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Roaming zero: ecco i paesi Ue contrari, ma per motivi diversi

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Il via libera all’abolizione del roaming è arrivato dopo anni di negoziati infruttuosi. Ma chi o cosa ha contribuito a bloccare l’accordo? Quali sono gli interessi in ballo?

Gli interessi degli operatori Tlc nei 28 stati dell’Unione Europea sono molto diversi fra loro. E’ questo uno dei motivi principali che ha frenato il via libera all’abolizione del roaming, un provvedimento arrivato ieri dopo mesi, anzi anni, di negoziati infruttuosi.

Secondo fonti Ue, Francia, Spagna, Cipro, Grecia, Croazia, Polonia, Lituania e Bulgaria sono fra i paesi contrari al taglio del roaming. Ma per motivi diversi. Ecco quali.

Europa dell’Est

Secondo un’analisi di Euractiv, gli stati dell’Est europeo – dove le tariffe mobili domestiche sono più basse rispetto alla media Ue – sono preoccupati perché gli operatori nazionali, in seguito all’abolizione del roaming, saranno obbligati a rivalersi sui clienti domestici, aumentando le tariffe in casa loro.

Una mossa necessaria per compensare l’ammanco di ricavi derivante dalla soppressione del sovrapprezzo sulle chiamate dall’estero, tanto più che, quando i clienti si trovano in altri paesi Ue, le compagnie Tlc di casa pagano tariffe wholesale (all’ingrosso) spesso e volentieri molto salate ad un altro operatore del paese ospitante, che gestisce il traffico del cliente all’estero.

Sud Europa

D’altro canto, gli operatori dei paesi che registrano un massiccio traffico turistico dall’estero, in particolare quelli del Sud Europa (Spagna e Grecia in testa), sono incentivati a mantenere alte le tariffe wholesale che riservano agli operatori degli altri paesi. Tanti turisti significa tanto traffico durante la loro permanenza.

Per non creare disparità troppo evidenti fra i diversi mercati nazionali, Parlamento Ue e stati membri sono d’accordo sulla necessità di rivedere le norme che regolano le tariffe wholesale in tempi stretti. Una revisione che, per evitare le proteste di alcuni singoli stati, dovrà essere completata prima dell’abolizione del roaming nel 2017.

BEREC

C’è da dire che già alla fine del 2014, il BEREC ha espresso un parere negativo sull’introduzione del roaming zero entro il 2015. Secondo l’organismo che riunisce tutti i regolatori Ue delle comunicazioni, il 2015 sarebbe stato troppo presto per risolvere fra le altre anche la questione delle tariffe wholesale. Secondo il BEREC, inoltre, sarà difficile limare in tempi rapidi la forte disparità fra le tariffe wholesale e retail che si registra nei diversi paesi della Ue, soprattutto per la trasmissione dati. Insomma, il roaming zero in un modo o nell’altro inciderà in modo concreto sulle dinamiche dei diversi mercati nazionali.