato a fare una chiacchierata con ChatGPT – magari utilizzando l’ultimo modello distribuito da OpenAI, ChatGPT 4.0, disponibile solo per chi paga l’abbonamento mensile e ChatGPT Plus, intorno ai 20 euro – è rimasto sbalordito dall’«umanità» delle conversazioni, dal realismo, dalla capacità di cogliere le sfumature delle nostre osservazioni e richieste: tutt’altra musica anche solo rispetto ai nostri assistenti vocali, da Siri ad Alexa, che appaiono ormai preistorici nella loro capacità di rispondere solo a una manciata di input ben precisi. E da qui, se non per tutti di certo per molti, il dubbio improvviso: e se l’AI fosse così sofisticata da lavorare al posto nostro, non semplicemente occupandosi delle mansioni più noiose, ma di fatto sostituendoci?

Un lavoro su cinque è a rischio. Lo dice OpenAI

Secondo uno studio svolto insieme all’Università della Pennsylvania da parte della stessa OpenAI – che, va detto, se non altro gioca a carte scoperte – il 19% dei lavori negli Stati Uniti rischia di essere profondamente alterato da ChatGPT. Viste le sue capacità, dalla scrittura di codice all’elaborazione di pitch per finalità di marketing, inoltre, per le stime l’80% dei dipendenti USA potrebbe vedere modificato almeno il 10% dei propri compiti da questo software; e, paradossalmente (ma forse non troppo), i lavori più soggetti a questo genere di cambiamenti sono quelli che pagano meglio, di solito oltreoceano quelli che hanno a che fare in un modo o nell’altro con il software.

Nella tabella stilata da OpenAI, ci sono lavori che hanno una possibilità di essere modificati pari al 100%: ad esempi i matematici, i consulenti fiscali, gli analisti finanziari, gli scrittori e gli autori, i designer di interfacce web e digitali, i matematici, i commercialisti, i giornalisti, le segreterie legali e amministrative. Chi è, invece, che non rischia nulla, o pochissimo? Tutti coloro che svolgono un mestiere pratico, come gli operai e gli artigiani: non hanno nulla da temere, almeno da questo punto di vista, i meccanici, chi lavora nell’edilizia, i baristi, i camerieri, i carpentieri, gli imbianchini, gli idraulici, i macellai, i cuochi (evidentemente non è ancora il caso di chiedere a ChatGPT di inventarsi una ricetta gourmet). Il che apre prospettive interessanti, e forse un po’ diverse da quelle dei vecchi libri di fantascienza, che pensavano a un’automazione diffusa soprattutto per i lavori manuali; ad essere delegati ai computer saranno invece le professioni intellettuali.

Il tuttofare che migliora giorno dopo giorno

Certo, in questa ascesa inarrestabile, oltre alla questione occupazionale, non mancano altri problemi; proprio in questi giorni un bug ha mostrato varie history delle interazioni degli utenti con il bot ad altri utenti, tanto che la possibilità di recuperare le vecchie conversazioni è stata disabilitata per diversi giorni; e si è parlato molto dell’accuratezza con cui, volendo, l’intelligenza artificiale è in grado di produrre fake news estremamente credibili, e con molta più cura e attenzione di quelle alla portata dello zio complottista che inonda la chat di famiglia di teorie sul 5G o sui poteri forti che dominano il mondo.

I giornali sono altrettanto zeppi di articoli di firme eccellenti, pronte a dimostrare che l’algoritmo non è in grado di produrre scrittura di qualità comparabile a quella dei corsivisti (che, quindi, potranno continuare a fatturare tranquillamente). Non hanno torto; in effetti ChatGPT è un eccezionale generalista, che sa un po’ di tutto, ma non è capace (ancora) di imitare in maniera credibile la creatività umana. Jack of all trades, master of none, direbbero gli inglesi. Già il modello 4, però, ha mostrato un notevole miglioramento sotto questo punto di vista, e OpenAI (così come i concorrenti, in primo luogo Google Bard, appena lanciato sul mercato, anche se non ancora in Italia) non sembra avere alcuna intenzione di fermarsi nel migliorare la qualità dei suoi testi e portare al pensionamento anticipato milioni di persone.

Ci saranno nuova opportunità, secondo… ChatGPT

Allarmi del genere si erano già visto con i deepfake in grado di replicare perfettamente le fattezze di chiunque, e che avevano visto star del cinema diventare protagoniste di film hard a loro insaputa, o i maggior leader mondiali dichiarare guerra a destra e a manca. Almeno per il momento, però, queste paure non si sono concretizzate, e la speranza è che anche l’intelligenza artificiale possa essere utilizzata in maniera utile, e senza lasciare troppa gente a casa: trasformando, non eliminando. E del resto basta chiederlo a ChatGPT, se la sua ultima iterazione è una vera minaccia per alcune professioni: «GPT-4 potrebbe essere in grado di generare contenuti scritti di alta qualità in modo autonomo, che potrebbero essere utilizzati per scrivere articoli di notizie, rapporti finanziari, documenti legali e altro ancora. Tuttavia, è importante notare che l’introduzione di GPT-4 potrebbe anche creare nuove opportunità di lavoro, specialmente in ambiti come la progettazione di sistemi di intelligenza artificiale, la formazione e l’implementazione di modelli di linguaggio naturale avanzati e la creazione di nuove applicazioni che utilizzano il linguaggio naturale in modi innovativi. In generale, l’effetto di GPT-4 sulle professioni dipenderà in gran parte dal modo in cui verrà utilizzato e dalle nuove opportunità che potrebbe creare». Come sempre, insomma.

Per approfondire:

IA in app di Microsoft: aiuta a scrivere articoli, slide, email e fa sintesi riunioni su Teams. E la privacy?