Il quadro

Rai, più trasparenza per l’elezione del nuovo Cda?

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Dal 31 marzo la procedura per il nuovo Cda della Rai: si attiverà un processo comparativo per garantire meritocrazia e trasparenza?

La settimana che si chiude oggi è significativa dal punto di vista politico-mediologico, soprattutto perché è finalmente imminente l’avvio formale della procedura per la composizione del prossimo Consiglio di Amministrazione della Rai, che è in scadenza a fine giugno 2021, subito dopo l’approvazione del terzo bilancio societario.

Si ricordi che dei 7 membri del Consiglio di Amministrazione, 4 sono eletti dal Parlamento, 2 dal Ministero del Tesoro ed 1 dai dipendenti, ma è il Governo – ovvero la Presidenza del Consiglio –ad indicare il Presidente e l’Amministratore Delegato, a seguito della cosiddetta (mini) “riforma Renzi”.

Dal 31 marzo 2021, qualsiasi cittadino potrà quindi far pervenire alla Camera ed al Senato la propria autocandidatura, se convinto di essere in possesso dei pre-requisiti (in verità abbastanza generici) previsti dalla legge. Da mercoledì 31, l’invito a presentare candidature dovrebbe essere pubblicato sui siti web di Camera e di Senato. Questa data è stata così identificata: “è il 60° giorno precedente la prima data utile per la convocazione dell’assemblea dei soci (Tesoro e Siae, n.d.r.) chiamata ad approvare il bilancio dell’azienda” (è stato così precisato in una nota congiunta dei presidenti di Camera e Senato). Sulla questione, abbiamo per primi segnalato le tempistiche previste (vedi “Key4biz” del 3 marzo 2021, “Rai, in scena un Festival sotto tono in vista del cambio di rotta”).

Ci si augura che, nel pubblicare il prossimo avviso pubblico, i Presidenti del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati e della Camera Roberto Fico vogliano finalmente prevedere una procedura che possa consentire un processo comparativo, che garantisca finalmente un minimo di tecnocrazia/meritocrazia e pubblicità/trasparenza nei processi selettivi.

Finora, nonostante le lamentazioni emerse dalla società civile, non è mai stato così.

Eppure basterebbe poco: prevedere una programmatica dichiarazione di intenti, prevedere delle audizioni da parte della Commissione parlamentare di Vigilanza, ed altro ancora…

Per quanto riguarda Viale Mazzini, il Consiglio di Amministrazione ha approvato ieri giovedì 25 il regolamento per l’elezione del componente del Cda espresso dall’assemblea dei dipendenti.

Andrea Montanari alla Direzione di Rai Radio 3, Claudia Mazzola all’Ufficio Studi

Il Cda della Rai di ieri ha anche approvato all’unanimità la nomina di Andrea Montanari, dal maggio 2019 fino a ieri Direttore dell’Ufficio Studi Rai (e già Direttore del Tg1), nel ruolo di Direttore di Rai Radio3, direzione retta fino ad inizio aprile da Marino Sinibaldi (in imminente pensionamento), ed ha preso atto di una comunicazione dell’Amministratore Delegato Fabrizio Salini, che ha deciso di nominare in sua sostituzione Claudia Mazzola, Capo Ufficio Stampa Rai.

Questa seconda nomina ha registrato il dissenso di due consiglieri, Riccardo Laganà (rappresentante dei dipendenti) e Rita Borioni (consigliere “in quota” Partito Democratico), che hanno dichiarato di essere rimasti “colpiti di come, ancora a fine consiliatura, vengano comunicate nomine i cui criteri risultano incomprensibili… Più in particolare, ferma restando la totale competenza dell’Ad rispetto alla proposta delle nomine non editoriali, che vengono infatti solo (e occasionalmente) comunicate in CdA, esprimiamo fortissime perplessità sul modo con cui vengono valutati i curricula e le competenze specifiche, che non sono necessariamente intercambiabili”. La censura è evidentemente nei confronti di Mazzola, dato che precisano: “la valorizzazione delle risorse umane passa anche dal rispetto delle competenze maturate nell’ambito della stessa direzione soprattutto quando, come nel caso dell’Ufficio Studi, si tratta di competenze specifiche: in una fase come questa, in cui l’intero CdA si avvia verso la fine del mandato, sarebbe forse stato opportuno garantire continuità almeno all’Ufficio Studi”. Alle dipendenze dell’ex Direttore, lavorano infatti come Vice sia Alessandra Paradisi sia Paolo Morawski.

