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Numero unico di emergenza 112: l’Italia si allinea all’Europa

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Il 112, già attivo in gran parte dell’Europa, è l'unico numero che consente di accedere ai servizi di emergenza in tutti i paesi dell'Unione.

Con  il via libera del governo ai primi 11 decreti attuativi della riforma della Pubblica amministrazione, insieme alla razionalizzazione delle funzioni di tutte le forze di polizia, e arrivato anche l’atteso via libera all’istituzione del numero unico europeo 112 su tutto il territorio nazionale con centrali operative da realizzare in ambito regionale.

Per l’istituzione del numero unico europeo 112, il cosiddetto ‘pacchetto Madia’ per la riforma della PA, pubblicato in Gazzetta ufficiale a luglio, prevedeva una spesa di 10 milioni di euro per l’anno 2015, di 20 milioni di euro per l’anno 2016 e di 28 milioni di euro annui dal 2017 al 2024.

Anche se per il momento resteranno attivi i numeri di emergenza nazionali – il 113 della Polizia di Stato, il 115 dei Vigili del Fuoco, il 118 per il Soccorso sanitario – il nostro Paese si allinea, finalmente, al resto della Ue: il 112, già attivo in gran parte dell’Europa, è difatti l’unico numero che consente di accedere ai servizi di emergenza in tutti i paesi dell’Unione.

Il numero unico di emergenza è stato introdotto dalla direttiva “servizio universale” che prevede che attraverso il 112, sia da telefono fisso che da cellulare, il cittadino europeo possa chiedere l’intervento di emergenza grazie a una centrale operativa in grado di smistare la richiesta al terminale adeguato.

Sulla base di tale direttiva, gli Stati membri sono chiamati a provvedere affinché, oltre ad altri eventuali numeri di emergenza nazionali, tutti gli utenti finali di servizi telefonici accessibili al pubblico, ed in particolare gli utenti di telefoni pubblici a pagamento, possano chiamare gratuitamente i servizi di soccorso digitando il numero di emergenza unico.

Gli Stati membri hanno l’obbligo di garantire il corretto funzionamento del numero unico di emergenza europeo 112 e devono in particolare fare in modo che le informazioni relative alla localizzazione delle chiamate destinate al “112” siano messe a disposizione dei servizi di soccorso.

Nel nostro Paese, la sperimentazione del Numero Unico è partita nel 2010 a Varese ed è in corso di estensione in tutta la Lombardia, dopo che la Ue aveva minacciato una pesante multa all’Italia nell’ambito di una procedura d’infrazione aperta per le inadempienze sulla localizzazione delle chiamate.

Le informazioni sulla localizzazione sono infatti un elemento fondamentale per garantire un intervento tempestivo in situazioni di emergenza, soprattutto per le chiamate effettuate con telefoni cellulari, quando la persona che chiama potrebbe non essere in grado di dire dove si trova, ad esempio se non si trova nel suo paese, ma in un altro Stato membro.

Tanto più che dal 2018 scatterà l’obbligo di montare a bordo delle auto prodotte nella Ue il sistema di chiamata automatica eCall: un sistema in grado di inviare un messaggio di allarme al numero 112 in caso di incidente stradale, comunicando ai servizi di pronto intervento la posizione esatta dell’auto incidentata, l’ora del sinistro e la direzione di marcia del veicolo (particolare non secondario in caso di incidenti in autostrada). Il servizio scatta anche nel caso in cui il guidatore sia privo di conoscenza o ferito e quindi impossibilitato a chiamare.