La nuova Rai

Prima riunione del nuovo Cda Rai: l’ad Carlo Fuortes parte col piede sull’acceleratore

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A meno di 24 ore dalla nomina da parte dei soci Mef e Siae, si riunisce il nuovo Consiglio, che affronta un’agenda pesante: piano industriale, contratto di servizio, confronto con le piattaforme. Si doterà dell’adeguata “cassetta degli attrezzi”?

Il nuovo Consiglio di Amministrazione della Rai è finalmente operativo, e si è riunito oggi pomeriggio, venerdì 16 luglio, per la prima volta nella sua novella composizione. Impressionante tempestività.

Tutto quel che avevamo previsto su queste colonne si è avverato, inclusa una assai rapida convocazione del Consiglio, fresco di nomina: senza dubbio un segnale di decisionismo da parte del neo Amministratore Delegato Carlo Fuortes, e forse la coscienza che Rai deve presto e bene uscire dalle sabbie mobili nelle quali si agita da mesi (si veda “Key4biz” di ieri 15 luglio 2021, “Nuovo Cda Rai: prevale la sinistra, nessun consigliere in quota Fratelli d’Italia”).

I palinsesti autunnali sono stati approvati dal precedente Cda, e finanche presentati (vedi “Key4biz” del 22 giugno 2021, “La Rai presenta i palinsesti. Salini in prorogatio fino a settembre?”).

Il “bilancio di esercizio” 2020 è stato approvato dal Cda il 29 aprile, e ieri pomeriggio 15 luglio dall’Assemblea dei Soci (Tesoro e Siae).

Una laconica nota ufficiale della Rai, diramata intorno alle 20 di ieri giovedì, riportava: “L’assemblea degli azionisti, alla presenza dell’intero azionariato (Mef e Siae), ha approvato in data odierna, giovedì 15 luglio, il Bilancio 2020 del Gruppo Rai che si è chiuso con un risultato netto consolidato in pareggio. Nel corso della stessa seduta è stato nominato il Cda composto da Simona Agnes, Francesca Bria, Igor De Biasio, Alessandro Di Majo, Carlo Fuortes, Riccardo Laganà, Marinella Soldi e ha indicato il consigliere Carlo Fuortes per la posizione di Amministratore delegato”. Sarà interessante leggere meglio le carte (non appena rese pubbliche), anche per capire realmente se questa interpretazione è forse un po’ troppo rosea “risultato netto consolidato netto in pareggio”. Nel commento diramato a suo tempo da Rai, si leggeva già in effetti che il bilancio 2020 si chiudeva con un “risultato netto consolidato in pareggio” ed una “posizione finanziaria netta negativa” di 523,4 milioni: si registrava un peggioramento rispetto al 2019, “ma comunque attestata su livelli di sostenibilità”. Ovviamente, si tratta degli effetti della pandemia; nel 2020, le attività produttive sono state ridimensionate, generando a loro volta “un significativo ridimensionamento dei ricavi”. I ricavi 2020, infatti, registrano una flessione di quasi 147 milioni di euro (- 5,5 %), a causa della contrazione dei canoni (per oltre 70 milioni di euro). Una contrazione dovuta “sia a causa degli impatti negativi della pandemia su quelli speciali sia dell’effetto one-off nel 2019 della sopravvenienza per quote di canoni pregressi”. I ricavi pubblicitari sono diminuiti di circa 45 milioni di euro. Attendiamo di leggere il bilancio, per capire meglio se queste interpretazioni peccano di ottimismo…

Il Cda di oggi ha votato Carlo Fuortes come Amministratore Delegato, con 5 voti favorevoli (Bria, Di Majo, Agnes, De Biasio, Soldi) ed 1 astenuto (Laganà). Come da copione già scritto negli accordi inter-partitici, ratificando di fatto le scelte di Governo e Parlamento. Si ricordi che De Biasio e Laganà sono i 2 “consiglieri anziani”, ovvero gli unici due “sopravvissuti” al precedente Cda.

