Il piano

Recovery Plan, 40 miliardi al digitale (il doppio delle infrastrutture)

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Cominciano a circolare le prima ripartizioni dei fondi del Recovery Plan da 209 miliardi destinati al rilancio del nostro paese. La parte del leone al green, al digitale il doppio dei fondi rispetto alle infrastrutture.

Cominciano a circolare le prime cifre sulla ripartizione dei fondi per 209 miliardi di euro del Recovery Plan. Si tratta di una prima stima, in base alle comunicazioni inviate ai singoli ministeri dal gabinetto del ministro degli Affari europei, Vincenzo Amendola, che sta coordinando già da agosto il lavoro del Comitato interministeriale per gli Affari europei (Ciae).

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40 miliardi al digitale, 75 miliardi al green

Al capitolo digitalizzazione sono destinati 40 miliardi di euro, una cifra consistente e doppia rispetto ai 20 miliardi destinati in questa prima fase alle infrastrutture. Il grosso dei fondi, pari a 75 miliardi ovvero il 37% del totale, è stato destinato a progetti “green”, in linea con quanto indicato dall’Unione Europea. La maggior parte dei fondi per il green andrà per la stabilizzazione del bonus del 110% mentre altre voci saranno il piano contro il dissesto idrogeologico e la mobilità verde.

Allocazione in mano ai singoli ministeri

Ma tornando al capitolo del digitale, i fondi destinati a questa voce sono consistenti, 40 miliardi (pari al 20% del totale) che andranno in larga misura a coprire il fabbisogno per la realizzazione della rete a banda ultralarga e presumibilmente anche il 5G. Saranno i singoli ministeri a dettagliare l’allocazione delle risorse.

Infrastrutture 20 miliardi

Alle infrastrutture, invece, una prima ripartizione attribuisce soltanto 20 miliardi (il 10% dei fondi disponibili) che andranno a coprire soltanto una frazione dei progetti avanzati per l’alta velocità al sud, ferrovie, strade, porti e logistica.

Altre quote del piano dovrebbero andare a un piano per l’acqua e la depurazione e a un piano per le città, l’housing sociale e la rigenerazione urbana: questi due capitoli varrebbero il 5% (10 miliardi) ciascuno.

Si tratta di una prima ripartizione preliminare, i vari ministeri dovranno ora rispondere elencando il dettaglio dei progetti da finanziare con il rispettivo cronoprogramma, che andrà poi comunicato alla Ue entro il 15 ottobre sfoltendo così il mare magno di progetti emersi dai cassetti dei diversi dicasteri.

Soggetti attuatori e verificabilità

Ogni processo che sarà attuato, nelle intenzioni del premier Giuseppe Conte, dovrà essere verificabile anche dai singoli cittadini attraverso “una piattaforma digitale per controllare lo stato di avanzamento delle opere”. Sono previsti anche dei soggetti attuatori che entrerebbero in campo dopo l’approvazione da parte dell’Ue del Recovery plan italiano e un decreto servirebbe ad attribuire loro poteri e raggio di azione. Al momento non si sa ancora se si tratterà dei singoli ministri o di figure commissariali.

A quanto pare, il premier vuole un monitoraggio dettagliato sull’attuazione dei progetti per non dissipare i fondi. Ai ritmi normali del nostro paese, secondo stime, il 60% dei fondi di rilancio andrebbero dispersi. E questo non ce lo possiamo permettere.