l'offensiva

Privacy: ecco perchè Facebook rischia multa da 250mila euro al giorno

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Il Garante privacy belga ha portato Facebook in tribunale con accuse pesanti: ‘è come l’NSA: spia tutti, anche chi non è iscritto al sito’. Il social si difende in vista dell’imminente sentenza, ma in caso di sconfitta l’effetto domino è assicurato.

Lasciate ogni speranza (di privacy) o voi che entrate (su Facebook).

“Se avete un account Facebook è meglio che lo chiudiate” aveva detto senza mezzi termini il procuratore della Commissione Europea Bernhard Schima di fronte alla Corte di Giustizia europea di Lussemburgo. Corte che successivamente ha dato ragione allo studente austriaco Maximillian Schrems bloccando di fatto l’accordo ‘Safe Harbor’ e mettendo le web company come Facebook sulla graticola perché le leggi americane non offrono alcuna reale protezione contro il controllo da parte del Governo Usa.

Ma Facebook è sul banco degli imputati anche in Belgio, dove il Garante privacy accusa il social network di violare la normativa Ue sul data protection: l’azienda di Mark Zuckerberg è sospettata di violare la riservatezza dei propri iscritti, raccogliendo informazioni personali non solo dai diversi servizi di sua proprietà – a partire dal social network, passando per WhatsApp e Instagram – ma anche attraverso l’uso dei like e dei tasti condivisione posti su siti web esterni.

In sostanza, secondo l’accusa, attraverso i pulsanti “Mi piace” sparsi sui vari siti, Facebook raccoglie i dati sulle abitudini di navigazione dei suoi utenti e anche di persone che non hanno effettuato l’accesso al sito o che non lo usano affatto.

Addirittura, dice il Garante belga, Facebook spia gli utenti al pari della National Security Agency, senza alcuna spiegazione o autorizzazioni sufficienti.

“Quando si è saputo che la NSA stava spiando persone di tutto il mondo, siamo tutti rimasti sconvolti. Facebook sta facendo la stessa cosa, anche se in modo diverso”, ha detto Frederic Debussere, rappresentante legale dell’Authority belga.

Inizialmente, Facebook aveva anche messo in discussione la possibilità che a intervenire fosse l’autorità belga e non quella irlandese, visto che la sede legale per l’Europa è in Irlanda, ma lo stesso il Garante belga, insieme a 5 colleghi europei, ha portato la società in tribunale innescando una battaglia che però, secondo i legali di Zuckerberg, potrebbe finire per compromettere la capacità del social network di proteggere gli utenti  contro le frodi e la pirateria. La sentenza, secondo il Wall Street Journal, è attesa per questa settimana e Facebook, in caso di sconfitta, rischia multe da 250 mila dollari al giorno.

Facebook ha negato le accuse, ribadendo che le conclusioni del Garante belga sono false. Un portavoce della società ha sottolineato che la società dimostrerà in tribunale come la tecnologia di tracking sotto accusa (il cosiddetto DATR cookie) serva in realtà a proteggere gli utenti da spam, malware e altri attacchi. Ad esempio, se un browser Web ha visitato centinaia di pagine in cinque minuti, è una chiara indicazione che il computer è probabilmente non controllato da un ‘umano’. I dati raccolti dal cookie, inoltre, non vengono attribuiti o associati ai singoli utenti e non vengono usati per inviare pubblicità a persone che non hanno un profilo sul social. Le attività del sito, sostiene il responsabile della sicurezza, Alex Stamos, sono insomma “conformi al diritto comunitario e a quelle dei siti più popolari del Belgio”.

Affermazioni respinte dal garante belga secondo cui il cookie in questione non è affatto necessario per proteggere gli utenti.

In caso di sconfitta, Facebook ha quindi ‘minacciato’ gli utenti belgi di intensificare i controlli sulla loro identità al momento dell’accesso al sito, per proteggerli da tentativi di hacking.

A giorni, quindi, sapremo a chi darà ragione il tribunale belga.