L'analisi

Qualche domanda sulla banda ultralarga italiana, tra ENEL e operatori tlc, in attesa del 7 aprile

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L’ingresso dell’ENEL nella partita della fibra risale ormai ad un anno fa, ma l’agenda dell’appuntamento sulla banda ultralarga annunciato per il 7 aprile dal Presidente Matteo Renzi non è chiara.

L’ingresso dell’ENEL nella partita della banda ultralarga ha sparigliato le carte del grande gioco della rete.

Al primo annuncio, ormai di un anno fa, sono seguiti stop and go sino all’appuntamento del prossimo 7 aprile, lanciato dal Presidente Matteo Renzi addirittura dagli USA.

Ma non è ancora chiara la scaletta dell’appuntamento.

Non si sa se sarà una presentazione di un’articolazione del Piano nazionale con la presenza di tutti gli operatori ovvero una kermesse del sistema Paese (e non si comprenderebbe quali elementi di chiarezza siano subentrati nelle ultime ore) o sarà un endorsement del governo sul progetto ENEL (che risulterebbe del tutto irrituale: per quanto a guida pubblica ENEL è pur sempre un soggetto di mercato). Oppure, a far fede a quanto detto, potrebbe essere la presentazione dei primi bandi delle aree C e D. Ma ancora non è arrivata alcuna autorizzazione dalla UE e se non arriverà prima del 7 aprile sarà difficile presentare alcun bando. Insomma le cose non sono molto chiare e gli annunci con altoparlante omettono i dettagli.

Quindi non sappiamo con esattezza cosa accadrà il 7 aprile, ma nel frattempo qualche quesito sorge spontaneo e conviene appuntarselo in attesa di quel giorno.

Il progetto ENEL si configura come progetto autonomo e parallelo a quello di altri operatori (Telecom, Metroweb, Vodafone, Fastweb)?

Ma quasi tutti, politici e osservatori, hanno sempre osservato la mancanza di condizioni tali da assicurare una competizione di tipo infrastrutturale. Mancherebbe il mercato. E in effetti tutti sanno che non vi è domanda di banda ultra larga in Italia e che la domanda non vi sarà neanche dopo l’attivazione della fibra. Il problema è continentale, ma in Italia (che non dispone di preesistenti reti cavo) il problema è doppio ed è appesantito ulteriormente dallo stato di crisi della domanda: siamo in stagnazione.

Ma allora come si configura il progetto ENEL?

Il progetto di ENEL si configura come autonomo rispetto ad altri, dall’A alla Z?

Questo vuol dire che ENEL costruirà la dorsale in fibra ottica e si spingerà fino ad assicurare il cosiddetto FTTH ovvero la fibra sino a casa del cliente.

Ma ENEL intende per FTTH un cavo sino all’appartamento o sino ai contatori?

La differenza non è di poco conto. Intanto in termini industriali. Poi in chiave sostanziale.

Una cosa è arrivare sino al contatore (che non sempre è ubicato nell’appartamento) altra è arrivare sino all’appartamento. Ad esempio, il tratto verticale dal contatore (quando questo si trova a piano terra) sino all’appartamento è costoso e verrà addebitato a tutti i clienti del servizio elettrico, ovvero anche a quelli che non usufruiranno dei servizi che viaggeranno sulla fibra?

ENEL ha valutato tecnologicamente e economicamente il problema della gestione di cavi elettrici e cavi in fibra? Ci hanno detto che volendo usare la fibra per collegare i contatori alle centrali non costerebbe nulla posare fibra invece di usare altri sistemi. Un contatore produce come è noto una quantità di dati molto piccola, che può viaggiare su rete elettrica o addirittura può essere trasmessa installando una SIM nel contatore, trasformandolo così in un dispositivo Machine-to-Machine come un cellulare sempre acceso che trasmette dati alla centrale.

Dire che si approfitta del cambio del contatore da elettronico a digitale, un obbligo imposto dalla UE, per portare la fibra usando la stessa squadra di operai, è come dire di voler eliminare una zanzara sparando col bazooka. Insomma è poco credibile.

Inoltre le terminazioni dei cavi telefonici devono essere ben distinti da quelli elettrici e non è tutto così naturale e cheap. Il rischio è che le dispersioni di corrente si possono propagare sulle protezioni metalliche dei cavi telefonici col rischio di causare incidenti ai tecnici di manutenzione che operano a distanza sui cavi.

Enel ha una soluzione per esercizio e manutenzione della nuova rete, si dirà. Ma avrà bisogno di una nuova figura professionale, capace di intervenire a un tempo su impianti di tensione e impianti telefonici, sapendo bene dove mettere le mani in caso di disservizio. Tutte cose che non si fanno in pochi mesi.

Insomma il quadro che viene fuori è che sostanzialmente non si comprende la scelta di ENEL, in base alle scarne comunicazioni pubbliche della società, anche in considerazione del fatto che scelte analoghe in altri paesi hanno dato risultati negativi.

Pensare che, dovendo fare il cambio di contatore, si può approfittare per posare la fibra appare furbescamente puerile ma francamente insensato. Peraltro l’obbligo di sostituzione dei contatori riguarderà tutto il paese, indipendentemente dalle aree A, B, C e D in cui è stato suddiviso il Paese dal Piano governativo della banda ultra larga. E che farà ENEL porterà la fibra spenta ovunque nel Paese, anche dove non vincerà le gare delle aree C e D?

Aspetteremo il 7 aprile con l’attenzione dovuta per cercare le risposte alle domande di osservatori e addetti ai lavori che qui abbiamo, solo parzialmente riportato, ma che fanno parte di un più ampio percorso mirato a capire le ragioni dello stallo della banda ultra larga in Italia e le soluzioni paventate che rischiano di accentuare ulteriormente i ritardi.