Il quadro

Sanità digitale in ritardo: appena il 6% degli italiani prenota visite online

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Solo 1,7 milioni di italiani hanno prenotato visite online nell’ultimo anno, a fronte del 27% degli spagnoli e del 32% dei finlandesi. Appena il 31% dei medici usa la rete per condividere dati di pazienti.

La digitalizzazione della sanità non decolla nel nostro paese, resta il divari fra le diverse regioni del paese vero tallone d’Achille del settore, ma è necessario cambiare rotta e ricalibrare la spesa perché il digitale è la prima arma contro la corruzione e gli sprechi. Eppure, soltanto 1,7 milioni di italiani nell’ultimo anno hanno prenotato visite online e 1,1 milioni quelli che hanno utilizzato internet per prenotare accertamenti diagnostici come analisi e radiografie. Le Regioni più virtuose sono il Veneto, il Lazio e il Trentino Alto Adige, mentre il fanalino di coda è la Puglia, dove meno dell’1% dei cittadini ha prenotato visite online negli ultimi 12 mesi.

Lo scrive il Censis in una nota, aggiungendo che a livello europeo sono i finlandesi a utilizzare di più internet per prenotare le visite mediche (il 32,5% della popolazione di 16-74 anni), seguiti dai danesi (32,3%) e dagli spagnoli (27,5%).

Occorre ricalibrare la spesa

Gli italiani si attestano al 6,4%, mentre chiudono la graduatoria bulgari (1,9%), greci (1,8%) e ciprioti (0%). Questi sono i dati elaborati dai partner del progetto ‘Curiamo la corruzione’ (www.curiamolacorruzione.it), sostenuto da Siemens Integrity Initiative per promuovere più trasparenza, integrità e responsabilità individuale e collettiva in sanità.

Il 18,8% degli italiani è convinto che un uso maggiore di internet nella pubblica amministrazione renderebbe le procedure più trasparenti, dando più forza ai cittadini. Oltre a far risparmiare tempo e denaro, riducendo gli sprechi, l’informatizzazione delle procedure aumenta la trasparenza, perché limita la discrezionalità degli operatori e permette al cittadino di avere un maggiore controllo. Opinione condivisa anche dal 71% dei dirigenti delle strutture sanitarie, certi che la normativa che obbliga le Asl a dotarsi di un sito web permetta un maggiore controllo dei costi e dei servizi, e costituisca un reale deterrente alla corruzione.

La situazione tra gli operatori non è migliore. Meno di un terzo dei medici italiani (il 31,2%) utilizza le reti digitali per lo scambio dei dati dei pazienti con altri operatori sanitari, mentre in Danimarca la quota sale al 91,8%, in Spagna al 63,6%, nel Regno Unito al 52,8%, in Francia al 39,4%. Più indietro i medici tedeschi, che solo nel 23,9% dei casi scambiano in rete i dati dei pazienti.

Pur avendo registrato negli ultimi anni un’accelerazione sul piano normativo – evidenzia una nota – la digitalizzazione della sanità italiana procede a un ritmo più lento di quello previsto dall’agenda digitale, per cui entro la fine del 2017 il processo di informatizzazione del sistema sanitario dovrà essere compiuto. Ad esempio, il Fascicolo sanitario elettronico, annunciato come una rivoluzione, al momento risulta attivo solo in 5 Regioni (Valle d’Aosta, Lombardia, Trentino Alto Adige, Emilia Romagna e Toscana) ed è in fase di sperimentazione o di implementazione nelle altre. Siamo poi ancora lontani dall’adempimento dell’obbligo di legge che imponeva a tutte le aziende sanitarie di attivare i pagamenti online e di rendere disponibili i referti in formato digitale entro novembre 2015.

Il settore sanitario continua ad essere tra i più colpiti dal virus della corruzione: ben 2 milioni di italiani hanno pagato «bustarelle» per ricevere favori in ambito sanitario e 10 milioni hanno effettuato visite mediche specialistiche in “nero”. Il prossimo 6 aprile si terrà la prima Giornata nazionale per promuovere trasparenza e difendere il Ssn.

Corruzione e frodi nella sanità valgono 6 miliardi di euro. Almeno 6 miliardi di euro, cioè più del 5% della spesa sanitaria pubblica, sono le risorse distolte dai servizi sanitari a causa della corruzione e delle frodi. Che il fenomeno sia consistente lo dimostrano anche i dati della Guardia di finanza, che da gennaio 2014 a giugno 2015 ha scoperto frodi e sprechi nella spesa pubblica sanitaria che hanno prodotto un danno erariale per 806 milioni di euro, pari al 14% del danno erariale complessivo.

Anche di digitalizzazione e di trasparenza nella sanità si parlerà il 6 aprile nella Sala del consiglio della Camera di commercio di Roma, nel corso della prima Giornata nazionale contro la corruzione in sanità, organizzata da Transparency International Italia insieme a Censis, Ispe Sanità (Istituto per la promozione dell’etica in sanità) e Rissc (Centro ricerche e studi su sicurezza e criminalità). Sono stati invitati il presidente dell’Anac, Raffaele Cantone, e il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin. Verranno presentati i risultati del primo anno di attività di ricerca e in diverse città italiane verranno organizzate iniziative di sensibilizzazione dei cittadini e degli operatori contro la corruzione.