Il quadro

Rai, in scena un Festival sotto tono in vista del cambio di rotta

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Oggi l’attesa audizione del Ministro Franceschini in Vigilanza Rai, sul pasticcio “ItsArt”, la Netflix italiana della cultura. Ma quando scade il Cda di Viale Mazzini? E procedura comparativa per le candidature?

Oggi pomeriggio alle 14, si tiene la attesa audizione del titolare del novello “Mic” – Ministero della Cultura – Dario Franceschini di fronte alla Commissione di Vigilanza Rai presieduta da Alberto Barachini, che sarà concentrata sulla strana vicenda di “ItsArt” ovvero “Italy is Art”, la piattaforma promossa dal Ministero ed affidata a Cassa Depositi e Prestiti (Cdp) e Chili, per stimolare la promozione – nazionale ed internazionale – della cultura italiana, iniziativa dalla quale è stata incomprensibilmente esclusa la Rai concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo (vedi “Key4biz” di lunedì 1° marzo, “L’affaire ItsArt’ (la Netflix italiana della cultura) si complica”).

Si tratta però soltanto di un tassello, piccolo seppur sintomatico, dell’effervescente mosaico che caratterizza la situazione attuale e le prospettive della Rai.

L’edizione n° 71 del “Festival di Sanremo” (iniziato ieri sera in edizione “off limits” per il pubblico; share del 46,6 per cento, uno dei peggiori risultati dell’ultimo decennio) consente di rimandare di qualche giorno il “dossier Rai”, che già agita le acque all’interno della strana maggioranza che si è venuta a determinare con il policromo Governo guidato da Mario Draghi.

La situazione di Viale Mazzini è critica, e l’audizione dell’Amministratore Delegato Fabrizio Salini in Vigilanza mercoledì scorso non ha certamente rafforzato le sue chance di mantenimento in sella.

Si prospetta infatti un cambiamento di rotta.

Con prudenza e senza clamore, il Presidente del Consiglio sta procedendo sulla via di un rinnovamento, e lo “spoil system” (in versione curiosa, data la maggioranza estesa) ha iniziato a mietere le sue vittime: tra le più famose Angelo Borrelli e Domenico Arcuri, sostituiti alla guida rispettivamente della Protezione Civile e del Commissariato Straordinario all’Emergenza Covid-19 da Fabrizio Curcio e Paolo Figliuolo

Interessante anche il cambio “comunicazionale”: il nuovo Dpcm non è stato illustrato dal Premier, bensì, ieri pomeriggio, dal Ministro della Salute Roberto Speranza (Pd) e dalla Ministro per gli Affari Regionali Mariastella Gelmini (Fi), affiancati da Silvio Brusaferro (Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità) e Franco Locatelli (Presidente del Consiglio Superiore di Sanità). Su questo aspetto – interessante comunque dal punto di vista iconologico e coreografico – torneremo presto su queste colonne, per comprendere se sia più formale che sostanziale.

In Rai, c’è tensione non soltanto all’interno del Consiglio di Amministrazione, ma in tutto il Settimo Piano (ed in verità anche nei piani “inferiori”): la materia Rai verrà affrontata nelle prossime settimane anzitutto dal titolare del Ministero dello Sviluppo Economico (Mise) Giancarlo Giorgetti, e dal Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Roberto Garofoli (uomo di fiducia di Draghi) e da Alessandro Rivera (Direttore Generale del Tesoro ed assistente del Ministro Daniele Franco al Mef).

Le conseguenze del nuovo corso non saranno immediate, fatta salva l’ipotesi – che riteniamo improbabile – che il Premier (o chi per lui) convinca Salini alle dimissioni: pare che così sia avvenuto nel caso di Arcuri, ma certamente si tratta di “dossier” ben differenti (e peraltro non risultano grane giudiziarie in corso, per l’Ad di Rai).

