La richiesta

Privacy, 50 organizzazioni mondiali contro i bloatware su Android: “Google faccia qualcosa”

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Stop ai programmi preinstallati sui device con OS Android. Una lettera indirizzata al CEO Sundar Pichai chiede una maggiore semplicità di gestione di tali software e una politica sulla privacy dell’azienda più vicina all’utente, più trasparente ed efficace.

Numerosi, problematici, fastidiosi e difficilissimi da eliminare, sono i bloatware, cioè software bloat: applicazioni di dubbia utilità preinstallate sui nostri device mobili, principalmente con sistema operativo Android di Google.

E proprio a Google è stata indirizzata una lettera inviata da Privacy International, firmata da più di 50 organizzazioni per la tutela dei dati personali e la privacy, pubblicata da zdnet.com, in cui si chiede, senza mezzi termini, di prendere seri provvedimenti per ridurre sensibilmente tali bloatware e nello stesso tempo di rendere più semplice la loro gestione/eliminazione da parte dell’utente.

La lettera

Tutti i partner Android stanno producendo dispositivi contenenti app preinstallate che non possono essere eliminate (spesso conosciute come “bloatware”) e che possono rendere gli utenti vulnerabili alla raccolta, condivisione ed esposizione non autorizzata dei loro dati, quindi a loro insaputa o senza il loro esplicito consenso ...”, hanno precisato le organizzazioni firmatarie del documento.

Noi crediamo che questi cambiamenti, che riteniamo equi e ragionevoli, farebbero una grande differenza per milioni di persone in tutto il mondo, non costrette in questo modo a scambiare privacy e sicurezza per accedere a uno smartphone”.

La lettera si apre proprio con un richiamo inequivocabile sulla centralità della privacy nella nostra era digitale: “La privacy non può essere un lusso offerto solamente a chi può permetterselo”.

Secondo quanto riportato da uno studio contenuto all’interno della lettera inviata a Sundar Pichai, CEO di Google e del Gruppo Alphabet, “il 91% dei bloatware preinstallati su Android neanche compaiono su Google Play”.

Le richieste

Molti di questi programmi non sono trasparenti nel loro funzionamento e spesso non è chiaro neanche che tipo di informazioni personali processano e quindi che impatto hanno sulla nostra privacy.

L’elevato numero di queste applicazioni crea infatti anche un problema di efficienza del device nel suo insieme, ad esempio nella memoria occupata e nella resa della batteria. Fino a qualche anno fa, Samsung metteva in commercio i suoi dispositivi Android con circa 600 megabyte di applicazioni di questo genere. Ma lo stesso problema ha riguardato Windows di Microsoft ancora prima.

Le richieste inviate a Google sono semplici, ma chiare: gli utenti dovrebbero essere sempre autorizzati ad eliminare completamente qualsiasi app preinstallata sul proprio dispositivo; queste app preinstallate dovrebbero aderire allo stesso processo di controllo delle app di Google Play Store; è necessaria una maggiore attenzione alla privacy e ai meccanismi di tutela dei nostri dati, che devono essere trasparenti all’utente.

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