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Scandali Rai: contratto di servizio nel mistero e Commissione Vigilanza non ancora composta

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L’ultimo atto pubblico (Agcom) il 17 luglio 2022. Una vergognosa gestazione, lenta e oscura, che conferma il deficit di trasparenza e l’assenza di coinvolgimento degli stakeholder, la società civile in primis. Cosa ne pensa la premier Giorgia Meloni?

Ieri abbiamo denunciato su queste colonne due dinamiche vergognose: il silenzio totale che circonda la gestazione del nuovo “contratto di servizio” tra Stato e Rai (silenzio assoluto anche sulla incomprensibile proroga della validità del contratto attuale, relativo al quinquennio 2018-2022, dapprima annunciata al 30 luglio 2023 e poi, in Gazzetta Ufficiale, rimandata al 30 settembre 2023) e la ancora indefinita composizione della Commissione parlamentare bicamerale sulla Rai (a distanza di tre mesi dalle elezioni politiche nazionali).

Che si tratti – nel primo caso come nel secondo – di fenomeni scandalosi è un dato di fatto oggettivo, ma – come abbiamo scritto ieri (vedi “Key4biz” dell’11 gennaio 2023, “Rai, il contratto di servizio scomparso dai radar e la presidenza della Commissione Vigilanza in stand-by”) – ormai tutti gli operatori del sistema, così come i rappresentanti istituzionali, sembrano assuefatti a questi andamenti patologici della “politica culturale” nazionale: non una denuncia, non una protesta, non una lamentazione

Nemmeno un atto di sindacato ispettivo nell’esercizio dei diritti che i parlamentari possono esercitare nell’economia del proprio mandato.

Silenzio, passività, inerzia, rassegnazione…

Presidenza della Vigilanza Rai: meglio la “pacata” Elena Maria Boschi (Italia Viva Azione) al “barricadero” Riccardo Ricciardi (M5S)?

Oggi, sulle colonne del quotidiano “il Foglio”, Valerio Valentini, in un articolo intitolato “Meloni medita l’intesa con Renzi su Csm e Rai. Il Cav. Mugugna”, ricorda come il ritardo sulla Vigilanza sia oggettivamente clamoroso: “i ritardi sulla Vigilanza sono ormai clamorosi: per eleggere Roberto Fico, nel 2013, ci vollero 38 giorni a partire dall’insediamento del governo; 43 furono necessari, cinque anni dopo, per Alberto Barachini. Ora siamo alla soglia degli 80, e di soluzioni imminenti non se ne vedono”.

Valentini sostiene che la guida della Commissione toccasse al M5s “pareva così pacifico che Stefano Patuanelli aveva già ricevuto ambasciate e imbeccate da parte di esponenti di governo. “Avrei piacere, ma rispetto gli ordini di scuderia”, s’è schermito lui, dissimulando il fastidio che pure deve provare per la fermezza con cui Giuseppe Conte continua a osteggiarlo in questa partita. “Prendere la Vigilanza ha senso solo se possiamo sfruttarla politicamente”, ha spiegato il fu avvocato del popolo. Intendendo, cioè, che serve un profilo barricadero, non istituzionale: uno come Riccardo Ricciardi, ad esempio, già pronto a incatenarsi al cavallo di Viale Mazzini”.

Di fronte al rischio di un Presidente troppo “aggressivo”, parrebbe che Meloni tenderebbe a prediligere una scelta che accontenti i “terzopolisti” ovvero la candidata di Calenda e Renzi, Maria Elena Boschi, certamente assertiva ma non dura…

In reazione alla nostra (ulteriore) denuncia di ieri su questi ritardi di gestazione, un esperto analista del sistema mediale italiano ci ha segnalato che “nihil novi”, rispetto alle tempistiche del “contratto di servizio” Rai, se è vero che il precedente contratto è stato “vacante” per due anni, durante la presidenza della Vigilanza di Roberto Fico… Questa considerazione di natura “storica” non ci sembra di grande conforto, perché conferma come il patologico finisca spesso per divenire, in Italia, “fisiologico”.