I tempi non sono quindi di brevissimo periodo, e peraltro lo stesso Fabrizio Salini, nell’audizione di mercoledì scorso 24 febbraio, ha ribadito a chiare lettere che intende arrivare “a fine mandato”. E d’altronde l’11 novembre 2020 l’allora titolare del Mef Roberto Gualtieri (Pd) aveva sostenuto che il rinnovo dei vertici sarebbe avvenuto alla naturale scadenza (escludendo chance di proroga), auspicando che nel mentre si iniziasse a lavorare alla riforma della “governance”. Sostenne, di fronte alla Vigilanza: “non dobbiamo sprecare il tempo che resta all’attuale consiglio per iniziare a lavorare, avviando un confronto per un serio ripensamento dell’azienda e del suo modello organizzativo, discutendo anche sul modello di governance”. Auspicio che appare ancora oggi lontano dalla reale calendarizzazione dell’iter parlamentare.

Quando scade il cda Rai? Anzaldi (Italia Viva) sostiene “a fine marzo 2021”

Ma qual è la “naturale scadenza” del Cda Rai?

Qui si apre la discussione, ovvero l’analisi: curiosamente, da mesi, uno dei Segretari della Vigilanza Rai, il sempre effervescente Michele Anzaldi (fiduciario di Matteo Renzi e deputato di Italia Viva) invoca il cambio della guardia di Viale Mazzini, e ieri l’altro ha chiesto a… viva voce (ci si consenta la battuta) ai Presidenti di Camera e Senato di avviare “subito” le procedure per la nomina del prossimo Cda. Sul blog che cura su “Huffpost”, Anzaldi scriveva, l’11 novembre 2020, “A cinque mesi dalla scadenza, archiviamo Ad e Cda Rai scelti dal governo gialloverde”, e citava Walter Veltroni che, in un’intervista a “la Repubblica” del 9 novembre, aveva sostenuto che “non è normale che, nel corso di un anno, si passi con gli stessi protagonisti da un governo con la destra a un governo con la sinistra” (chissà cosa ne pensa oggi l’ex Segretario del Pd e Sindaco di Roma delle recenti… giravolte).

È tornato alla carica Anzaldi, martedì 1° marzo 2021, invocando con veemenza – ma commettendo un errore – la pubblicazione degli avvisi pubblici per sollecitare candidature dei 4 consiglieri che per legge debbono essere eletti da Camera e Senato.

Ha scritto al Presidente della Camera Roberto Fico e quindi alla Presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati: “Gentile Presidente Fico, in vista dell’imminente scadenza del Cda della Rai, il Parlamento riveste una funzione fondamentale per la nomina dei nuovi consiglieri. Alla luce della delicata fase pandemica che sta attraversando il Paese e nel momento in cui si è insediato un nuovo Governo, appare ancora più urgente assicurare al più presto al servizio pubblico la nuova governance, affinché non si perda tempo con la programmazione dei nuovi palinsesti e il passaggio di consegne per la gestione dell’azienda, in particolare per quanto riguarda un settore fondamentale come l’informazione, su cui la tv pubblica ha un ruolo protagonista riconosciuto dalla Concessione e dal Contratto di Servizio”.

Dopo queste premesse, Anzaldi ricorda che “la legge prevede che, a partire da 60 giorni prima della scadenza del mandato, i presidenti delle Camere procedano con la pubblicazione dell’avviso per la selezione dei 4 consiglieri di nomina parlamentare. Il mandato dell’attuale Cda scade con l’approvazione del Bilancio 2020, che in base alla legge va approvato entro 120 giorni dal 31 dicembre, quindi entro il 30 aprile 2021. Già dal primo marzo, quindi, i presidenti delle Camere possono procedere con la pubblicazione degli avvisi e lo stesso è tenuta conseguentemente a fare la Rai, con l’avvio della procedura per l’elezione del consigliere scelto dai dipendenti”.

Temiamo Anzaldi sia caduto su una duplice buccia di banana, sia in relazione alla normativa generale sulle società per azioni (Rai tale è) sia in relazione alla normativa specifica (le leggi che regolano il funzionamento di Viale Mazzini).

Quel che è curioso è che non sia giunta alcuna reazione, né dal Presidente Fico, né dal Presidente della Vigilanza Barachini, né da altri parlamentari.