In relazione alla nomina di Claudia Mazzola, il Segretario della Commissione di Vigilanza Rai Michele Anzaldi (Italia Viva) ha presentato oggi una “interrogazione” al Presidente ed all’Amministratore Delegato della Rai, come segnala il sito sempre molto informato “VigilanzaTv” diretto da Marco Zonetti, per domandare, rilanciando le dichiarazioni di Laganà e Borioni, come sia possibile che sia stata nominata a Direttrice dell’Ufficio Studi una giornalista “senza specifiche competenze”, che sarebbe stata già beneficiata di “4 scatti di carriera” (da redattore ordinario del Tg1 a caposervizio, poi vice capo-redattore, poi capo-redattore ed infine a Capo Ufficio Stampa Rai) in quanto “in quota M5S”…

Anzaldi segnala anche che Mazzola detiene un controverso doppio incarico, in quanto nominata dal Sindaco di Roma Virginia Raggi Presidente della Fondazione Musica per Roma (vedi “Key4biz” del 19 giugno 2020, “Da Cinecittà, a Musica per Roma e all’Agcom. Il solito balletto della discrezionalità delle nomine?”). Quello di Mazzola non è l’unico incarico “sovrapposto”: si ricordi che Maria Pia Ammirati è al contempo Direttrice della Fiction Rai e Presidente di Cinecittà Istituto Luce. Come se nulla fosse, come se non emergessero profili di ovvia incompatibilità (se non di latenti conflitti di interesse, finanche): nel silenzio dei più…

Quel che riteniamo comunque censurabile – al di là delle persone che lo guidano – è la perdurante limitata dimensione budgetaria e di risorse dell’Ufficio Studi della Rai, che pure ha intrapreso commendevoli iniziative, tra le quali, recentemente, la pubblicazione del libro “Coesione Sociale”, cui abbiamo dedicato molta attenzione (vedi “Key4biz” del 16 marzo 2021, “Rai, presentato a porte chiuse il volume ‘Coesione Sociale. La sfida del servizio pubblico radiotelevisivo e multimediale’”): fino a quando l’Ufficio Studi continuerà però ad essere “vissuto” dalla Rai come un elemento “accessorio” rispetto alla definizione delle strategie del gruppo, la sua funzione resterà assolutamente marginale.

È quella che più volte abbiamo definito, anche su queste colonne, il rischio della sempre latente “sindrome della foglia di fico”…

Rai: 5,4 milioni di euro per il misterioso monitoraggio dell’opinione pubblica e 200mila euro all’Ufficio Studi?

Da segnalare, a latere delle nomine di ieri, alcune polemiche che sono state scatenate da segnalazioni emerse in questi giorni da una fonte specializzata e qualificata (anche se purtroppo ancora oggi anonima) qual è il blog “BloggoRai”, rilanciata dal succitato sito “VigilanzaTv”: spese per milioni e milioni di euro per la realizzazione di un misterioso “monitoraggio dell’opinione pubblica”, i cui risultati non vengono divulgati all’esterno di Viale Mazzini. Si tratterebbe di 5,4 milioni di euro assegnati al consorzio Opinio, formato da Istituto Piepoli, Emg, Noto Sondaggi

Si tratta di vicende delicate e… scabrose (per le possibili delicate ricadute politiche), sulle quali sarà bene tornare non appena sarà stato possibile effettuare le opportune verifiche.

Perché assegnare, per capirci, all’Ufficio Studi un budget ridicolo (dovrebbe essere intorno a 200mila o 300mila euro l’anno), se poi la stessa Rai spende milioni e milioni di euro per ricerche demoscopiche di dubbia funzionalità ed utilità (che restano chiuse – a chiave – nei cassetti del settimo piano)?!

