Banda ultralarga

Rete unica, la Lega ‘corregge’ il M5S. Ma senza accordo rischio stallo

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Il subemendamento del Carroccio all’emendamento dei 5 Stelle al Dl Fiscale per promuovere il progetto di player unico della rete potrebbe creare tensioni, frenando il decollo dell’operazione già di per sé alquanto complessa. Il ministro Luigi Di Maio annulla l'incontro fissato per domani al Mise con i sindacati.

La Lega entra decisamente in partita sullo scorporo della rete Tim e con un subemendamento all’emendamento del M5S al Dl fiscale, che promuove la creazione del player unico della rete, pone le sue condizioni al progetto. Una mossa che rischia di rallentare un processo che di per sé presenta non poche incognite e per il quale è necessario un fronte politico unitario per evitare ulteriori rallentamenti. Il rischio è lo stallo per non dire la falsa partenza, tanto più che già al suo interno gli azionisti della compagnia, Vivendi ed Elliott, sono ai ferri corti da tempo.

Intanto, uno dei soggetti in commedia dice la sua. Si tratta di Enel, che non ha alcuna intenzione di rinunciare al 50% che detiene in Open Fiber con l’altro 50% in capo a Cdp. La conferma è arrivata ieri da Francesco Starace, amministratore delegato di Enel che presentando il nuovo piano industriale ha ribadito la missione di Open Fiber: “Cablare tutto il paese a costi competitivi e velocemente…tutto ciò che renda il processo più semplice ci piace, di altre cose non sappiamo nulla”, ha aggiunto Starace, che diversamente da posizioni di chiusura ad un merger con Tim assunte in passate, non esclude quindi a priori l’ipotesi di fusione in vista della creazione di una società unica della rete per evitare duplicazioni di investimenti, anche se prima di aggiungere altro ha detto “Aspettiamo l’esito della saga infinita di Telecom, tutto il resto sono illazioni”.

Condivido quello che ha detto Starace. All’Italia serve una infrastruttura della rete all’avanguardia perché non ce l’abbiamo ancora”, ha chiosato il presidente di Open Fiber, Franco Bassanini.

Progetto di fusione verso un player unico della rete promosso dal ministro dello Sviluppo e del Lavoro Luigi Di Maio e formalizzato in un emendamento al Dl Fiscale del M5S, che promuove l’adozione del modello Rab e un ruolo più attivo di Agcom verso la rete unica. Emendamento che a questo punto dovrà fare i conti con la controproposta dell’alleato di governo leghista.

Rete unica, subemendamento della Lega ‘Tariffe slegate dall’occupazione’

C’è da dire che non più tardi di ieri la Lega è entrata in partita, presentando un sub emendamento all’emendamento del M5S al Dl fiscale per marcare il territorio, che introduce dei distinguo su tempi e modalità di attuazione del progetto di scorporo della rete Tim e successiva eventuale fusione con Open Fiber. “Con il nostro subemendamento garantiamo tempi certi, nessun rallentamento Ftth, nessuna vacanza regolatoria, nessun conflitto d’interesse, controllo a terzi indipendenti (Cdp? Ndr) e soprattutto nessun aumento in bolletta”, fanno sapere fonti della Lega.

La proposta (a firma Romeo), riferiscono ancora fonti del Carroccio, punta quindi a sottolineare la necessità di tempi certi e prevedibili per concorrenti e mercati sul piano di aggregazione e in generale sull’operazione di separazione legale (ma non proprietaria) della rete Tim, che al momento è al vaglio dell’Agcom.

Il subemendamento evidenzia, quindi, la necessità di evitare che l’operazione di aggregazione delle reti comporti un rallentamento del piano di realizzazione della rete Ftth avviato da Open Fiber e lo scaturire di conflitti di interesse interni al futuro soggetto che si troverebbe a detenere sia la rete in rame che quella in fibra, se il perimetro della rete scorporata da Tim sarà onnicomprensivo.

