Fiction

Schermo&Schermo, ‘Luisa Spagnoli’ e le miniserie Rai (video)

di Carlo Macchitella, produttore televisivo |

La fiction con Luisa Ranieri è andata bene ma sono tanti gli insuccessi di altre miniserie, perché la Rai insiste con un genere desueto?

Schermo&schermo, curata dal produttore televisivo Carlo Macchitella, si occupa di serie tv e film. Dal piccolo al grande schermo, tutte le novità sull’intrattenimento. Clicca qui per leggere tutti i contributi.

Vorrei prendere spunto dal successo della miniserie in due puntate “Luisa Spagnoli” interpretata da Luisa Ranieri e trasmessa da Rai Uno nei giorni scorsi per una breve riflessione sul fenomeno miniserie. Come è noto le miniserie televisive sono un genere ormai desueto nella maggior parte dei palinsesti di tutto il mondo, sia delle televisioni generaliste che di quelle non generaliste. Alla base dell’abbandono di questo tipo di prodotto che negli anni 80 e 90 raccolse un grandissimo successo, sia in termini di pezzi prodotti che di ascolti ottenuti, c’è non solo la scelta fatta da network e produttori di privilegiare la lunga serialità, ma la consapevolezza che l’attuale mercato tv nel richiedere prodotti altamente competitivi sia sotto il profilo del production value che dell’impatto narrativo richiede alla miniserie la caratteristica, e la forza, di essere un evento. Una storia eccezionale, un cast di attori fantastici e famosi, un production value elevatissimo (e quindi particolarmente dispendioso).

Tutti elementi che fanno sì che difficilmente nel corso di un anno le tv possano permettersi di commissionare più di una/ due miniserie che, al momento della presentazione dei palinsesti annuali, rappresenteranno uno dei gioielli della programmazione.

Questo principio generale dell’ordinamento sembra non essere stato accolto nel mondo della fiction italiana che continua a sfornare miniserie in numero significativo, anche se molto spesso queste miniserie non raggiungono i risultati sperati. Alla base di questi insuccessi sta il fatto che mai o quasi mai queste miniserie raccontano storie che fanno parte dei ricordi o dell’immaginario dei telespettatori, hanno un “production value” ed un cast non in grado di per poter occupare con successo due sole serate, quando cioè la fidelizzazione del pubblico non è possibile. Molteplici i motivi per cui la Rai continua a produrre un numero così alto di miniserie e non sta certo a me qui elencarli, vorrei solamente sottolineare l’esigenza che forse è arrivato il momento di produrne meno puntando a pochi, ma significativi temi editorialmente e narrativamente molto forti sui quali investire molto più denaro. Perché se oggi noi ricordiamo con piacere il successo di Luisa Spagnoli, anche se alcuni critici hanno sottolineato negativamente i caratteri di una sceneggiatura e di una regia tutte tese più che a raccontare una donna eccezionale del novecento italiano a costruire un “santino”, nella migliore tradizione Rai, non possiamo non ricordare che molte, troppe miniserie non hanno raggiunto il successo sperato sia in termini di ascolto che di vendite estere ( o meglio non vendite) perché troppo minimaliste o con storie “sconosciute al portalettere”.