ItsArt (la “Netflix italiana della cultura”?) scalda i motori: incontri con il Distretto Produttivo Puglia Creativa, con la Siae e con la stessa Rai

Da segnalare, in questa settimana che si chiude oggi, che sembra imminente l’avvio concreto della piattaforma “Its Art” (= “Italy is Art”): si ha notizia che proprio in questi giorni ci siano stati una serie di incontri operativi da parte della società formata da Cassa Depositi e Prestiti (Cdp) e Chili, sia con potenziali “fornitori di contenuto” anche sul territorio (per esempio, il Distretto Produttivo Puglia Creativa), sia con potenziali “partner”, come la Società Italiana Autori Editori (Siae) e la stessa Rai.

L’avvio della piattaforma, però, ancora tarda, e nel mentre – come abbiamo segnalato – continuano a crescere come funghi piccole “piattaforme” in qualche modo concorrenti, da “Italiana” (Maeci) a “Nexo+” (della Nexo Digital) fino ad “Audiovisiva” per i documentari (vedi “Key4biz” del 12 marzo 2021, “Nuovo lockdown, vecchia infodemia. Voci confuse tra Governo, Regioni e Iss”).

Permane nebuloso il vero “modello di business” di ItsArt (che l’Ad di Chili Giorgio Tacchia definisce una possibile “Disney della cultura”) e restano molto aleatorie le prospettive dell’ardita intrapresa.

Ribadiamo il convincimento che l’idea, in sé, sia strategicamente valida, ma che sarebbe stato naturale (e sano) che la realizzazione venisse affidata alla concessionaria del servizio pubblico radio-televisivo, sia per esperienza (basti pensare a Rai Cultura), sia per know-how (basti pensare a RaiPlay, ed a RaiCom per le attività più “business-oriented”), sia per naturale logica di sinergia istituzionale (la piattaforma cosiddetta “Netflix italiana della cultura” è stata sì approvata dal Parlamento, ma è iniziativa fortemente voluta dal titolare del Ministero della Cultura Dario Franceschini)…

Seconda conferenza stampa del Premier Draghi: più fluido, sciolto, con guizzi di simpatia

Un’altra notizia merita essere segnalata dal mediologo attento allo scenario complessivo: abbiamo analizzato la seconda conferenza stampa del Presidente del Consiglio dei Ministri, officiata dalla Portavoce Paola Ansuini, durata oltre un’ora e conclusasi oggi venerdì intorno alle ore 15. Un’iniziativa interessante, anche perché tutta dedicata a domande dei giornalisti, senza preamboli, e forse foriera di un “new deal” comunicazionale del Premier…

Torneremo sull’argomento, ma va senza dubbio apprezzato un tono comunicazionale, prossemico-verbale, molto controllato – come è nel suo stile – ma fluido e più “sciolto” da parte del Premier (ritenuto da alcuni un po’ algido, almeno rispetto ad una qual certa mediterraneità stilistica del suo predecessore), finanche con qualche guizzo di simpatia.

Ha risposto per esempio con ironia ad una domanda della inviata del quotidiano “il RiformistaClaudia Fusani, che ha domandato cosa pensasse di un libro presentato da un magistrato, nel quale i vaccini sono stati definiti “acqua di fogna”: con un sorriso, Draghi ha sostenuto che, se fosse stato un libro di un esperto di virologia ed epidemiologia, l’avrebbe forse degnato di una lettura… non essendo così, non vi ha prestato alcuna attenzione (ed il Ministro Speranza ha detto che non ne ha proprio notizia, evidentemente non legge “il Foglio”). È stato il quotidiano “il Foglio” a scoprire la curiosa vicenda, ovvero questo libro “para-negazionista”, intitolato “Strage di Stato – Le verità nascoste della Covid-19”, che registra una prefazione del pubblico ministero Nicola Gratteri: autori del libro sono Pasquale Bacco e Angelo Giorgianni, il primo è un medico con un passato nell’estrema destra (da CasaPound a Fiamma Tricolore, amministratore delegato della società Meleam, che si occupa d medicina legale e sicurezza nei luoghi di lavoro); il secondo è invece un collega di Gratteri, magistrato presso la Corte di Appello di Messina e con un passato anche lui di politico, sebbene sul fronte opposto (è stato Sottosegretario all’Interno nel primo governo Prodi).

Sarà interessante ascoltare le risposte del Premier, allorquando gli verranno poste domande sia sul futuro della Rai sia sulla mitica rete unica

Alla prossima!