Editoriale

Rete unica, soluzione a portata di mano. Ma allora: “Chi rema contro”?

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C’è il piano del governo e poi c’è il piano alternativo, che in molti stanno cercando di confutare, quello che cambia le carte in tavola così come sono state sistemate negli ultimi mesi dal governo in carica. Un piano alternativo che assicurerebbe invece un futuro di maggior valore a TIM, un’operazione di successo per CDP ed una soluzione di efficienza per il Paese e per i suoi investimenti con i soldi del PNRR. Eppure c’è chi rema contro. Chi e perché?

Sulla rete di Tlc si è sviluppata da lungo tempo una querelle fatta di manipolazioni e strumentalizzazioni dei fatti, senza tener conto dello stato di fatto delle due aziende coinvolte: TIM ed Open Fiber.

Da una parte c’è il piano del governo che prevede di far pagare a Cassa Depositi e Prestiti (CDP) una somma da far tremare le vene dei polsi: tra i 20 e i 30 miliardi di euro per una rete attuale di TIM che, francamente, vale ben poco. Senza considerare il fatto che l’intera società vale oggi in Borsa circa 5 miliardi di euro, ovvero almeno da 1/4 a 1/6 del valore che si ipotizza di pagare per la sola rete. Un po’ come dire: la mia auto vale 5 miliardi di euro, ma se vuoi ti posso cedere le sole ruote ad un prezzo variabile tra i 20 ed i 30 miliardi di euro. In pratica una proposta per allocchi, su cui quasi tutti fanno finta di nulla.

Dall’altra parte c’è un piano alternativo, che in molti stanno cercando maldestramente di confutare, un piano che cambia le carte in tavola e assicurerebbe invece un futuro di maggior valore all’azienda TIM, un’operazione di successo per CDP ed una soluzione di efficienza per il Paese e per i suoi investimenti del PNRR.

Eppure c’è chi rema contro questa proposta e vorremmo tanto sapere chi è.

  • Chi rema contro una TIM come unico soggetto in grado di far evolvere digitalmente il Paese e di rispettare i tempi del PNNR, vista l’incapacità di Open Fiber?
  • Chi rema contro una TIM in grado di tornare player rilevante sul mercato europeo?
  • Chi rema contro una TIM che torna ad essere un asset industriale italiano come Enel ed ENI?
  • Chi rema contro una TIM che mantenga la rete, facendone il proprio punto di forza?
  • Chi rema contro una TIM che può abbattere i 22 miliardi di euro di debito netto ad una somma ben più contenuta e gestibile di meno di 4 miliardi di euro?
  • Chi rema contro una TIM che, mantenendo la rete, è in grado di generare cash flow e profitti e, nel contempo, di mantenere in tal modo inalterato i livelli di occupazione dei propri dipendenti?
  • Chi rema contro una operazione che fa guadagnare soldi a CDP, anziché obbligarla a spendere ingiustificatamente 20-30 miliardi di euro con un’operazione opaca e poco trasparente?
  • Chi rema contro una operazione che mantiene il mercato italiano del fisso aperto e competitivo (con una società di wholesale only) e che al tempo stesso permette il consolidamento del mercato del mobile (da 4 a 3 operatori)?
  • Chi rema, infine, contro una operazione che può valorizzare TIM in Borsa, non solo a vantaggio dei grandi azionisti, ma anche dei tanti piccoli risparmiatori italiani e delle loro famiglie?

Ecco perché sarebbe molto utile saper chi rema contro.

Ma forse sarebbe ancor più utile sapere perché, tanto più in un periodo di campagna elettorale come quello attuale…