L'indagine

Privacy e sorveglianza digitale, il 54% dei cittadini britannici non si fida di Trump

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Scontenti del proprio Governo e della nuova legge che autorizza l’intelligence a raccogliere in rete e conservare indiscriminatamente i dati personali, i cittadini britannici hanno ora paura dell’amministrazione Trump.

La prossima settimana l’amministrazione americana incontrerà i rappresentanti del Governo britannico per parlare di un nuovo accordo commerciale, che rinsaldi l’alleanza geopolitica ed economica dei due Paesi. Il primo incontro tra il presidente degli Stati Uniti Donald Trump e il primo ministro della Gran Bretagna Theresa May è fissato per questo venerdì.

Una nuova unità di intenti, insomma, che però non convince la maggioranza dei cittadini del Regno Unito, almeno da un punto di vista della digital privacy. Tralasciando tutti gli scandali che negli ultimi mesi (e anni) hanno travolto l’intelligence americana e in parte quella britannica, il 54% degli utenti internet in Gran Bretagna ha dichiarato, in un’indagine condotta da Privacy International e YouGov, di non fidarsi dei sistemi di sorveglianza di rete dell’amministrazione americana.

Sempre nella stessa indagine, il 73% degli utenti di internet britannici ha chiesto direttamente al Governo di potenziare i sistemi di protezione della privacy e dei dati personali.

Una sfiducia verso Trump e le agenzie di intelligence USA che secondo uno studio di Innofact parte da lontano e precisamente dalla diffidenza che gli internauti hanno maturato nei confronti del Governo di Londra. Il 68% di questi, infatti, non si fida delle proprie Istituzioni, perchè non proteggono adeguatamente la privacy online dei cittadini.

Probabilmente, la situazione è percepita ancora più minacciosa in termini di sottrazione e conservazione prolungata di dati personali, nonché come vera e propria invasione nella sfera personale dell’esperienza digitale di rete, dopo il varo a novembre 2016 del contestato Investigatory Powers Act (Ipa), legge che dà ancora più potere di investigazione in rete, con la raccolta indiscriminata di dati relativi alle attività online dei cittadini.

Provvedimento quest’ultimo che è stato duramente criticato dalla Corte di Giustizia dell’Unione europea a dicembre, perché contrasta il diritto dell’Ue che non prevede l’obbligo per gli Isp di conservare i dati personali degli utenti, come invece prevede l’Ipa.