Il prossimo “contratto di servizio” 2023-2027 si pone come “seconda parte” della Concessione decennale di servizio pubblico (servizio assegnato dallo Stato a Rai in regime di esclusiva), tenuto conto della scadenza dell’attuale Contratto relativo al quinquennio 2018-2022 (ovvero la “prima parte” della Concessione).
Il Contratto 2018-2022 è infatti scaturito dalla Convenzione decennale dell’aprile 2017. Si ricordi che questo contratto 2018-2022 ha colmato un lungo periodo di “vacatio”: in effetti, il contratto in vigore era ancora quello (allora di durata triennale)… 2010-2012! Quindi Rai ha sostanzialmente navigato a vista” per il periodo che va dal 2013 al 2017… Come stupirsi, in fondo, della novella… deriva???

Si ricordi che il vigente (prorogato al 30 settembre 2023, appunto) “contratto di servizio” Rai 2018-2022 è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 7 marzo 2018.

Secondo l’interpretazione del Ministero per le Imprese e il Made in Italy (Mimit), comunque, il contratto in questione andrebbe a scadenza naturale il 7 marzo 2023, ovvero 5 anni dalla pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del precedente.

La cronologia dei ritardi della tortuosa gestazione del contratto di servizio Rai

Cerchiamo di identificare alcune “date” in questa cronologia di ritardi di gestazione…

Il 17 maggio 2022, il Consiglio dei Ministri ha adottato un “atto di indirizzo per la definizione delle linee guida sul contenuto del contratto di servizio 2023-2028” (vedi “Key4biz” del 19 maggio 2022, “Contratto di servizio Rai-Mise, l’atto di indirizzo del Governo (Esclusiva IsICult/Key4biz)”)…

Il 7 luglio 2022, l’allora titolare del Mise Giancarlo Giorgetti riprodusse sostanzialmente quel che era contenuto nell’“atto di indirizzo” adottato da Palazzo Chigi, in occasione di una audizione di fronte alla Commissione di Vigilanza…

Il 12 luglio 2022, la Federazione Nazionale della Stampa e l’Usigrai hanno organizzato presso il Cnel un confronto sul contratto di servizio, intitolato “Contratto di servizio 2023-2028: una sfida per l’Italia”, unica occasione di dibattito pubblico sulla materia nell’ultimo anno (l’iniziativa peraltro registrò una ricaduta mediale inesistente), che si concluse con il seguente auspicio: “in autunno, quando ci sarà un testo di massima del nuovo Contratto, è già previsto un secondo incontro per approfondire, con tutte le parti interessate, i temi del documento che definirà gli impegni che la Rai sarà chiamata ad assolvere nei prossimi cinque anni. «Lì – ha anticipato il Segretario dell’Usigrai Daniele Macheda chiudendo la mattinata – si potrà vedere se le nostre preoccupazioni avranno trovato o meno adeguate risposte»”.

Sono trascorsi esattamente 6 mesi dall’iniziativa Fnsi-Usigrai… all’autunno è subentrato l’inverno e la “bozza” non esiste.

Ovvero, se esiste, è gelosamente tenuta chiusa nei cassetti del Mimit e della Rai.

Il 18 luglio 2022, su queste colonne, lamentavamo ancora una volta l’assenza di pubblica evidenza: vedi “Key4biz” del 18 luglio 2022, “Rai, ancora misteri sul ‘contratto di servizio’ (2023-2028) in gestazione

Tutto questo è normale?

