Banda ultralarga

Rete unica: Cdp, Macquarie e Open Fiber dicono stop al MoU con Tim e Kkr

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Cdp, Macquarie e Open Fiber comunicano che non presenteranno alcuna offerta sulla rete Tim. Finisce nel nulla il MoU siglato il 29 maggio.

Era nell’aria e ora è ufficiale. Salta il MoU in scadenza oggi che prevedeva un’offerta non vincolante da parte di CDP, Macquarie e Open Fiber sulla rete Tim. E’ quanto emerge dal comunicato congiunto odierno di Cdp Equity, Macquarie e Open Fiber che dicono stop al MoU con Tim e Kkr che mandano in soffitta il MoU siglato il 29 maggio “manifestano sin d’ora piena disponibilità a partecipare al tavolo di lavoro” del Governo sulla Rete unica.

Cdp sceglie di non procedere

Dopo quanto comunicato dal Governo il 29 novembre, spiegano in una nota congiunta Cdp Equity, Macquarie e Open Fiber “in relazione alla creazione di un tavolo di lavoro per la definizione delle migliori soluzioni di mercato in prospettiva della Rete Nazionale, tenuto conto della rilevanza di sistema dell’operazione, anche rispetto ai processi autorizzativi sottesi, ritengono opportuno soprassedere alle scadenze previste dal Memorandum of Understanding relativo al progetto di integrazione tra le reti di Tim e Open Fiber sottoscritto in data 29 maggio 2022 anche con Tim e Kkr”.

Cdp, offerta più avanti?

Non è chiaro se Cdp Equity, Macquarie e Open Fiber abbiano intenzione di riproporre un’offerta più avanti. Ma a questo punto l’offerta per la NetCo di Tim è finita in soffitta.

Sulla rete e sul futuro di Tim tavolo aperto fino a fine anno

Il Governo già due giorni fa ha preso atto dell’arretramento di Cdp e ha aperto un tavolo fino al 31 dicembre per cercare soluzioni alternative che possano tutelare al meglio il futuro di Tim e della rete, asset strategico per il nostro paese. “Il Governo intende promuovere un tavolo di lavoro che entro il 31 dicembre possa contribuire alla definizione delle migliori soluzioni di mercato percorribili per massimizzare gli interessi del Paese, delle società coinvolte e dei loro azionisti e stakeholder, tenendo altresì conto delle normative esistenti a livello nazionale ed europeo e dei necessari equilibri economici, finanziari ed occupazionali”. Si legge in una nota congiunta del 29 novembre del ministro per le Imprese e Made in Italy, Adolfo Urso, e del sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alessio Butti.

Cosa pensa di fare Giorgetti?

C’è da notare che il comunicato governativo con cui si annuncia l’apertura del tavolo non vede la firma del ministro del Mef Giancarlo Giorgetti. Una mancanza che salta subito all’occhio.

Perché Giorgetti non ha firma, con Urso e Butti, la nota sul tavolo Tlc?

Il ministro Giorgetti è parte in causa diretta nel dossier della rete unica, visto che il Tesoro controlla Cdp, che a sua volta detiene il 60% di Open Fiber (il rimanente 40% è in mano a Macquarie) e il 9,81% di Tim.

Vuole tenersi le mani libere?

Intanto oggi è in programma un Cda di Tim: all’ordine del giorno questioni di governance e l’eventuale azione di responsabilità nei confronti dell’ex ad Luigi Gubitosi per il contratto con Dazn.