L’epidemia di coronavirus, che sta costringendo alla quarantena centinaia di milioni di persone in tutto il mondo, ha richiesto la mobilitazione senza precedenti, nel settore sanitario, di personale, servizi e tecnologie avanzate, nella speranza di riuscire a fermare la sua diffusione nel più breve tempo possibile.
Negli ospedali e tutte le strutture sanitarie coinvolte nella lotta al coronavirus, ad esempio, è andato crescendo molto velocemente l’impiego di robot UVD, cioè macchine che disinfettano/sterilizzano a fondo reparti interi, in maniera completamente autonoma.
Robot UVD
I raggi ultravioletti, diffusi nell’ambiente a 360°C riescono a distruggere il materiale generico di qualsiasi virus, battere o fungo, che facilmente trovano casa soprattutto in ambienti ospedalieri.
La Cina ha ordinato 2.000 robot UVD alla Danimarca proprio per intensificare la lotta all’epidemia di coronavirus, che forse è giunta a buon punto nel grande Paese asiatico. Il fornitore della tecnologia, la Blue Ocean Robotics, ha assicurato la completa sanificazione di una stanza in 10 minuti circa grazie alle sue macchine.
Negli ultimi due anni la domanda di robot UVD è cresciuta del +400, si legge sul sito dell’IFR, mentre in generale, la richiesta di robot impiegati nel settore sanitario è aumentata del 50%.
Stime di mercato
Il settore dei robot impiegati in strutture ospedaliere e sanitarie a livello mondiale varrà più di 16,7 miliardi di dollari entro il 2023, con la tendenza a raggiungere i 19 miliardi nel 2024, secondo stime Market Research Engine.
Un dato però che andrà sicuramente rivisto al rialzo, nei prossimi mesi, come conseguenza di un’impennata della domanda a livello internazionale legata alla pandemia in corso.
Secondo altre stime, proposte da Mordor Intelligence, tale mercato potrebbe arrivare a valere 26 miliardi di dollari entro il 2025, con un tasso di crescita annuo composto del +20%, tra il 2020 ed il 2025.
Il generale, il mercato mondiale della robotica di servizio, che comprende anche l’automazione ospedaliera, sta crescendo molto rapidamente già ora e continuerà a farlo anche nei prossimi anni, passando, secondo un nuovo studio Markets and Markets, dai 37 miliardi di dollari stimati per la fine del 2020 ai 102,5 miliardi di dollari nel 2025.
Opportunità per l’Italia
L’Italia è il secondo produttore in Europa di robotica industriale per diversi utilizzi, dopo la Germania, e settimo al mondo (dopo Cina, Giappone, Stati Uniti, Corea, Taiwan e sempre Germania), secondo uno studio IFR.
Attualmente la produzione italiana si aggira sulle 9 mila unità l’anno, contro le oltre 23 mila della Germania, e nel 2021 è attesa raggiungere le 10.500 unità (contro le 26 mila tedesche).
Se a livello mondiale, non è possibile competere con cinesi (290 mila spedizioni stimate nel 2021), giapponesi (65 mila spedizioni) e americani (46 mila spedizioni), il nostro Paese può però giocare un ruolo di primo piano almeno in Europa.
Le vendite nel vecchio continente sono aumentate del 7% nel 2018, contro il +14% del mercato asiatico e il calo del 4% di quello americano. Entro il 2021, però, l’incremento delle vendite in Europa potrebbe arrivare al +10%.