Analisi

Progetto Minerva. Azzerare vertici Open Fiber. Cade MoU. Battaglia aperta su quale OPA?

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Il Progetto Minerva prevede un’OPA di controllo, mentre i sottoscrittori dell’MoU puntano ad un’OPA totalitaria, con delisting, che costa cifre spropositate, con quale obiettivo?

Secondo quanto abbiamo potuto verificare da fonti vicine al dossier rete unica, il Progetto Minerva, che ha l’obiettivo di garantire il controllo italiano della infrastruttura di telecomunicazioni, prevede come prima condizione l’immediato cambio del vertice di Open Fiber.

Perché azzerare i vertici di Open Fiber

L’attuale management di Open Fiber è stato, infatti, il responsabile primario nel promuovere il fallimentare e dispendioso MoU e, di sicuro, continuerà a combattere una battaglia di retroguardia per preservarlo. Non ci sorprende che il Progetto Minerva preveda come primo passo questo azzeramento, visti i disastrosi risultati di gestione di Open Fiber che più volte abbiamo evidenziato su queste pagine. Solo un nuovo management può avere la credibilità di presentare ed implementare la nuova strategia.

Il Progetto Minerva più vantaggioso per CDP

Il Progetto Minerva risulta essere estremamente vantaggioso anche da un punto di vista economico per Cassa Depositi e Prestiti (CDP), che dovrebbe impegnare risorse inferiori al miliardo per raggiungere il controllo di TIM, una cifra nettamente inferiore rispetto a quella che dovrebbe spendere con il MoU.

Tale controllo sarebbe raggiunto utilizzando il veicolo Open Fiber Holding ideale per l’ingresso oltre a Macquarie già presente, anche di KKR presente nell’azionariato di FiberCop, e di altri fondi eventualmente interessati.

A differenza di quanto previsto dal MoU, il Progetto Minerva prevede inoltre di mantenere la competizione infrastrutturale nel mercato della larga banda fissa e quindi la cessione della parte di rete in sovrapposizione, dove esistono già due reti in competizione, un aspetto, questo, estremamente gradito alla Commissione Europea.

Ma quale OPA?

Come diversi giornali hanno riportato nelle ultime ore sono in atto movimenti da parte di coloro che fino a qualche settimana fa avevano aspramente criticato il Progetto Minerva, senza peraltro conoscerlo, ritenendo non praticabile l’OPA proposta dal Progetto.

Oggi si sono tutti improvvisamente ravveduti sulla Via di Damasco, tanto e vero che vogliono fare un’OPA totalitaria per, addirittura, “delistare” TIM dalla Borsa.

Forse non stanno considerando che questo, sì, sarebbe estremamente dispendioso per Cassa Depositi e Prestiti (CDP), ma estremamente vantaggioso per Vivendi. O forse lo hanno considerato?

Il Progetto Minerva invece prevede il raggiungimento del controllo di TIM, ma non il suo delisting.

Ci fa piacere che lor signori adesso ammettano che l’OPA si possa fare, ci fa meno piacere che tentino di accreditarsi in questo modo, facendo diventare qualcos’altro un Progetto che hanno tentato in tutti i modi di ostacolare fino a qualche giorno fa.

Ci piacerebbe sapere da costoro qualche altra informazione.

E dopo l’OPA totalitaria?

Tre domandine brevi brevi.

  • Dopo l’OPA totalitaria cosa avrebbero intenzione di fare?
  • Vendere la rete come nel progetto iniziale?
  • A chi e a quale prezzo?

L’unica cosa positiva di questa ipotetica OPA totalitaria, che oggi anche Vivendi e tutti gli altri riconoscono come fattibile, è il fatto che gli stessi attori principali del MoU ne decretino, in questo modo, la sua fine.

A questo punto è inutile aspettare il 30 novembre, data ultima per la presentazione della non binding offer, e siamo certi che il nuovo governo procederà celermente con l’attuazione del Progetto Minerva.