Scrivevamo il 18 luglio: “Perché lo schema di “contratto di servizio” deve avere questa gestazione segreta e misteriosa? Naturale sorge il quesito: perché il Ministero e Rai non rendono di pubblico dominio la bozza in gestazione del “contratto di servizio”, ovvero il cosiddetto “schema”? Perché si deve attendere… l’autunno?! Non si tratta di segreti industriali, ma di un documento che dovrebbe essere condiviso con gli “stakeholder”: cittadini, utenti, lavoratori, società civile, terzo settore… Lo stesso “schema” dovrebbe essere oggetto di un confronto pubblico, di un dibattito aperto e plurale. Quel che è emerso dal convegno Fnsi-Usigrai è che, a fronte di un “carico di lavoro” notevole che lo Stato impone a Rai, quello stesso Stato nulla chiarisce in relazione alle risorse economiche necessarie: è evidente infatti una grande asimmetria, che sembra rinnovarsi anche in questi mesi. Cosa accade quindi?! Che gli “obiettivi” del servizio pubblico vengono definiti in modo generico, cosicché la “controprestazione” (le risorse) resti indefinita, a fronte di “prestazioni” nebulose. Da molti anni, anzi decenni, denunciamo che il “contratto di servizio” Rai è privo dei fondamenti sinallagmatici più elementari, e diviene quindi un testo evanescente, una dichiarazione di intenti piuttosto che un contratto. Il che sembra paradossalmente far comodo ad entrambi i contraenti, lo Stato e la concessionaria”. E concludevamo domandando: “Perché questa misteriosità? Perché questa fumosità?”.

L’autunno è divenuto inverno, e che sia caduto un governo e ci siano state inattese elezioni politiche non è una giustificazione per questi ritardi ulteriori. E, soprattutto, per questa perdurante segretezza, per questa perdurante totale assenza di pubblico dibattito.

Insomma, la gestazione del contratto è ancora veramente in alto mare.

Nel nostro intervento del 18 luglio ricordavamo tecnicamente le fasi della gestazione…

Dalla sequenza che segue (elaborata da IsICult – Istituto italiano per l’Industria Culturale), emerge come siamo ancora fermi alla “fase 2”, ed è proprio in questa fase che riteniamo dovrebbe esserci il massimo livello di coinvolgimento della società civile:

  1. il Consiglio dei Ministri delibera “gli indirizzi” al Mise ai fini dell’intesa con Agcom (17 maggio 2022);
  2. Agcom definisce le “linee-guida”, confinate agli indirizzi del Mise (17 luglio 2022);
  3. Mise e Rai, sulla base delle “linee-guida”, redigono una “prima bozza” del contratto di servizio (???);
  4. Ministro e Consiglio di Amministrazione Rai approvano una ulteriore “bozza” (???);
  5. il Mise oggi Mimit trasmette la “bozza” alla Commissione di Vigilanza Rai, per un parere, che paradossalmente è obbligatorio ma non vincolante (???);
  6. Mimit e Rai redigono la versione finale del contratto (???);
  7. Ministro e Cda Rai approvano il testo definitivo, che entra in vigore con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale (???)…

La procedura sarebbe in verità stata integrata da un preliminare parere che Agcom ha inviato al Mise, ovvero da alcune “linee-guida” (una bozza delle linee-guida?!) che l’Agcom avrebbe approvato il 24 marzo 2022, e di cui non si ha però alcuna pubblica evidenza: si tratta di 3 paginette tre, che sono state anticipate da “Prima Comunicazione” e “NewsLinet.it” (vedi “Key4biz” del 19 maggio 2022, “Contratto di servizio Rai-Mise, l’atto di indirizzo del Governo (Esclusiva IsICult/Key4biz)”).

Il 17 maggio 2022, il Ministro Giancarlo Giorgetti si è dichiarato “soddisfatto” per le “linee-guida” del “contratto di servizio” (si veda la sua dichiarazione sul sito web del Mise), ma in verità la Presidenza del Consiglio dei Ministri ha approvato degli “indirizzi” e non le “linee-guida”…

Si gioca a dadi col calendario, e nelle more la Rai continua la sua deriva… Quando vedrà la luce il nuovo contratto 2023-2028?

Si ricordi che, base alla Legge n. 220/2015 (art. 5), il Ministero dello Sviluppo Economico trasmette alla Commissione Parlamentare di Vigilanza per il parere lo schema di contratto di servizio. L’articolo 5 della legge 220 prevede, al comma 6, che il Mise “trasmette alla Commissione Parlamentare, per il prescritto parere, lo schema di contratto di servizio con la società concessionaria (…) almeno sei mesi prima della scadenza del contratto vigente”. Parere della Commissione che – ricordiamo – non è peraltro vincolante.