Un’agenda di breve periodo per il nuovo Cda

Ora le questioni realmente più urgenti, per l’ordine del giorno di breve periodo del nuovo Consiglio sono:

  1. verifica dello stato dell’arte del “piano industriale” (2019-2021) congelato dalla pandemia, ma anche da processi decisionali vischiosi; va aggiornato, rivisto e corretto, semmai finanche re-impostato radicalmente;
  2. analisi del necessario riposizionamento strategico della Rai in un mercato mediale sempre più caratterizzato dalla prepotenza delle piattaforme;
  3. concreta operatività di alcuni obblighi del vigente “Contratto di Servizio” (2018-2022) assolutamente disattesi, a partire dall’ancora misterioso canale internazionale in lingua inglese…
  4. attrezzarsi per tempo (subito) per l’impostazione del prossimo “Contratto di Servizio” Mise-Rai, per il quinquennio 2023-2027…

Il Cda di oggi ha avuto all’ordine del giorno la nomina dell’Amministratore Delegato, Carlo Fuortes, e l’elezione del Presidente Marinella Soldi, nomina che deve però ricevere il via libera con la ratifica della Commissione di Vigilanza a maggioranza dei 2/3. In effetti, Soldi entrerà nel pieno delle sue funzioni soltanto dopo la benedizione da parte dei due terzi dei componenti della Vigilanza.

Ed anche su questo, nonostante i “venti di guerra” prospettati dalla leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, non crediamo si scatenerà una battaglia epocale (come avvenne invece tre anni fa con la controversa nomina di Marcello Foa).

Il Tesoro ha indicato Marinella Soldi come consigliere, ma sulla sua figura ci sono resistenze tra i partiti, acuiti dallo scontro nel centro-destra innescato dall’esclusione del candidato di Fratelli d’Italia Giampaolo Rossi (già consigliere nel precedente Cda).

Ancora una volta, lo scontro non è su “quale Rai” futura, ma sulle nomine e la loro appartenenza. Si rinnova il mitico “manuale Cencelli”, in edizione 2021.

La questione Rai è divenuta nelle ultime ore sintomatica delle insofferenze interne alla “coalizione” di centro-destra. Meloni invoca un intervento del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, semmai il Presidente del Consiglio Mario Draghi non recepisse le lamentazioni.

Il leader della Lega Matteo Salvini manda segnali “rassicuranti” a Fratelli d’Italia (anche se sembrano un po’ paradossali): “la vicenda Rai si chiuderà con la soddisfazione per tutti. Ci sarà spazio per tutti, tutti avranno voce”. Alla domanda se la vicenda Rai possa far saltare l’alleanza di centrodestra (qualcuno ha addirittura ipotizzato ciò), il numero uno del Carroccio ha risposto: “no. Far saltare l’alleanza per un posto nel Cda della Rai? Mi rifiuto di pensarlo. Il centrodestra è unito, Pd e Cinque Stelle sono divisi. A me interessa questo”.

Al cittadino medio, sembra che funzioni la metafora del bue che dà del cornuto all’asino, ma lasciamo perdere…

Elio Vito (Fi): che Forza Italia ceda a Fratelli d’Italia la presidenza della Vigilanza Rai

Intanto, il “mercimonio” della partitocrazia continua: secondo alcuni osservatori, “in cambio” del grande sgarbo, Forza Italia (che esce senza dubbio assai vincente della contesa, grazie agli uffici di Gianni Letta) sarebbe disponibile a “cedere” la poltrona della Commissione Parlamentare di Vigilanza sulla Rai, ora in mano ad Alberto Barachini (Fi), a favore di Daniela Santanchè (FdI), anche in rispetto al principio secondo il quale andrebbe ad un esponente dell’opposizione. In tal senso, ieri mattina si è pronunciato Elio Vito, parlamentare di Forza Italia: “ieri, dopo che il Governo ha indicato due membri del Cda Rai, la maggioranza parlamentare si è nominata gli altri quattro. A questo, punto si pone un serio problema di rispetto del pluralismo nell’informazione pubblica (e non solo, verrebbe voglia di dire…). Un principio al quale era ispirata anche la stessa legge per la nomina del Cda Rai, un principio che dovrebbe essere ancora più stringente in un periodo come questo di ‘grande maggioranza’. Ora, quindi, credo sia giusto che all’opposizione di Fratelli d’Italia vada riconosciuta almeno la presidenza della Commissione parlamentare di Vigilanza, come peraltro sempre accaduto in passato. Mi spiace per gli amici di Forza Italia, ma dobbiamo lasciarla”.

