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Roma Capitale, Gualtieri corteggia Google per i Semafori Intelligenti

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Il Campidoglio, fortemente interessato alla tecnologia dell'azienda di Mountain View, è pronto a mettere sul piatto 6 milioni di euro per installare i semafori "smart".

Semafori intelligenti di Google per snellire il congestionato traffico di Roma. E’ questo il piano che il neo sindaco, Roberto Gualtieri, ha in mente per aiutare la Capitale a “scrollarsi di dosso” il titolo di città più congestionata d’Italia secondo l’ultimo rapporto Inrix Global Traffic 2021.

Semafori intelligenti per Roma Capitale: piano da 6 milioni di euro

Secondo il Messaggero, a breve, forse già questa settimana, i rappresentanti italiani del gigante californiano incontreranno l’amministrazione capitolina e presenteranno all’assessore ai Trasporti, Eugenio Patanè, le loro tecnologie. Secondo il quotidiano romano il Campidoglio, fortemente interessato alla tecnologia dell’azienda di Mountain View (intelligenza artificiale e i satelliti), è pronto a mettere sul piatto 6 milioni di euro per installare i semafori “smart”.

Secondo Google, che ha già avviato la sperimentazione in Israele, i semafori “smart” sono in grado di leggere e prevedere i flussi del traffico cittadino, facendo risparmiare tempo e carburante agli automobilisti (circa il 10 e il 20%) grazie alla riduzione dei tempi morti al volante.

Semafori intelligenti: come funzionano

I semafori intelligenti funzionano grazie ad appositi sensori, radar, pulsanti pedonali oppure di telecamere che sono collegati ai pali, che vanno a inquadrare la strada con l’unico scopo di ottenere delle informazioni e di individuare e identificare le vetture e chi si trova al suo interno. Una volta che i vari semafori hanno raccolto tutte queste informazioni, ecco che vanno a incrociare con quelle che sono già presenti nel proprio database, in maniera tale da garantire il migliore funzionamento possibile. Ma non solo.

Dal momento che hanno dei sensori che sono in grado di anche di provvedere alla raccolta di un gruppo importante e variegato di informazioni in merito alla qualità dell’aria, piuttosto che in relazione all’inclinazione del terreno, alla ricerca di eventuali vibrazioni che potrebbero far presagire dei disastri ambientali a breve termine.

Raccolta massiccia di dati e facilmente “violabili”: la ricerca olandese

Roma potrebbe fare passo in avanti verso l’ottimizzazione delle risorse in città, ma con la solita, grande incognita legata a ogni tipo di attività gestita da una Big Tech: quanti dati raccoglierà Big G?

L’azienda americana già, specie sui dispositivi dotati di segnale GPS attivo, raccoglie una massiccia mole di dati tramite la Google Maps, registrando tempi e orari degli spostamenti, password associate agli account creati utilizzando le mail di Gmail, le stesse conversazioni di posta elettronica e, attraverso i registratori vocali, anche i dialoghi degli utenti. Affidargli pure i dati delle nostre città può essere un rischio evidente. Secondo Franco Pizzetti, già Garante per la protezione de dati personali “Bisognerà fare molta attenzione al trasferimento dei dati all’estero. I DPO del Comune di Roma e della Polizia Municipale controllino a dovere”.

Ad esempio ci sarà un trattamento dei dati di pedoni e automobilisti? Se così fosse il Comune dovrà ottenere l’ok del Garante per la protezione dei dati personali. E se, per qualche ragione, il sistema di sicurezza dovesse essere violato da criminali informatici? Alla conferenza Defcon del 2020 due ricercatori olandesi hanno dimostrato come dei malintenzionati possano modificare i dati sul traffico e in questo modo andare ad alterare il regolare funzionamento dei semafori anche da remoto, senza quindi essere necessariamente nelle vicinanze delle strutture semaforiche interessate, grazie ad una tecnica di reverse engineering.

Andando a decodificare il sistema di funzionamento di alcune app per smartphone dedicate ai ciclisti olandesi, i ricercatori hanno scoperto di poter alterare i dati di input forniti dal GPS a una delle app Android. In questo modo, attraverso uno script scritto in Python, i due ricercatori sono riusciti a far credere a diverse strutture semaforiche che un ciclista fosse nei pressi e volesse attraversare l’incrocio, il tutto stanno comodamente sul divano di casa o dall’altra parte del mondo.