Sanità digitale

Ricetta elettronica: il promemoria (obbligatorio) è di carta, i dati subito al MEF

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Firmato il decreto che rende obbligatoria la ricetta elettronica, che però non è ancora del tutto dematerializzata. Tutte le perplessità dei medici

Il Ministero della Salute ha firmato il decreto che rende obbligatoria la ricetta elettronica su tutto il territorio nazionale e che prevede dal primo gennaio del 2016 la possibilità per il cittadino di ritirare il medicinale prescritto in tutte le farmacie del paese, anche quando si trova fuori regione. Tuttavia, secondo i medici il sistema presenta ancora alcune “falle”, perché la dematerializzazione del processo non è completa (la carta per ora resta sotto forma di “promemoria”) e i dati vengono spediti in automatico alla repository del Ministero dell’Economia e delle Finanze. Al MEF che, in nome della tracciabilità della spesa farmaceutica e del monitoraggio delle mappe regionali delle esenzione e dei ticket, ha accesso ad una serie di informazioni personali che riguardano il quadro clinico dei pazienti, entrando così nella sfera intima (per la privacy) del rapporto personale fra medico e paziente.

Dematerializzazione parziale

 

Per ora, resta in circolazione (in fase transitoria) il promemoria bianco cartaceo, che di fatto sostituisce, senza eleminarla, la vecchia “ricetta rossa” che va in pensione. L’obiettivo del Ministero è arrivare in tempi stretti alla completa dematerializzazione.

Il paziente, come sempre, dovrà recarsi dal medico prescrittore.

L’obiettivo del Ministero della Salute con la ricetta elettronica è risparmiare sul costo della carta e garantire un monitoraggio completo sull’appropriatezza delle prescrizioni e dei reali fabbisogni del paziente.

Ma come funziona e cosa implica la ricetta elettronica per il medico di base che la prescrive? “Per ora la vera dematerializzazione della ricetta non c’è ancora, perché il paziente deve recarsi prima in studio per ritirare il promemoria cartaceo da consegnare in farmacia”, dice Paolo Misericordia, responsabile del Centro Studi Nazionale Fimmg (Federazione Italiana Medici di Famiglia).

Come funziona la prescrizione

Il medico inserisce i dati del paziente della tessera sanitaria e quelli del farmaco nella repository online – continua Misericordia – Il medico invia il corpo elettronico della prescrizione alla repository che si trova in Cloud. A questo la prescrizione digitale è visibile a sistema anche nel circuito delle farmacie. Ma contestualmente, il medico deve consegnare al paziente un foglio bianco, il promemoria, che ha sostituito la ricetta rossa”. E’ questo foglio bianco che il paziente deve consegnare in farmacia come garanzia della prescrizione e che consentirà poi al farmacista di consegnare il farmaco, pinzando al pezzo di carta le ‘fustelle’ con i codici a barre delle medicine, che in un secondo momento andranno inviate alla Asl per il rimborso (le Asl non sono in rete).

Ma il promemoria bianco non è firmato dal medico, è un semplice foglio bianco senza ricettario. “In teoria se ne potrebbero fare mille perché è una prescrizione medica bianca – dice Misericordia – anche se è vero che il farmacista smarca a sistema i medicinali al momento del ritiro”.

Detto questo, i medici in generale considerano positivamente il progetto sulla vera dematerializzazione che, quando a regime, superata la fase del promemoria cartaceo, agevolerà il paziente nel percorso di accesso al farmaco.

Qualche dubbio ce l’hanno invece sulla sicurezza “debole” del sistema di autenticazione per accedere alla repository di prescrizione: basta il codice fiscale del medico e una password scelta da lui per accedere. Di fatto, la firma del medico, che in passato rappresentava una garanzia per paziente e farmacista, scompare dall’intero processo di prescrizione. E questo vale anche per il certificato medico online, dove non compare più la firma del medico, tanto che per molti ormai si è trasformato in un più semplice attestato di malattia.

I dati finiscono al MEF

Restano poi alcune riserve di carattere etico che pesano sul processo di dematerializzazione della ricetta. In primo luogo, il rapporto medico-paziente si fonda sul profilo clinico e sanitario delle persone in cura e tocca la sfera strettamente personale dell’individuo. Per questo i medici esprimono qualche dubbio sul fatto che i dati inseriti a sistema nel processo di prescrizione della ricetta online “vengono automaticamente inviati al SAC (Sistema di Accoglienza Centralizzato) che fa capo alla Sogei (l’azienda in-house del Ministero dell’Economia e delle Finanze ndr)”, aggiunge Misericordia:  in altre parole, i medici si domandano perché i dati sanitari dei pazienti vengano registrati da un sistema “economicistico” che non riguarda in primo luogo la salute e temono che informazioni sensibili della storia clinica dei pazienti (ad esempio un diabete o un infarto a 40 anni ndr) vengano registrati sulla repository del MEF. Il tutto in automatico e prima ancora che il paziente abbia ritirato il farmaco.