Di Trapani (Usigrai): “lottizzazione compiuta. Che la presidenza Rai vada all’unico consigliere indipendente dai partiti, Riccardo Laganà eletto dai dipendenti”

Interessante la presa di posizione dell’Usigrai, culturalmente distante da Fratelli d’Italia. Così l’Esecutivo del Sindacato dei Giornalisti Rai: “lottizzazione è compiuta. Quanto sta avvenendo in questi giorni sul rinnovo del Cda della Rai dimostra che nessuna svolta per il Servizio Pubblico sarà possibile finché non cambierà la legge di nomina. Al di là degli slogan, al momento della spartizione i partiti dimostrano con i fatti che non intendono togliere le mani dalla Rai… Al di là dei nomi, senza quindi esprimere alcun giudizio sulle persone, questa volta c’è stato un ulteriore salto di qualità: si è dimostrato che questa legge consente ai partiti di governo di prendere tutto il banco, lasciando fuori dal Cda qualunque rappresentanza dei partiti di opposizione. È un precedente grave. Che dovrebbe richiamare tutti coloro che credono nella democrazia e nel pluralismo a pretendere con urgenza una nuova legge”.

Il Segretario dell’Usigrai Vittorio Di Trapani alza il tiro (in una dichiarazione al “Corriere della Sera”) e propone provocatoriamente di votare come presidente l’unico membro del Cda non indicato dai partiti: “la presidenza, a questo punto, dovrebbe andare all’unico membro del cda non di nomina politica: Riccardo Laganà, eletto dai dipendenti”. Dubitiamo che il suo appello venga recepito dai benpensanti al servizio della conservazione.

Sarà interessante osservare se nelle ultime due settimane di luglio l’iter parlamentare delle varie proposte di legge di riforma della Rai riprenderà realmente, o se si tratta ancora una volta di una “cronaca di una morte annunciata”.

Nominato il nuovo Cda, forse il “dossier Rai” – inteso come riforma del servizio pubblico radiotelevisivo – può attendere…

Segnali curiosi dal Partito Democratico: sostiene Andrea Romano che, “sulla Rai, la polemica della Meloni sbaglia bersaglio: il parlamento ha votato liberamente i membri del cda, la destra è esplosa e Fratelli d’Italia ha perso la poltrona. Ma è nell’interesse del servizio pubblico che non vi sia neanche il sospetto di un monopolio politico di parte sulla governance dell’azienda, che ha bisogno di autonomia per un forte rilancio editoriale e di bilancio. Per questo è utile e auspicabile una verifica ampia e condivisa sulla presidenza Rai, prima del voto in Vigilanza. Noi non ripeteremo il ‘modello Foa’”.

E qualche scommettitore ha pensato che la “poltrona” presidenziale poteva (potrebbe ancora?!) passare da Marinella Soldi a Simona Agnes: sarebbe il trionfo della regia di Gianni Letta (grande sponsor di Agnes), ma crediamo che questa ipotesi sia debole come quella prospettata da Vittorio Di Trapani (ovvero Laganà “presidente di garanzia”).

Zaccaria (ex Presidente Rai): “non ci deve essere per legge un consigliere dell’opposizione in Cda”

