L'opinione

Schermo&Schermo, bene Ddl cinema ma qualche anacronismo è di troppo (video)

di Carlo Macchitella, produttore televisivo |

Finalmente si torna a parlare di cinema, ma restano alcune perplessità sul ddl con cui l’Italia dovrà affrontare la grande sfida culturale.

Schermo&schermo, curata dal produttore televisivo Carlo Macchitella, si occupa di serie tv e film. Dal piccolo al grande schermo, tutte le novità sull’intrattenimento. Clicca qui per leggere tutti i contributi.

Il Consiglio dei Ministri ha pochi giorni or sono varato il disegno di legge di riforma del cinema e dell’audiovisivo. Dopo molti anni di silenzio e di assenza, durante i quali partiti, governo e parlamento hanno colpevolmente dimenticato i problemi del cinema il Governo è tornato dunque occuparsi di questa materia con un disegno di legge puntuale e completo che dovrà adesso affrontare il dibattito in Parlamento.

Non è questa certo la sede per analizzare a fondo questo ddl, ma alcuni dati possono essere evidenziati in attesa poi di vedere quello che effettivamente uscirà fuori alla fine del lungo iter parlamentare. La prima osservazione è ovviamente come accennato sopra, un’osservazione positiva: finalmente si torna a parlare di cinema. La seconda osservazione anch’essa positiva è che alcune delle misure spot o tampone varate negli anni precedenti, e che hanno dato dei risultati più che positivi – penso al tax credit interno ed esterno -, sono state non solo confermate ma rafforzate. Così come appare decisamente positivo l’investimento di circa 400 milioni previsto per incentivare e sviluppare il settore e la particolare attenzione rivolta, in questa chiave, ai giovani.

Un positivo passo in avanti, poi, il fatto che si affronti non solo il momento produttivo, ma anche quello distributivo e dell’esercizio e si pongano le premesse per un nuovo più compiuto rapporto con il più complessivo mondo dell’audio visuale.

Una sorta di avvio di quello che dovrebbe essere il risultato finale di una legislazione attenta, moderna e puntuale che contempli l’intero comparto: cinema, televisione, internet. Ci sono però alcuni aspetti che sanno di antico e di polveroso. Penso ad esempio all’istituzione del Consiglio Superiore del Cinema e Audiovisivo che sembra quasi una sorta di Cnel proprio quando questo Istituto viene giustamente eliminato. Così come lascia perplessi l’assenza dell’introduzione delle Tasse di Scopo di cui a lungo si è parlato, anche rifacendosi al modello francese, come una delle possibili fonti di finanziamento del settore. Chiaroscuri dunque, l’importante però è che dopo molti anni di silenzio e di fermo la macchina ricominci a partire e che questo disegno di legge rappresenti anche il rinnovato interesse di Governo e Parlamento nei confronti di un settore che non può non essere al centro della grande sfida culturale che il Paese deve affrontare.