Mandato del Cda Rai: cosa prevedono le leggi

Il mandato del Consiglio di Amministrazione Rai non scade entro il 30 aprile 2021, bensì due mesi dopo, ovvero entro il 30 giugno 2021.

La questione è delicata ed un approfondimento tecnico appare indispensabile, per evitare confusioni di sorta.

Queste sono le norme di riferimento:

generali:

Di norma, secondo il Codice Civile, le società di capitali (e quindi una s.p.a. come Rai anche) debbono approvare il bilancio entro 120 giorni (4 mesi) dalla chiusura dell’esercizio (31 dicembre), ma in casi particolari (e se consentito dallo statuto societario) viene consentito anche il maggior termine di 180 giorni (6 mesi); il termine straordinario dei 180 giorni, ovvero entro il 30 giugno, è previsto specificamente per le società tenute alla redazione del “bilancio consolidato” (è il caso della Rai); peraltro, per il bilancio che si chiude il 31 dicembre 2020, il cosiddetto decreto “Milleproroghe” ha disposto la possibilità generalizzata (e non soltanto in casi particolari) di convocare l’assemblea entro il maggior termine di 180 giorni (6 mesi), e quindi entro il 30 giugno 2021…

specifiche:

Come è noto, l’assetto di “governance” della Rai è stato modificato, da ultimo, dalla Legge n. 220/2015 (art. 2), la cosiddetta “mini-riforma” voluta da Matteo Renzi, che, novellando il D.lgs. n. 177/2005 (art. 49), ha introdotto la figura dell’Amministratore Delegato (sostitutiva della figura del Direttore Generale, che però è stata poi paradossalmente reintrodotta dal Cda nel marzo 2019, che ha nominato Alberto Matassino), ha ridotto il numero dei membri del Consiglio di amministrazione (da 9 a 7), e ha modificato le modalità di designazione degli stessi. Sono però rimaste invece ferme la durata in carica pari a tre anni del Cda, e la previsione che il rinnovo dell’organo è effettuato entro il termine di scadenza del relativo mandato (art. 49, co. 4, D.lgs. 177/2005). Le nuove disposizioni relative alla composizione e alla nomina del Cda sono state messe in atto dal primo rinnovo successivo alla data di entrata in vigore della legge (L. 220/2015: art. 5), avvenuto nel 2018. Recita questo passo della legge: “Il mandato dei membri del consiglio di amministrazione dura tre anni e i membri sono rieleggibili una sola volta. Il   rinnovo del consiglio di amministrazione è effettuato entro il termine di scadenza del precedente mandato”. Secondo questa norma, i 3 anni partono dal 31 luglio 2018 ed il termine è quindi quello del 30 giugno 2021…

Il nuovo Statuto della società concessionaria (approvato dal Consiglio di Amministrazione nella seduta del 3 febbraio 2016, e – si noti – senza che fosse richiesto un parere della Commissione di Vigilanza), precisa, in modo inequivocabile (all’articolo 21 comma 3), che i componenti del Cda scadono alla data dell’Assemblea convocata per l’approvazione del bilancio dell’esercizio sociale relativo all’ultimo anno di carica, che (in base all’art. 16 co. 4 dello Statuto stesso), deve avvenire entro 180 giorni (6 mesi) dalla chiusura dell’esercizio sociale: e quindi entro il 30 giugno 2021.

La cronologia dell’approvazione del bilancio Rai: un approfondimento tecnico

Questa la cronologia esatta dell’attuale Cda di Viale Mazzini: si è insediato il 31 luglio 2018.

Nei giorni precedenti, si è andato formando il Consiglio nella seguente composizione (vedi “Key4biz” del 18 luglio 2018, “CdA Rai, si riproduce la partitocrazia con le nomine del Parlamento”): Rita Borioni (eletta dal Senato, il 18 luglio, “in quota” Pd), Beatrice Coletti (Senato, eletta il 18 luglio, M5S), Igor De Biasio (Camera, eletta il 18 luglio, Lega), Marcello Foa (Consiglio dei Ministri, designato il 27 luglio su proposta del titolare del Mef, Lega), Riccardo Laganà (consigliere espresso dall’Assemblea dei dipendenti Rai, eletto il 19 luglio 2018), Giampaolo Rossi (Camera, eletto il 18 luglio, Fdi) e Fabrizio Salini (Consiglio dei Ministri, designato il 27 luglio su proposta del titolare del Mef, M5S), quest’ultimo proposto dall’Assemblea dei Soci (Mise per il 99,56 % delle quote e Siae per lo 0,44 % delle quote) per la carica di Amministratore Delegato, e nominato dal Consiglio di Amministrazione il 31 luglio 2018.

