Identità digitali

Riconoscimento facciale e privacy, il pericolo arriva dalla Russia

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Si chiama FindFacePro ed è la nuova app della russa NTechLab. Tra i suoi clienti anche la Turchia. Siamo tutti in pericolo?

Il riconoscimento facciale resta ancora una scienza imprecisa con ampio margine di errore e quindi con possibili conseguenze drammatiche quando si tratta di risolvere casi criminali. Eppure, nonostante i rischi, è diventato un business anche per il settore pubblico, trainato dal fascino di potenziali miliardi di profitti.

A far parlare molto negli ultimi mesi è stata l’app russa FindFace che ci ha già dato l’assaggio di un mondo in cui l’anonimato potrebbe non esistere più.

Nei mesi scorsi ha permesso a un uomo di rintracciare due sconosciuti grazie a una foto scattata anni prima.

Ma non solo.

La cosa più preoccupante è che ha permesso a molestatori online di risalire all’identità dei protagonisti di alcuni porno amatoriali che circolavano in rete.

FindFace ha però un limite, funziona solo con Vkontakte, il “facebook” russo.

E’ in grado quindi di individuare l’identità solo dei membri presenti sul social.

La minaccia più grossa arriva invece dalla startup, sempre russa, NTechLab che ha messo a punto un algoritmo chiamato FaceN dalle incredibili potenzialità – ha un’affidabilità del 73% – e adesso sta progettando di esportare la sua tecnologia in tutto il mondo, lanciando il servizio FindFacePro.

Finora l’algoritmo FaceN era disponibile per il pubblico unicamente attraverso l’app FindFace, adesso con FindFacePro si andrà oltre e già si parla di possibili accordi con la polizia di Mosca.

FindFacePro è un servizio API basato sul cloud.

NTechLab mantiene lo stretto riserbo sui potenziali clienti. Si parla già di circa 400 aziende globali e tra questi potrebbero esserci società che lavorano con i governi e gli eserciti.

Un nome però è stato fatto. Si tratta di Papilon Savunma, un’azienda turca che lavora nel settore della biometria e che ha collaborazioni con le forze governative, militari e della polizia.

Qualcuno ha già gridato all’allarme.

Il gruppo non è però preoccupato di cedere l’uso della propria tecnologia a regimi oppressori: “Chi vuole fare del male ed entrare nella vita privata di una persona può farlo anche senza riconoscimento facciale”.

Sicuramente però un servizio simile rende la vita più facile anche ai malintenzionati, non si può negare.

Se già con internet e i social network la privacy era a rischio adesso il pericolo che incombe è molto più grave.