Lo studio

Rinnovabili “utility-scale”: atteso per il 2022 picco mondiale di 220 GW, investimenti a 300 miliardi di dollari

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Cresce sempre di più capacità globale utility-sacale degli impianti a fonti rinnovabili, in particolare fotovoltaico ed eolico, ma secondo il nuovo studio Rystad Energy sono molte le incertezze sul futuro, a partire dall’aumento dei prezzi delle materie prime e dalla difficoltà di reperimento.

Si prospetta un 2022 da record per le rinnovabili

Continua la crescita delle fonti energetiche rinnovabili a livello globale, con nuove stime pubblicate da Rystsad Energy su investimenti e nuova capacità installata. Secondo il Rapporto, entro la fine del 2022 si dovrebbero raggiungere i 300 miliardi di dollari di investimenti e un massimo storico di 220 gigawatt (GW).

Una marcia serrata verso l’energia pulita su vasta scala, seguendo il modello “utility-scale”, in cui la generazione di energia elettrica su scala industriale avviene a partire da impianti ad energia solare di grandi dimensioni (superiori a 5 MWp), quando questa è la più economica di tutte le altre fonti.

In circa 10 anni, il costo dell’energia prodotta da un impianto fotovoltaico “utility-scale” è sceso di oltre l’80%.

L’aggiunta di capacità è stimata attorno ai 38 GW per quest’anno, mentre la spesa in fonti rinnovabili aumenterà del 20% rispetto al 240 miliardi di dollari del 2021, soprattutto nel settore del fotovoltaico, dove si passerà da 117 miliardi a 138 miliardi di dollari di investimenti nel mondo.

Solare e fotovoltaico driver della crescita

Il solare ed il fotovoltaico contribuiranno per l’85% di nuova capacità da installare nel 2022, il restante sarà suddiviso tra idroelettrico, solare termico e sistemi di accumulo.

Le batterie garantiranno un’aggiunta di 12 GW, il 6% della nuova capacità totale, portando il totale a 24,6GW, per un aumento rilevante del +96% su base annua.

L’88% di questa capacità complessiva è legata ad impianti utility-scale già in fase di costruzione, nel 46% dei casi si tratta di strutture per il fotovoltaico, nel 34% per l’eolico onshore. Il 50% della nuova capacità stimata per l’anno in corso dallo studio è in fase di realizzazione in Asia (in particolare Cina e India).

L’Asia, infatti, sale ad una quota del 46% della capacità totale aggiunta per il 2022, pari a 103 GW, segue il Nord America, con 49GW (22%).

Secondo un Report dell’Agenzia internazionale dell’energia (IEA), la crescita stimata per il 2026 è del +60% rispetto al livello del 2020, a oltre 4.800 GW, che è equivalente all’attuale capacità totale mondiale di tutti i combustibili fossili e del nucleare messi assieme.

Incertezze sul futuro: scarsità e prezzi troppo elevati delle materie prime

Una marcia che sembra trionfale, in apparenza, perché i ricercatori avvertono: all’orizzonte già si vedono le prime nubi scure.

Nonostante le aggiunte record di capacità nel 2022, le prospettive non sono del tutto positive. I progetti che dovrebbero partire quest’anno hanno di fronte a sé grandi sfide economiche, ritardi e persino rischi di cancellazione. Ad esempio, l’aumento dei prezzi dell’acciaio sta già avendo un impatto serio sui progetti eolici onshore e gli sviluppatori di impianti solari fotovoltaici su scala industriale sono preoccupati per l’aumento dei prezzi delle materie prime, segnalando un potenziale calo almeno per la prima metà dell’anno“, ha spiegato Gero Farruggio, responsabile della ricerca sulle rinnovabili per Rystad Energy.

Un primo segnale in tal senso è rintracciabile nella diminuzione del numero di progetti dedicati alle rinnovabili a causa dell’aumento dei prezzi dell’acciaio, che si suo rappresenta il 70% del costo di un impianto eolico ad esempio, e dalla scarsità delle materie prime.

Si scommette sul polisilicio

Nel fotovoltaico, come anticipato, si temono le variazioni dei prezzi delle materie prime e si guarda con grande interesse all’arrivo di nuovi materiali come il polisilicio, che potrebbe superare la prima tonnellata di produzione entro la fine del 2022, provvedendo nel migliore dei casi ad una mitigazione dei prezzi, dopo un picco straordinario del +300% nel 2021.

Attualmente, l’89% di polisilicio sul totale mondiale è estratto in Cina e qui rimarrà secondo uno studio targato CEA (Clean Energy Associates) dell’anno scorso, per sostenere la produzione di pannelli fotovoltaici (il 75% del totale globale).