Formalmente, quindi, il Cda Rai si è insediato il 31 luglio 2018, nominato dall’Assemblea degli Azionisti (Mef e Siae) tenutasi il 27 luglio 2018.

Successivamente – ma questa è… altra storia – il 21 settembre 2018 il Cda della Rai ha designato, a maggioranza, Marcello Foa quale Presidente. Il 26 settembre 2018, Marcello Foa è stato audito dalla Commissione Parlamentare di Vigilanza (presieduta da Alberto Barachini, Forza Italia), la quale, nella stessa seduta e successivamente, ha espresso, a maggioranza qualificata dei due terzi dei componenti, parere favorevole alla sua nomina quale Presidente della Rai. Questo parere è stato oggetto di irrisolte polemiche che si trascinano ancora oggi, provocate dalle “opposizioni” di allora, che, ormai, peraltro, non sono più tali, dato il rimescolamento di carte dei partiti ed i ripetuti “u-turn” e tripli salti carpiati con avvitamenti multipli

Quindi l’auspicio di Anzaldi potrebbe essere fondato… politicamente, ma non lo è… normativamente. Scrive invece l’esponente di Italia Viva: “alla luce di queste chiare scadenze e per non incorrere in ritardi che potrebbero danneggiare la gestione del servizio pubblico, Le chiedo di valutare se non sia doveroso, in coordinamento con la presidente del Senato Casellati, che la presidenza della Camera proceda subito con la pubblicazione degli avvisi per la selezione dei nuovi consiglieri Rai”.

Scadenza del Cda Rai: fine giugno 2021, quindi “avviso pubblico per le candidature” entro fine aprile 2021

Il… “subito” invocato da Anzaldi (ovvero dal… 1° marzo 2021) corrisponde in verità a fine aprile (due mesi prima della scadenza del 30 giugno 2021). Fine aprile: non prima.

Tra due mesi, quindi, non prima. Almeno secondo la vigente normativa. Naturalmente, nulla impedisce a Fico e Casellati di avviare la procedura prima di quanto previsto dalle norme. Ma non sono obbligati a farlo prima di fine aprile 2021.

Riteniamo che il deputato di Italia Viva non possa aver commesso un errore così marchiano, quindi immaginiamo che la sua sia stata sostanzialmente una semplice provocazione politica (pur senza alcun fondamento tecnico-giuridico).

Sia ben chiaro: la procedura di “cambio della guardia” Rai potrebbe comunque essere accelerata anche in altro modo. Il comma 7 dello stesso succitato articolo 49 del Decreto Legislativo n. 177 (ovvero del “Testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici”), nella versione più volte novellata, prevede anche la possibilità di revoca degli amministratori: “La revoca dei componenti del consiglio di amministrazione è deliberata dall’assemblea ed acquista  efficacia a  seguito di valutazione favorevole della Commissione parlamentare per l’indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi”.

In altre parole, i due soci (Mef e Società Italiana Autori Editori) potrebbero chiedere al Cda di convocare una assemblea e deliberare la revoca dell’attuale Cda, ma dovrebbero ben motivare una simile decisione così radicale. E dovrebbero acquisire la benedizione della Vigilanza…

La Rai è sì in crisi (anche di… orientamento), ma non riteniamo ci siano gli estremi per una decisione così eccezionale. Teoricamente, potrebbe essere anche lo stesso Cda a promuovere la revoca dell’Amministratore Delegato, sentito il parere dell’Assemblea dei Soci, ma questa è un’ipotesi che ci sembra del tutto improbabile. C’è stato un controverso precedente: nel 2007, allorquando il titolare del Mef Tommaso Padoa-Schioppa mise all’ordine del giorno la revoca del consigliere Angelo Maria Petroni (“in quota” Forza Italia); il consigliere fu rimosso durante il Governo Prodi, ma poi reintegrato dal Tar del Lazio e dal Consiglio di Stato che giudicarono illegittima la rimozione…

I tempi tecnici prima del “nuovo corso” Rai

Quindi, cosa accadrà, verosimilmente nelle prossime settimane e mesi?!