Ieri sera, è intervenuto a dar man forte alla maggioranza (come se ne avesse necessità…) l’ex Presidente della Rai Roberto Zaccaria (area Pd, partito di cui è stato peraltro parlamentare per tre legislature), ma nella sua veste di costituzionalista: a parer suo, non è indispensabile che un partito di opposizione sia rappresentato nel Cda Rai. “L’effettività del pluralismo nei programmi di informazione e nei Tg Rai non è assicurata da una presenza in più o in meno nel Cda, ma dai principi che presiedono alla programmazione stessa e che è dovere di tutti i consiglieri assicurare. Principi che devono essere garantiti i a beneficio e tutela di tutti i soggetti politici in campo, garantendo in modo particolare l’opposizione con il presidio dell’Agcom e l’attività di indirizzo della Commissione parlamentare”. Tesi formalmente corretta, ma senza dubbio il Cda può in qualche modo influire sul rispetto dei principi evocati. Quanto alla legge attuale (la n. 220 del 2015, cosiddetta “mini-riforma” Renzi), Zaccaria argomenta: “stando alla legge, non è scritto da nessuna parte che debba essere votato un candidato espressione dell’opposizione parlamentare di quel momento. Sulla base della legge, infatti, per nominare i candidati consiglieri serve un certo numero di voti in Parlamento. E se l’opposizione non ha i numeri necessari, i consiglieri esprimeranno le proporzioni parlamentari, salvo diversi accordi politici”. In sostanza, la legge non garantisce automaticamente la presenza dell’opposizione parlamentare, a prescindere dalla sua consistenza. Conclude l’ex Presidente Rai (attualmente Presidente del Consiglio Italiano Rifugiati – Cir): si tratta di “una legge per la quale il governo ha una presenza forte e diretta nel Cda Rai. Questo è un fatto che suscita dubbi fra noi costituzionalisti. E questo a prescindere dalla bontà dei nomi che sono stati fatti ora”.

Pupi Avati: “ha ragione Meloni, ma la battaglia vera è ridare al Cda Rai il suo ruolo decisionale”

Nel dibattito, è intervenuto questa mattina anche un autore come Pupi Avati, che ha dichiarato: “la vera battaglia sarà la legge che ridà potere ad un cda esautorato”. Il regista (di simpatie centro-destra) sostiene che “il Consiglio di Amministrazione della Rai deve tornare ad avere un ruolo, deve rappresentare il Paese e quindi non può essere rappresentato da una persona sola, come è stato con Salini e come sarà tra un po’. E chi pretende di esserci, ha ragione. Più è ecumenico è, più il Cda è rappresentativo del Paese. Il Cda deve tornare ad assumersi la responsabilità delle scelte che fa l’Azienda e non delegarle totalmente all’Amministratore Delegato come è accaduto negli ultimi anni”. E conclude: “pretendere di avere un rappresentante nel Consiglio di Amministrazione è poca cosa, mentre pretendere di ridare al Consiglio di Amministrazione il ruolo che aveva è importante. Questa è la battaglia che bisogna fare”. Interessante presa di posizione, a fronte – va notato – del silenzio (totale) delle associazioni degli autori sulla vicenda Rai, dalla Siae all’Anac. “Vox clamans in deserto”, curiosamente, quella di Avati…

Sarà importante leggere il comunicato che l’Ufficio Stampa della Rai (si ricordi che la Direzione Comunicazione Rai è ancora guidata da un fiduciario dell’ex Ad Fabrizio Salini, quel Marcello Giannotti oggetto di polemiche per una ipotesi di sua impropria permanenza in carica – non essendo assunto a tempo indeterminato – a Viale Mazzini) diramerà dopo la conclusione della odierna riunione del Consiglio di Amministrazione odierno.

Sarà importante comprendere se il “new deal” della Rai stimolerà migliori livelli di autocoscienza del ruolo del servizio pubblico in Italia, a partire da una più adeguata disseminazione interna anche di ricerche, studi, indagini, che in parte sono rimasti chiusi nei cassetti dell’Amministratore Delegato o, quando resi pubblici, sono stati pubblicati in sordina, senza alcun dibattito pubblico.

