Banda ultralarga

Rete unica, M5-Lega trovano la quadra. Vivendi torna alla carica sull’assemblea Tim

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Via libera all’emendamento al Dl fiscale per favorire la creazione di una rete unica a banda ultralarga. Il testo dovrà passare al vaglio dell’Aula in Senato, per poi passare alla Camera. Intanto Vivendi torna a chiedere un’assemblea urgente.

Incentivare la creazione di una società unica della rete Tim-Open Fiber per accelerare la realizzazione di un solo network nazionale a banda ultralarga nel paese, controllata da Cassa Depositi e Prestiti (Cdp). Questo l’obiettivo dell’emendamento al Dl fiscale approvato ieri sera dalla commissione Finanze al Senato, che trova una sintesi fra due proposte fra loro diverse presentate in precedenza da M5S e Lega. Trovata la quadra fra gli alleati di governo, ora il testo del Dl fiscale dovrà passare al vaglio del Senato per il voto, per poi passare in seconda lettura alla Camera.

Rete unica, ok in Commissione Finanze al Senato a incentivi Dl fiscale

Il testo dell’emendamento rete unica approvato prevede che “al fine di favorire lo sviluppo di investimenti efficienti in infrastrutture nuove e avanzate a banda ultralarga, qualora il trasferimento dei beni relativi alla rete di accesso appartenenti a diversi operatori (Tim e Open Fiber ndr) sia finalizzato all’aggregazione volontaria dei medesimi beni in capo a un soggetto giuridico non verticalmente integrato (la società unica della rete ndr) e appartenente a una proprietà diversa o sotto controllo di terzi”, l’Agcom “determina adeguati meccanismi incentivanti di remunerazione del capitale investito (il Rab, Regulated asset base, già in vigore per Snam e Terna ndr), tenendo conto anche del costo storico degli investimenti effettuati in relazione alle reti di accesso trasferite, della forza lavoro dei soggetti giuridici coinvolti e delle migliori pratiche regolatorie europee e nazionali adottate in altri servizi e industrie a rete”.

 

Superato scoglio ‘clausola occupazionale’

Superato quindi lo scoglio della “clausola occupazionale”, ovvero della tutela dei livelli occupazionali dei dipendenti Tim coinvolti nell’operazione, caldeggiata dal M5S che era stata eliminata invece eliminata nell subemendamento della Lega, ma che ora ricompare nel testo finale. Il fatto che si debba tenere conto della “forza lavoro dei soggetti giuridici coinvolti” e non più della “società separata” conferma l’ipotesi che lo spin off in Tim potrà riguardare non tanto la rete (il progetto è stato smentito dal ministro Di Maio), quanto i servizi, con la costituzione di una società separata Tim Servizi e di una successiva fusione (per incorporazione?) di Open Fiber in Tim Reti.

In questo caso, il testo approvato in commissione Finanze al Senato sarebbe volto a garantire anche i livelli occupazionali della nuova Tim Servizi, soggetto giuridicamente coinvolto nell’operazione di separazione volontaria della rete Tim.

Il decreto fiscale “apre la strada alla costituzione di una società unica della rete alla quale verrebbero conferite le attuali reti di Tim e Open Fiber – ha detto il relatore del Dl fiscale Emiliano Fenu (M5s) – Oggi l’esistenza due società comporta la dispersione di risorse che potrebbero essere usate in maniera molto più efficiente. Una rete unica consente risparmi consistenti nella definizione strategie di investimento nelle reti”.

 

Le strade verso la separazione della rete

Il testo approvato indica quindi due possibili strade per arrivare eventualmente alla costituzione della rete unica: la prima, sarebbe la separazione “funzionale” della rete Tim su decisione dell’Agcom; la seconda, sarebbe la separazione volontaria delle reti e la loro unione sotto un soggetto giuridico non verticalmente integrato (la Cdp ndr).

Insomma, l’identikit del player unico della rete, un operatore wholesale only, è tracciato. Decade inoltre il vincolo delle prestazioni della nuova rete a banda ultralarga, da realizzare “con le migliori tecnologie disponibili, comunque in grado di fornire connessioni stabili (senza distinzione di tecnologie ndr)”, senza il paletto posto dalla Lega nel suo emendamento del gigabit al secondo 1 Gbps), una performance troppo elevata in presenza di rame e potenzialmente penalizzante per la rete Tim e l’Fttc (misto rame-fibra), che viene invece ricompreso nel quadro del progetto.

Nella nuova cornice di norme, sempre su impulso leghista, si chiedono anche tempi certi per la “separazione” della rete. C’è da dire che un piano di separazione legale della rete Tim, presentata a suo tempo dall’ex ad Amos Genish, è al vaglio dell’Agcom.

Tim, Vivendi torna in pressing per l’assemblea

Vedremo come andrà a finire, nel frattempo Vivendi, primo azionista di Tim con il 23,9%, torna a farsi sentire dopo la sfiducia in contumacia all’amministratore delegato Amos Genish, sostituito da Luigi Gubitosi, sostenuto dal fondo Elliott (8,9%) che ha la maggioranza in Cda. Il gruppo francese, contrario a rinunciare al controllo della rete, torna ad agitare l’ipotesi di una nuova assemblea dei soci. Secondo un portavoce del gruppo francese, “per una società delle dimensioni di Tim sarà difficile rimanere senza revisori dopo il 31 di dicembre, soprattutto considerando tutti i recenti problemi di governance che hanno portato al licenziamento del Ceo”. Per questo, ha aggiunto il portavoce “i consiglieri di Elliott dovranno probabilmente chiamare un’assemblea in tempi molto rapidi, senza aspettare aprile”, quando si riunirà l’assemblea per l’approvazione del bilancio 2018.

Di certo, prima di arrivare ad una eventuale società unica della rete, sarà necessario negoziare e scendere a patti con Vivendi.