Il Cda Rai approverà il bilancio tra inizio e fine maggio, e lo sottoporrà all’Assemblea dei Soci.

Formalmente è il Cda a dover convocare l’Assemblea dei Soci, ma è prevedibile che questa data venga concordata con gli azionisti Mef e Siae.

E scommettiamo che non sarà prima di metà giugno 2021.

Nel 2019, queste son state le date: il 9 maggio 2019, il Cda ha approvato il Bilancio (formalmente si tratta di un “progetto di bilancio”) “separato” e il Bilancio “consolidato” al 31 dicembre 2018 nonché la “Dichiarazione consolidata di carattere non finanziario” (la cosiddetta “Dnf” ovvero, anche – per alcuni aspetti – il bilancio “sociale” 2018), e, nella medesima seduta, il Consiglio ha deliberato in ordine alla convocazione dell’Assemblea degli Azionisti per l’approvazione del bilancio. L’Assemblea degli Azionisti ha approvato il bilancio nella seduta del 17 giugno 2019: quindi, a distanza di oltre un mese e mezzo dalla data di approvazione del progetto di bilancio da parte del Cda.

Nel 2020, queste son state le date: il 25 maggio 2020 il Consiglio ha approvato il progetto di Bilancio 2019 (separato, consolidato, dnf/bilancio sociale 2019) ed ha convocato l’Assemblea degli Azionisti per l’approvazione del bilancio. L’Assemblea degli Azionisti ha approvato il bilancio nella seduta del 26 giugno 2020: quindi, ad un mese dalla data di approvazione del progetto di bilancio da parte del Cda.

Va precisato che il “progetto di bilancio” approvato dal Cda deve essere peraltro consegnato al Collegio Sindacale almeno 30 giorni prima del termine fissato per la presentazione agli azionisti.

Nel mentre, certo, e quindi entro “due mesi” dalla scadenza del 30 giugno 2021, i Presidenti di Camera e Senato debbono pubblicare gli avvisi.

Indicativamente, quindi entro fine aprile 2021, ovvero tra due mesi da oggi: non prima.

C’è tempo per promuovere una “procedura comparativa” dei candidati al futuro Cda Rai

Insomma, non c’è una particolare fretta per pubblicare l’avviso, ma c’è invece tempo per studiare una procedura evoluta, pubblica trasparente comparativa, ovvero finalmente degna dell’importanza strategica della scelta dei consiglieri di amministrazione del servizio pubblico radiotelevisivo.

Ci si augura che, in questa imminente occasione, si proceda ad una valutazione comparativa dei curricula ed al confronto pubblico dei candidati, come più volte auspicato anche dalla società civile, ed anche da questa testata, che tre anni fa propose operativamente una griglia di poche domande alla quale i candidati potessero rispondere via email (vedi “Key4biz” del 2 luglio 2018, “Cda Rai, lettera aperta al Presidente della Camera Roberto Fico”), data la prevedibile difficoltà di effettuare audizioni dei 196 candidati che risposero all’avviso di allora…

Questo sì, sarebbe un “new deal”, in nome della trasparenza e della meritocrazia.

Ci auguriamo che, questa volta, i Presidenti di Camera e Senato accolgano la semplice e giusta istanza, magari recependo una sollecitazione in tal senso da parte del Presidente del Consiglio Mario Draghi e finanche – perché no? – dello stesso Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Clicca qui, per lo Statuto vigente della Rai Radiotelevisione Italiana s.p.a., approvato in occasione della seduta del C.d.a. del 3 febbraio 2016