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Schermo&Schermo. Schiavone meglio dei politici

di Carlo Macchitella, produttore televisivo |

Rocco Schiavone, alias Marco Giallini, sembra volere, e potere essere, il vero e proprio erede del mai troppo amato Commissario Montalbano.

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Dell’esordio su Rai 2 del commissario Rocco Schiavone, il personaggio creato dalla penna di Antonio Manzini che tanto successo ha avuto con le sue avventure in libreria, molte cose andranno ricordate oltre, ovviamente, all’eccellente risultato in termini di ascolto. Rocco Schiavone, alias Marco Giallini, sembra volere, e potere essere, il vero e proprio erede del mai troppo amato Commissario Montalbano. Anche se, o forse proprio perché, è romano e non vive nella calda e assolata Sicilia, ma nella innevata Valle di Aosta, Schiavone ha i tempi di azione, l’attenzione un po’ distaccata verso il crimine e la sofferente umanità di Montalbano. E entrambi hanno esordito su Rai 2 in attesa di reti migliori…..
Rispetto a Montalbano il nostro Schiavone appare politicamente scorretto (sono anche passati, peraltro, quasi 4 lustri dalla uscita del primo episodio della serie sul commissario siciliano), fratto fra la osservanza del dovere e il rispetto di regole molte volte, se non sempre, superate, in trappola negli archetipi della burocrazia statale e alla ricerca di colleghi irrispettosi come lui, anche se la tranquilla capacità di normalizzazione della Rai sembra avere stemperato molti degli aspetti più trasgressivi contenuti nei libri di Manzini.
Questa “attenzione” del servizio pubblico tv non ha tuttavia impedito che alcuni “occhiuti” senatori del centrodestra abbiano pensato di presentare interpellanze e interrogazioni sul fatto che la Rai produca e programmi una serie con protagonista un commissario che fuma spinelli… Un eccesso di zelo veramente eccessivo e che testimonia, ove mai ce ne fosse ancora bisogno, lo iato tra pezzi di classe politica e la società di oggi.
Pezzi di classe politica, appunto, che sembra ignorare che compito della fiction tv non debba essere quello di raccontare un paese che non c’è più (o non c’è mai stato e esiste solo nella mente di network, sceneggiatori, registi e produttori), ma di fotografare le contraddizioni della società in cui viviamo e prefigurare il mondo verso cui andiamo incontro.
Una scommessa, questa, che Rocco Schiavone sembra, a differenza dei nostri senatori, aver compreso e raccolto.