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Regolamento UE sui servizi digitali, scattano gli obblighi per 17 piattaforme e due motori di ricerca. 4 mesi alle Big Tech per adeguarsi

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La Commissione europea applica il regolamento sui servizi digitali, con le prime richieste nei confronti di 17 piattaforme online di dimensioni molto grandi e 2 motori di ricerca di pari rilievo, con un raggio d'azione di almeno 45 milioni di utenti attivi al mese. Ecco i nuovi obblighi per le Big Tech.

Piattaforme e motori di ricerca devono rendere conto al Regolamento UE sui servizi digitali

Limitare la profilazione degli utenti, garantire trasparenza e sicurezza, aumentare il livello di privacy, soprattutto nella tutela dei minori, contrastare disinformazione e contenuti illegali, in una parola, le grandi piattaforme online devono assumersi più responsabilità nei confronti del pubblico di rete.

È quanto chiede l’Unione europea (Ue) che ha iniziato ad applicare il Regolamento sui servizi digitali (Digital service act, o Dsa). Individuate le prime 17 piattaforme web di grandi dimensioni, a cui si aggiungono due motori di ricerca di pari rilevanza, che dovranno adeguarsi ai nuovi obblighi definiti dal Regolamento.

Le piattaforme in questione sono: Alibaba AliExpress, Amazon Store, Apple AppStore, Booking.com, Facebook, Google Play, Google Maps, Google Shopping, Instagram, LinkedIn, Pinterest, Snapchat, TikTok, Twitter, Wikipedia, YouTube, Zalando.

Due i motori di ricerca: Bing e Google.

Con “grandi dimensioni” si intende piattaforme e motori di ricerca con un raggio di azione di almeno 45 milioni di utenti attivi al mese (in base ai dati forniti dalle stesse società a febbraio di quest’anno).

La tecnologia al servizio delle persone, non il contrario

Oggi è un giorno importante per la normativa digitale: inizia il conto alla rovescia per 19 piattaforme e motori di ricerca online di dimensioni molto grandi, che dovranno conformarsi appieno agli obblighi specifici imposti dal regolamento sui servizi digitali”, ha affermato Thierry Breton, commissario per il Mercato interno.

Le nostre norme mirano a garantire che la tecnologia sia al servizio delle persone e delle società in cui viviamo, e non viceversa. Il regolamento sui servizi digitali introdurrà notevole trasparenza e ingenti responsabilità per le piattaforme e i motori di ricerca e offrirà ai consumatori maggiore controllo sulla loro vita online. Le designazioni di oggi rappresentano un enorme passo avanti in tale direzione”, ha dichiarato Margrethe Vestager, vicepresidente esecutiva per Un’Europa pronta per l’era digitale.

Il regolamento sui servizi digitali è entrato in vigore il 16 novembre 2022 e si applica a tutti i servizi digitali che mettono i consumatori in collegamento con beni, servizi o contenuti; che stabilisce nuovi obblighi globali per le piattaforme online relativi alla riduzione dei danni e al contrasto dei rischi online; che introduce forti tutele per i diritti degli utenti online e colloca le piattaforme digitali in un nuovo quadro unico di trasparenza e responsabilità.

Le società designate hanno ora 4 mesi di tempo per conformarsi a tutti i nuovi obblighi stabiliti dal regolamento sui servizi digitali.

Limiti alla profilazione da parte di piattaforme e motori di ricerca

Le piattaforme selezionate dovranno ora adeguarsi rapidamente al Dsa, iniziando a conferire maggiore rilevanza alla tutela dei diritti dell’utente di rete, in particolare dei minori, a partire dai seguenti punti chiave:

  1. gli utenti saranno informati con chiarezza sul motivo per cui ricevono determinate raccomandazioni e avranno il diritto di non partecipare ai sistemi di raccomandazione basati sulla profilazione;
  2. gli utenti dovranno poter segnalare facilmente i contenuti illegali e le piattaforme saranno tenute a esaminare con diligenza le segnalazioni;
  3. gli annunci pubblicitari non possono essere selezionati sulla base dei dati sensibili dell’utente (come l’origine etnica, le opinioni politiche o l’orientamento sessuale);
  4. le piattaforme devono contrassegnare tutti gli annunci pubblicitari come tali e informare gli utenti su chi li promuove;
  5. le piattaforme devono fornire, nelle lingue degli Stati membri in cui operano, una sintesi delle proprie condizioni generali redatta in modo semplice e comprensibile;
  6. le piattaforme dovranno riprogettare i loro sistemi per garantire un livello elevato di tutela della vita privata, di sicurezza e di protezione dei minori;
  7. non è più consentita la pubblicità mirata basata sulla profilazione dei minori.

Stop contenuti illegali e disinformazione

Altro tassello di grande importanza per il Dsa è il contrasto alla disinformazione, che ormai da alcuni anni è dilagata attraverso le principali reti sociali, e ai contenuti illegali, tra cui quelli pirata, cioè frutto di attività di organizzazione criminali che operano online a danno dei titolari dei diritti di copyright.

Tra gli obblighi troviamo:

  • le piattaforme e i motori di ricerca devono adottare misure per affrontare i rischi connessi alla diffusione di contenuti illegali online e agli effetti negativi sulla libertà di espressione e di informazione;
  • le piattaforme devono disporre di un meccanismo che consenta agli utenti di segnalare i contenuti illegali e prendere provvedimenti rapidi sulla base delle notifiche ricevute;
  • le piattaforme devono analizzare i propri rischi specifici e predisporre misure di attenuazione – ad esempio per contrastare la diffusione della disinformazione e l’uso non autentico dei loro servizi.

Il concetto di responsabilità delle Big Tech

Il Regolamento introduce forti tutele per i diritti degli utenti online e colloca le piattaforme digitali in un nuovo quadro unico di trasparenza e responsabilità, elementi centrali della strategia Ue per poter assicurare agli utenti nuove tutele e alle imprese la certezza del diritto in tutto il mercato unico.

Queste le nuove regole:

  • le piattaforme devono garantire che le loro valutazioni dei rischi e la loro conformità a tutti gli obblighi imposti dal regolamento sui servizi digitali siano sottoposte a un audit esterno e indipendente;
  • le piattaforme dovranno dare ai ricercatori l’accesso ai dati accessibili al pubblico. In un secondo tempo sarà istituito un meccanismo specifico per i ricercatori abilitati;
  • le piattaforme dovranno rendere pubblici i repertori di tutti gli annunci pubblicitari apparsi sulla loro interfaccia;
  • le piattaforme devono pubblicare relazioni di trasparenza sulle decisioni di moderazione dei contenuti e sulla gestione dei rischi.

La vigilanza sui piani di attuazione

Ovviamente, le piattaforme e i motori di ricerca in questione dovranno anche spiegare in che modo si muoveranno e intendono agire per rispettare i nuovi obblighi e i loro piani saranno oggetto di audit e di vigilanza indipendenti da parte della Commissione.  

La Commissione europea sarà l’autorità competente per la vigilanza delle piattaforme e dei motori di ricerca designati e collaborerà strettamente con i coordinatori dei servizi digitali.

Per rafforzare questo ruolo, infine, la Commissione ha recentemente istituito il Centro europeo per la trasparenza algoritmica (ECAT), che la coadiuverà valutando se il funzionamento dei sistemi algoritmici sia in linea con gli obblighi di gestione dei rischi.