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Rete unica e UE. Altra interrogazione (PPE) alla Vestager. La proposta italiana non convince nessuno

Il dibattito in corso da mesi nel nostro paese sui profili anti concorrenziali del modello di rete unica in capo a Tim, ovvero un operatore verticalmente integrato, continua a tenere banco anche al Parlamento Europeo. E così, dopo l’interrogazione alla Vice presidente della Commissione Ue Margrethe Vestager depositata prima di Natale da Carlo Fidanza, Capodelegazione di FdI e membro della Commissione Mercato interno e Protezione dei consumatori del Parlamento Europeo, ora è la volta di una nuova interrogazione scritta, questa volta da parte del parlamentare olandese Antonius Manders del PPE.

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L’interrogazione di Antonius Manders (PPE)

Antonius Manders ha depositato un’interrogazione alla Commissione Ue per capire se il modello di rete unica verticalmente integrato voluto da Tim non presenti possibili elementi anti concorrenziali, contrari alla normativa Ue in materia di telecomunicazioni, che potrebbero peraltro “contagiare” anche altri mercati della Ue. In altre parole, il caso italiano è percepito come un modello europeo, e questa volta dal PPE, ,  il gruppo più numeroso e più antico nel Parlamento europeo.

“Uno dei principali obiettivi del Codice Europeo delle Comunicazioni Elettroniche è quello di “implementare un mercato interno delle reti e dei servizi di comunicazione mantenendo nel contempo la concorrenza”, si legge nell’interrogazione.  

Tuttavia, prosegue il testo, “mentre il nuovo codice delle Comunicazioni Elettroniche ha l’obiettivo di promuovere la concorrenza, ci sono segni di un ritorno al monopolio in alcuni stati della Ue, per esempio in Italia” dove “si sta valutando una fusione fra l’incumbent di rete fissa (Tim ndr) e il suo principale concorrente Open Fiber. Ciò significherebbe una reale ri-monopolizzazione del mercato della banda larga”, prosegue l’interrogazione di Manders, che pone tre quesiti alla Commissione.

  1. “La Commissione può dire se la ri-monopolizzazione del mercato dell’accesso alla rete fissa sarebbe in linea con le norme antitrust della Ue e con le politiche europee sulle telecomunicazioni, e se così fosse, a quali condizioni?
  2. La Commissione potrebbe inoltre dire se sarebbe legale, in base alla normativa europea, che l’incumbent mantenesse un qualche tipo di controllo sulla nuova entità dopo la fusione, restando peraltro come operatore verticalmente integrato con un totale controllo del marcato all’ingrosso?
  3. In caso contrario, come si potrebbe garantire che un tale precedente non contagi (spill over) anche altri mercati europei, compromettendo così l’obiettivo del nuovo Codice delle Comunicazioni Elettroniche di implementare un mercato interno delle comunicazioni elettroniche?”.
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