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Riforma PA, domicilio digitale entro il 2017. Addio raccomandate dalla PA?

CAD

C’è anche il “domicilio digitale” nel pacchetto di 11 decreti della riforma della PA approvati ieri in Consiglio dei Ministri. Il domicilio digitale come diritto del cittadino digitale (digital first) è uno dei punti principali dell’intera riforma della PA, e rientra nella revisione del CAD (Codice dell’Amministrazione Digitale), che a sua volta fa parte del decreto sul “pin unico” approvato ieri.

L’altro decreto digitale approvato ieri in Cdm riguarda il diritto di accesso agli archivi pubblici (Freedom of information act), con il cittadino che avrà accesso ai documenti della PA senza obbligo di motivazione entro 30 giorni dalla richiesta, dopodiché scatteranno le sanzioni dell’Anac (Autorità nazionale anticorruzione).

In tema di cittadinanza digitale è stato lo stesso Presidente del Consiglio Matteo Renzi questa mattina a dire che l’obiettivo è la realizzazione del “pin unico (Spid ndr) e del domicilio digitale entro il 2017”, con un’accelerazione sui tempi visto che in precedenza il domicilio digitale era previsto non prima del 2018.

Per quanto riguarda il “pin unico” (Spid), invece, da febbraio sarà possibile farne domanda agli Identity Provider, per accedere così ai 300 servizi disponibili (un centinaio quelli dell’Inps). Ma questo già si sapeva.

Cos’è il domicilio digitale?

Il domicilio digitale è un recapito elettronico (indirizzo email) che il cittadino e le imprese decidono di usare per le comunicazioni con la PA. Cittadini e imprese potranno eleggere un loro domicilio digitale per ricevere comunicazioni digitali da parte della PA tramite PEC o un altro oggetto digitale definito dall’Agid e comunque rispondente alle esigenze del nuovo regolamento europeo eIDAS sull’identità digitale, che entrerà in vigore il primo luglio 2016.

Ne sapremo di più quando il testo definitivo del CAD sarà reso pubblico, però l’obiettivo del Governo è eliminare la carta nella comunicazione con cittadini e imprese, obbligando tutti gli enti della Pubblica Amministrazione a comunicare soltanto via mail con chi è munito di ‘domicilio digitale’.

Il domicilio digitale nelle intenzioni del Governo avrà quindi il compito di annullare la notifica con raccomandata A/R dalla PA.

Per i cittadini che non eleggeranno un “domicilio digitale” resta tutto come prima: il Governo non può obbligarli a scegliere il recapito via web se non vogliono.

Ma di certo il domicilio digitale è una delle principali novità per cittadini e imprese contenuta nelle bozze del “nuovo CAD”, il Codice dell’Amministrazione Digitale rivisto e corretto nell’ambito dei decreti “digitali” presentati ieri.

Ma cosa vuol dire concretamente?

E perché la PEC, in circolazione da anni, dovrebbe adesso fare breccia fra i cittadini?

Finora cittadini e imprese sono stati obbligati a comunicare via PEC con la PA, un obbligo che non è mai valso viceversa per gli enti pubblici, che hanno continuato ad usare la carta.

Visto che sono circa 8 milioni le PEC in circolazione, il Governo vuole partire da lì. Il rilancio della PEC, nei piani del Governo, potrà consentire di farla finita con le comunicazioni cartacee da parte della PA, che ad oggi non ha alcun obbligo di comunicare “soltanto” in digitale con cittadini e imprese muniti di un recapito mail certificato. Ma che una volta approvato in via definitiva il decreto dovrà cambiare registro in linea con il paradigma del “digital first” alla base della cittadinanza digitale.

Svecchiare la PEC

Rispetto alla vecchia PEC di Renato Brunetta (gratuita), la PEC nel quadro della Riforma Madia dovrebbe costare 5 euro di canone annuo al cittadino e all’impresa. Ma in cambio promette di far risparmiare parecchio almeno in salute e file tagliate allo sportello, magari per quella raccomandata finita in giacenza all’ufficio postale, che devi ritirare il sabato mattina. Molto semplicemente perché se avrai la PEC o un recapito personale di posta certificata, quella raccomandata a casa non ti arriverà più e se ti arriverà sarà comunque nulla.

Addio raccomandate A/R dalla PA

Ogni volta che la PA invia una raccomandata A/R spende 4,9 euro. Tagliare questi costi rappresenterebbe quindi un bel risparmio, in ottica di spending review, ma anche un bel vantaggio per cittadini e imprese.

Vedremo come l’Agenzia delle Entrate e Equitalia accoglieranno questo cambiamento, che dovranno mettere in atto in tempi molto stretti, visto che il decreto, dopo i passaggi di rito, dovrebbe entrare in vigore entro un paio di mesi.

Gli altri provvedimenti

Tra le norme più severe approvate ieri in Cdm e che dovranno passare al vaglio del Parlamento per il via libera definitivo, c’è il decreto sui furbetti del cartellino, che saranno puniti con la sospensione dal lavoro e dalla retribuzione entro 48 oreSono previsti anche tempi celeri per il licenziamento e una multa fino a sei mesi di stipendio in caso di danno d’immagine all’amministrazione. Rischiano sanzioni esemplari i dirigenti che non denunciano i furbetti e i colleghi che strisciano il badge al posto dei legittimi titolari (il caso del Comune di Sanremo docet).

Altri provvedimenti riguardano la riforma dei porti, il taglio delle partecipate, con un organo di vigilanza istituito al MEF per il monitoraggio dei tagli, l’accoramento della Forestale nell’Arma dei Carabinieri e il 112 come numero unico d’emergenza con la progressiva abolizione degli altri numeri.

Il Consiglio dei ministri di ieri si è occupato anche di scuola, con il via libera alla riforma delle classi di concorso.

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