Si vuole inoltre, proseguono le fonti leghiste, garantire l’assenza di conflitti di interesse tra il soggetto derivante dall’operazione di aggregazione e gli operatori partecipanti alla medesima operazione. E’ indispensabile evitare una vacanza regolatoria.

Infine, riferiscono, occorre evitare che il richiamo al costo storico delle reti nella determinazione della remunerazione sul modello Rab comporti l’eccessivo e incontrollato innalzamento della remunerazione del soggetto derivante dall’operazione di aggregazione, il cui peso finanziario verrebbe inevitabilmente scaricato sugli utenti finali da parte degli operatori.

Il Carroccio stoppa la ‘clausola occupazionale’

In poche parole, la Lega vuole stoppare “la clausola occupazionale”, cioè l’impatto che la questione occupazionale alla luce dei 22mila posti di lavoro a rischio nel quadro dell’operazione rientri nella normativa che incentiva il tortuoso percorso verso il player unico. Senza un progetto politico condiviso dai partiti di maggioranza il già complesso progetto di scorporo proprietario della rete e successiva fusione con Open Fiber rischia la falsa partenza.

Luigi Di Maio oggi incontra Asstel, annullato l’incontro di domani con sindacati e azienda

Intanto, oggi il ministro Luigi Di Maio incontra il presidente di Asstel Paolo Guindani, presenti anche i principali ad del settore a partire da Luigi Gubitosi, per un confronto nel quale le telco non nasconderanno certo le difficoltà e i rischi occupazionali del momento attuale, alla luce dei maxi investimenti a venire per la realizzazione del 5G in un contesto di guerra dei prezzi sul mobile che sta erodendo i margini.

Nel pomeriggio di oggi, invece, il ministro Di Maio ha annullato l’incontro fissato con l’azienda e i sindacati: “Abbiamo ricevuto nel pomeriggio di oggi la comunicazione da parte del Mise circa l’annullamento dell’incontro previsto per domani con il ministro Di Maio sul settore delle Tlc. L’incontro era stato convocato dallo stesso ministro a seguito della richiesta e dei solleciti dei sindacati di categoria.” Così annunciano, in una nota congiunta, le segreterie nazionali di Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil.

“Al netto dei sopraggiunti impegni istituzionali che impediscono al ministro di effettuare l’incontro, evidenziamo comunque la sempre più grave situazione delle Tlc e la necessità, non più derogabile, di un tavolo di confronto col governo sul futuro e le prospettive industriali ed occupazionali di un settore cruciale per il futuro sviluppo del paese e la sua capacità competitiva.” 

“Per tali ragioni, i sindacati confermano il presidio di fronte al Mise in via Molise dalle 9 alle 12, così come già comunicato, convocando nella medesima sede una conferenza stampa alle ore 11 dei segretari generali, nel corso della quale saranno esposte le ragioni e le valutazioni dei rappresentanti dei lavoratori di Tim e dell’intero comparto delle Tlc – conclude la nota.

Intanto ieri gli analisti di Moody’s sono intervenuti sul tema dello scorporo. “La separazione della rete è un processo lungo con alto rischio di esecuzione per Tim e aumenterebbe anche il rischio aziendale per la società”, sostengono gli analisti di Moody’s sul primo dossier che dovrà affrontare il nuovo ad Luigi Gubitosi.

“Abbiamo una visione stabile del rating Ba1 – commentano gli analisti – che riflette le nostre aspettative di riduzione della leva finanziaria 2020 e pressioni sostanzialmente stabili a livello nazionale, nonostante le forti pressioni concorrenziali in Italia e il recente risultato dell’asta per le frequenze 5G“. “L’esecuzione del piano strategico rimane una sfida per Tim poiché il continuo bisogno di nuovi investimenti rallenta il più necessario processo di riduzione del debito” aggiungono.

Ma che il piano strategico di Tim resti il DigiTim firmato dall’ex ad Amos Genish è tutto da vedere, anche perché Gubitosi ha preannunciato un nuovo piano industriale a febbraio.