Biocarburanti

Rinnovabili: biocarburanti di nuova generazione, Italia all’avanguardia

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Secondo la BBC l’Italia è Paese all’avanguardia in Europa nella produzione di biofuel di nuova generazione, ma restano i dubbi sulla sostenibilità ambientale ed economica di tale carburante ‘verde’ e sulla sua definizione di ‘fonte rinnovabile’.

Italia terra promessa dei biocaruburanti o purgatorio della sostenibilità ambientale? Secondo la BBC è l’Italia il Paese europeo più all’avanguardia nel settore dei ‘carburanti verdi’, cioè i biofuel di nuova generazione.

Nel 2013 l’Italia si è posizionato al quarto posto in Europa per produzione di biocarburanti, con oltre 2,5 milioni di tonnellate annue. Una quantità elevata, ma non sufficiente per la domanda interna, tanto che molto di questo carburante alternativo è stato importato (nel 2011 il 70% sul totale).

Un’importazione massiccia, che riguarda sia biofuel già raffinato, sia materia prima agricola (il 72% del totale) destinata alla sua produzione (tra cui grano, mais, barbabietola, canna da zucchero, colza, soia, girasole e palma da olio, importati principalmente dall’Africa e dal Sud America).

Secondo la prestigiosa emittente britannica, il nostro Paese sarà il primo a recepire la direttiva Ue che impone l’integrazione dello 0,6% di biofuel nell’offerta di carburanti sul territorio nazionale, tra benzina, gas e gasolio: “L’Italia avrà un ruolo da leader in Europa” ha dichiarato a riguardo alla BBC Chris Malins, portavoce dell’International Council on Clean Transportation.

Il problema è che coltivare campi da destinare alla produzione di carburanti ha un effetto traumatico sull’economia agricola locale (e ovviamente nazionale) e sull’ambiente (perché poco sostenibile secondo molti), con seri problemi di smaltimento dei residui di raffinazione e di emissioni di CO2.

L’Ue ha imposto che almeno il 5,75% di energia per i trasporti provenga da biofuel, il 2,5% da biofuel avanzati, cioè non generati da mais o grano, ma da residui agricoli comunque destinati all’incenerimento.

Per quanto riguarda il consumo italiano, si è passati dal 3,8% di biofuel sul totale dei carburanti nel 2009 al 4,5% del 2012. Ma gli obiettivo che si pone il Governo (e l’Europa) sono ben più ambiziosi, con l’obiettivo del 10% del consumo totale entro il 2020. Sul territorio italiano gli impianti di biocombustibili sono aumentati del 500% negli ultimi 5 anni.

Uno degli ultimi è il grande impianti di bioetanolo di Crescentino (Torino), con l’obiettivo di produrvi 75 milioni di litri annui da paglia e terreni marginali a arundo donax (canna da campo), da cui ottenere cellulosa ed emicellulosa per la produzione di etanolo.

Il bioetanolo, considerato fonte energetica rinnovabile, è prodotto dalla fermentazione di biomasse ricche di zuccheri, come il mais, le vinacce, le barbabietole. Ultimamente ci si sta orientando verso la produzione di bioetanolo a partire da biomasse legnose, evitando così l’uso di biomasse destinabili a scopi alimentari. Può essere utilizzato in motori a benzina, miscelato con il carburante tradizionale.

Il decreto ‘biometano’ del dicembre 2013 dovrebbe definire le modalità per l’incentivazione del biogas in Italia, ma al momento mancano i provvedimenti di attuazione.

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