Dossier rete unica

Rete unica, ma davvero il Governo Draghi la vuole pubblica?

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Il Governo Draghi con il ministro del Mise Giorgetti auspica una rete unica a controllo pubblico. E' un'ottima notizia. Ma allora perché non blocca la vendita del 50% di Enel in Open Fiber al fondo australiano Macquarie?

Il Governo Draghi ha battuto un colpo sulla rete unica: deve essere a controllo pubblico e non straniero. Una posizione netta espressa in audizione, tramite il ministro del Mise Giancarlo Giorgetti, che due giorni fa ha detto chiaramente al Parlamento che la rete unica deve essere a maggioranza pubblica. Il soggetto deputato a tradurre in concreto questa intenzione del governo Draghi sarebbe Cdp, azionista nel contempo di Tim (9,89%) e Open Fiber (50%). Ma da tempo la Cassa è in una posizione attendista, e continua a trattare per comprare tra il 4 e il 10% di Open Fiber sempre da Enel.

Giorgetti ha escluso che questo Governo possa ricostruire un monopolio privato della rete in capo ad una società con azionisti di maggioranza stranieri. Tim è controllata al 23,75% dalla francese Vivendi.

Perché il Governo non interviene?

Ma se davvero il Governo Draghi vuole una rete unica pubblica, come ha detto Giorgetti, perché non blocca subito la vendita del 50% di Open Fiber detenuta da Enel al fondo australiano Macquarie? Un’operazione che era stata imposta al gruppo elettrico sempre dalla mano pubblica nella persona dell’ex ministro del MEF Roberto Gualtieri.

Conferenza stampa di Giancarlo Giorgetti: “Non contrario a rete unica, ma deve offrire, in modo rapido, soluzione a tutti. I ritardi sono un problema

“Il progetto societario della rete unica ha avuto dei ritardi, se va in porto rapidamente e offre risposte adeguate è una cosa accettabile. Se ostacola, rallenta o impedisce il raggiungimento di questi obiettivi diventa un problema”.

Lo ha detto oggi il ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti, precisando che “è un mezzo per arrivare a un obiettivo, non c’è un’opzione negativa o positiva a priori”.

“Nel momento in cui nel Pnrr mettiamo diversi miliardi di euro, che l’Europa ci dà e sui cui ci chiede sicurezza in merito a tempi e possibilità di implementazione, pena la perdita dei finanziamenti“, ha proseguito, “dobbiamo essere sicuri che quei soldi che chiediamo li spendiamo bene e in fretta”.

Io sono contro i monopoli

Io sono contro i monopoli. Non portano né efficienza né convenienza per i consumatori. Quindi i monopoli non vanno bene. Non vanno bene se sono privati, potrebbero andare bene se sono pubblici se c’è parità di accesso e di concorrenza per tutti i soggetti”, ha aggiunto il ministro dello Sviluppo economico, al termine dell’incontro al Mise con il ministro dell’Economia francese Bruno Le Maire. “Credo che la politica industriale italiana deve avere una posizione chiara”, ha concluso Giorgetti.

Meloni ‘Bene Giorgetti, FdI al suo fianco se andrà fino in fondo’

“Ritengo che sia molto positivo il fatto che sulla rete unica il ministro Giorgetti abbia lanciato dei segnali per mettere in discussione l’impianto di nuova privatizzazione messo in piedi da Conte e Gualtieri, finalizzato a favorire Tim e i francesi di Vivendi che la controllano”. Così su Facebook Giorgia Meloni.
“Se vorrà davvero andare fino in fondo – assicura la leader FdI – ci troverà schierati al suo fianco, ma alle buone intenzioni devono seguire i fatti: per fare in modo che la rete di telecomunicazioni torni ad essere pubblica, il governo deve bloccare immediatamente la vendita di quote di Open Fiber al fondo australiano Macquarie”. “Sul dossier della rete unica – rimarca – non faremo sconti: siamo pronti a schierarci al fianco di chi vuole davvero che l’Italia torni proprietaria delle infrastrutture, arbitro della propria sicurezza, padrona del proprio destino, così come siamo pronti a chiamare in causa per nomi e cognomi tutti coloro che lavorano per interessi stranieri a danno dell’Italia”.

Starace (Enel) ‘Trattativa per cessione quota Open Fiber con Macquarie procede’

Enel, azionista al 50% di Open Fiber, prosegue la sua trattativa esclusiva con il fondo australiano Macquarie per la cessione della sua quota. Lo ha confermato ieri l’amministratore delegato di Enel, Francesco Starace nel corso della conference call con gli analisti.

“La transazione sta per essere finalizzata e riguarda la cessione di una quota tra il 40 e il 50% nei prossimi mesi o nelle prossime settimane”. “Sicuramente il closing avverrà entro la fine dell’anno”, ha aggiunto il manager.  “Al momento – ha spiegato Starace – sono in corso discussioni tra Macquarie, l’acquirente della nostra quota, e Cdp, l’altro  azionista di Open Fiber, sulla governance che ci sarà in  futuro”.

Incertezza su governance Open Fiber pesa su Tim

L’incertezza sulla governance di Open Fiber e le lungaggini delle trattative pesano sul titolo Tim, che in mattinata ha registrato una pesante flessione: alle 10:45 perdeva il -5,08% a 44 centesimi. Alle 16:10 il rosso si è ampliato al -6,87% a 43 centesimi, per chiudere con una flessione del 7,37% a 43 centesimi. La cessione della quota di Enel in Open Fiber è un passaggio determinante per l’eventuale creazione di AccessCo, la società della rete unica. Francesco Starace ha sottolineato che al momento le discussioni sono tra Macquarie e Cdp sulla governance, il che lascerebbe pensare che se da una parte la vendita sembra cosa fatta, dall’altra non sono ancora definiti i rapporti di forza tra i futuri soci. Starace ha anche affermato di non vedere cambiamenti di prospettiva del nuovo governo sull’operazione Open Fiber.

Operazione Enel-Macquarie tempi lunghi

Insomma, l’operazione di cessione della quota del 50% di Enel in Open Fiber avrà comunque tempi molto lunghi, soprattutto se confrontati con la fretta e l’urgenza di procedere alla copertura del paese a banda ultralarga mostrata sempre in audizione da Vittorio Colao, ministro per l’Innovazione e la Transizione Digitale. ieri Colao ha dettato tappe serrate per uscire dall’impasse digitale in cui si trova il paese: l’obiettivo del Governo è coprire a banda ultralarga il paese entro il 2026, addirittura in anticipo rispetto al programma Digital Compass 2030 della Commissione Ue. Una corsa alla copertura da fare in Italia con tutte le tecnologie disponibili, fibra FTTH laddove possibile, altrimenti sfruttando tecnologie wireless Fwa ma anche 5G, ha detto Colao.

Il Piano B di Colao

Secondo il ministro, non importa come si arriverà a questo obiettivo di copertura, se con una società della rete unica o tramite altri soggetti anche privati che potrebbero rappresentare “il piano B” per superare lo stallo nel caso la Cdp, comunque caldeggiata dal ministro come pivot nazionale, non prenda in mano la regia della cablatura del paese. L’importante, da quanto ha detto Colao, è superare l’impasse e riprendere i lavori di cablaggio e copertura senza più indugio. Sul come non ci sono però proposte ufficiali da parte del Governo.