Considerando che il contratto vigente scade formalmente il 7 marzo 2023, i sei mesi “prima” della scadenza coincidevano con la data del 7 settembre 2022: termine simpaticamente bypassato (forse con l’alibi della incertezza futura, dopo le elezioni del 25 settembre 2022)…

Dato che la nuova scadenza (con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, il 29 dicembre 2022, del “Milleproroghe”) è stata fissata per legge al 30 settembre 2023, i sei mesi prima ci porterebbero quindi, calendario alla mano, al 30 aprile 2023

In effetti, in Gazzetta Ufficiale del 29 dicembre 2022, si legge proprio: “2. Al fine di consentire il rispetto del termine stabilito dall’articolo 5, comma 6, della legge 28 dicembre 2015, n. 220, nonché il pieno esercizio delle competenze della Commissione parlamentare per l’indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi, il termine di scadenza del contratto di servizio vigente tra il Ministero delle imprese e del made in Italy e la Rai – Radiotelevisione italiana S.p.a. è differito al 30 settembre 2023”.

E si ricordi che il contratto viene stipulato entro il 45° giorno successivo alla scadenza del termine per l’espressione del prescritto parere da parte della Commissione di Vigilanza.

Si ricordi anche che nel febbraio 2022, la Vigilanza (sotto la presidenza del forzista Alberto Barachini) aveva approvato un suo documento, a conclusione di una “indagine conoscitiva” sul servizio pubblico: documento anch’esso generico assai, e con nessuna concreta ricaduta, nemmeno per quanto riguarda la gestazione del contratto di servizio. Cui prodest?! Non è dato sapere. Bollavamo le conclusioni dell’indagine impietosamente: “deficitaria, fallace, inconcludente. In una parola: inutile” (vedi “Key4biz” del 23 febbraio 2022, “Le conclusioni della Vigilanza sui modelli di governance della Rai”).

L’indomani rispetto al nostro intervento del 18 luglio 2022 su “Key4biz”, il 19 luglio, l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (Agcom), ha approvato l’atto intitolato “Approvazione delle Linee-guida sul contenuto degli ulteriori obblighi del servizio pubblico radiofonico, televisivo e multimediale ai sensi dell’articolo 59, comma 6, del decreto legislativo 8 novembre 2021, n. 208. (Quinquennio 2023-2028)”, che veniva reso di pubblico dominio – incomprensibilmente – soltanto a distanza di due settimane, il 3 agosto 2022.

In verità, Agcom non ha aggiunto granché a quanto approvato dal Consiglio dei Ministri.

Era il 3 agosto 2022.

Siamo al 12 gennaio 2023.

Sono trascorsi oltre 5 mesi, dall’atto approvato dall’Agcom (l’ultimo ad evidenza pubblica).

Abbiamo ragione di ritenere che la “bozza” del contratto esista.

Chiediamo che essa divenga un atto pubblico, e che su di essa si promuova un confronto dialettico, che è stato evitato ormai da molti mesi.

E cosa pensa il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni di queste dinamiche malate?!

Nota: andrebbe precisato che, sebbene emerga anche nei documenti pubblici (Presidenza del Consiglio dei Ministri ed Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni), viene riprodotto sia dalle istituzioni sia dai giornalisti ed operatori del settore un errore formale (ma, a questo punto, anche sostanziale): si legge sempre di contratto di servizio Rai “2018-2023”, ma in verità si tratta del periodo (quinquennale), “2023-2027”. A proposito di “giochi di calendario”… Il contratto in gestazione è relativo al “2023-2027”. Non al “2023-2028”!

(*) Angelo Zaccone Teodosi è Presidente dell’Istituto italiano per l’Industria Culturale (www.isicult.it) e curatore della rubrica IsICult “ilprincipenudo” per “Key4biz”

Clicca qui per l’ultimo documento pubblico sulla gestazione del “contratto di servizio” Rai: “Linee-guida sul contenuto degli ulteriori obblighi del servizio pubblico radiofonico, televisivo e multimediale, ai sensi dell’articolo 59, comma 6, del Testo Unico dei Servizi di Media Audiovisivi (quinquennio 2023-2028)”, di cui alla Delibera Agcom n. 266/22/Cons del 19 luglio 2022, documento pubblicato il 3 agosto 2022.