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Sciopero globale per il clima e “Block Friday”, nella notte azione contro Amazon in Veneto

Le Climate defense units contro lo stabilimento Amazon in Veneto. Questa notte, una delle prime azioni in occasione del Fridays For Future, il quarto sciopero globale per clima, ha visto come target degli attivisti il magazzino della multinazionale a Vigonza, vicino Padova, che è stato imbrattato di verde e “sanzionato” per la sua “sete di ricchezza” con l’apposizione di lucchetti ai cancelli per frenare “il flusso compulsivo di merce che percorre le strade di tutto il Veneto”.

All’odierna giornata mondiale dedicata ai superconsumi, l’ormai celebre Black Friday, gli attivisti, autoproclamatisi “angry animals”, hanno contrapposto simbolicamente il Block Friday, in cui si definisce Amazon “profeta di una crescita senza limita che il nostro Pianeta non sopporta più” e ci si rivolte alle altre multinazionali come a dei vampiri “che devastano”, che “sfruttano la terra e i lavoratori”.

Oggi, il movimento Fridays For Future manifesterà in oltre 100 piazze italiane per ricordare pacificamente che il clima e le sue anomalie devastanti sono una nostra responsabilità e che si deve fare tutto il possibile per contenerne gli effetti e le conseguenze più distruttive, a livello di cittadini, di Istituzioni e di imprese.

L’appello, soprattutto dei più giovani, è mantenere l’aumento della temperatura media globale sotto il livello limite di +1.5°C rispetto all’era pre-industriale, come stabilito nella COP21 di Parigi quattro anni fa. Un obiettivo ritenuto da tutti di primaria rilevanza per il nostro futuro, per il futuro delle nuove generazioni, ma che trova evidentemente ancora troppe resistenze in alcuni ambienti industriali e finanziari.

Il nuovo Rapporto dell’Agenzia per l’ambiente delle Nazioni Unite, l’Unep, è chiarissimo a riguardo: a differenza di quanto chiedono i ragazzi in piazza e degli allarmi lanciati dagli scienziati di tutto il mondo, la temperatura media globale di questo passo raggiungerà un drammatico aumento medio di 3,2°C rispetto ai livelli preindustriali, con la minaccia di eventi meteo catastrofici in molti Paesi.
Le emissioni globali di CO2 sono salite a 55,3 gigatonnellate nel 2018, mentre i gas serra nel loro complesso (di cui la CO2 rappresenta quasi l’80% del totale) aumentano dell’1,5% ogni anno.

Riguardo all’Italia, il Rapporto 2019 dell’Osservatorio di Legambiente ci ricorda che dal 2010 ad oggi sono stati 563 gli eventi registrati sulla mappa del rischio climatico, con 350 Comuni in cui sono avvenuti impatti rilevanti. Nel 2018, il nostro paese è stato colpito da 148 eventi estremi, che hanno causato 32 vittime e oltre 4.500 sfollati, un bilancio di molto superiore alla media calcolata negli ultimi cinque anni. Dal 2014 al 2018 le sole inondazioni hanno provocato in Italia la morte di 68 persone.
Nelle nostre città la temperatura media è in continua crescita. Secondo le elaborazioni dell’Osservatorio meteorologico Milano Duomo, è un fenomeno generale e rilevante che riguarda tutte le città, con picchi a Milano con +1,5 gradi, a Bari (+1) e Bologna (+0,9) a fronte di una media nazionale delle aree urbane di +0,8 gradi centigradi nel periodo 2001-2018 rispetto alla media del periodo 1971-2000.

Secondo una ricerca del progetto Copernicus european health, relativa a 9 città europee, nel periodo 2021-2050 vi sarà un incremento medio dei giorni di ondate di calore tra il 370 e il 400%, con un ulteriore aumento nel periodo 2050-2080 fino al 1100%. Questo comporterà, ad esempio, che a Roma si passerà da 2 a 28 giorni di ondate di calore in media all’anno. La conseguenza sul numero di decessi legati alle ondate di calore sarà molto rilevante: da una media di 18 si passerebbe a 47-85 al 2050 e a 135-388 al 2080.

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