Necessità di migliore autocoscienza Rai: un dibattito pubblico su “bilancio sociale” ed altre ricerche e studi finora semi-clandestini

Tre casi eclatanti di documenti Rai… semi-clandestini:

  • il “bilancio sociale” della Rai (che immaginiamo sia stato approvato, anch’esso, ovvero ri-approvato dall’Assemblea dei Soci – Mef e Siae – tenutasi ieri pomeriggio, dopo che era stato già licenziato a fine aprile dal Cda), che non è mai stato oggetto di pubblica presentazione e discussione con gli “stakeholder” (abbiamo denunciato più volte l’incredibile vicenda, anche sulle colonne di  questa testata: vedi “Key4biz” del 24 luglio 2020, “Rai pubblica il bilancio sociale, ma solo per pochi”): se il “bilancio sociale” resta un documento semi-clandestino, come avvenuto finora, esso è perfettamente inutile (e peraltro costa centinaia di migliaia di euro alla Rai, e basti pensare che esiste addirittura una Direzione apicale creata “ad hoc”, retta da Maurizio Rastrello, nonostante esista peraltro un’altra struttura – la Direzione Rai per il Sociale, retta da Giovanni Parapini – nel cui perimetro dovrebbe rientrare), non diviene nemmeno quella foglia di fico che forse qualcuno ha voluto fosse…
  • una ricerca come quella che Rai ha affidato ad un team di istituti di ricerca, ovvero il raggruppamento temporaneo di imprese (rti) formato da Izi spa – Metodi, analisi e valutazioni economiche, Isimm Ricerche, InfoJuice Media Intelligence, intitolata “Monitoraggio rappresentazione della figura femminile, pluralismo di temi, soggetti e linguaggi e contributo alla creazione di coesione sociale nella programmazione Rai 2020”: questa ricerca di “analisi dei contenuti” – diretta dal professor Enrico Menduni (già membro del Cda Rai dal 1986 al 1993) –, che ha studiato un campione di 1.603 trasmissioni di vario formato e genere, è stata chiusa a metà maggio 2021, pubblicata in sordina sul sito web della Rai. La ricerca (178 pagine) non è mai stata presentata, e nemmeno segnalata da un comunicato stampa Rai: “Key4biz” la segnala oggi… paradossalmente “in esclusiva”!
  • una ricerca come quella che Rai ha affidato a Bva Doxa, avente lo stesso titolo della precedente, ma ponendosi come “Ricerca quali-quantitativa sulla popolazione realizzata su campioni rappresentativi della collettività”, affidata a Bva Doxa, anch’essa pubblicata a fine maggio 2021. La ricerca (124 pagine) non è mai stata presentata, e nemmeno segnalata da un comunicato stampa Rai: anche questa, “Key4biz” la segnala oggi… “in esclusiva”!

Questi strumenti cognitivi (su temi delicati e strategici: coesione sociale, pluralismo, rappresentazione figura femminile…) debbono essere oggetto di pubblica discussione: di confronto dialettico con la società civile, con le università, con la comunità scientifica e professionale.

Gli evanescenti obblighi del “contratto di servizio” tra Mise e Rai

Di fatto, entrambe le succitate iniziative di ricerca (correlate tra loro: in effetti, sia la ricerca Izi + Isimm + InfoJuice sia quella Bva Doxa affrontano una delle tematiche oggetto del “bilancio sociale”) rispondono – almeno sulla carta – ad alcuni obblighi previsti dal “Contratto di Servizio 2018-2022”.

Va però segnalato, anzi denunciato, che anche questo “contratto” è stato finora… scritto sulla sabbia, anzi sull’acqua: interpretato in modo elastico al punto tale da renderlo veramente… evanescente.

Con responsabilità comune e reciproca dei due contraenti: il Ministero per lo Sviluppo Economico (Mise) e la Rai.

Da ricercatori specializzati (oltre che da giornalisti investigativi), confidiamo che il “nuovo corso” del Cda Rai possa fare proprio l’invito della (quasi sempre inascoltata) lezione di Luigi Einaudi del “conoscere per deliberare”.

Auspichiamo che emerga in Cda anche lo spirito da “ricercatore” del neo Ad Carlo Fuortes, che peraltro è stato anche a suo tempo (1984) fondatore di quella società che ha co-realizzato, tra l’altro, la succitata ricerca (Fuortes ha ceduto le sue quote di maggioranza di Izi spa nel maggio del 2016).

Va segnalato che l’intero “sistema informativo” della Rai è assolutamente inadeguato rispetto alle sfide che il servizio pubblico deve affrontare.

La Direzione Marketing (retta da Roberto Nepote) è tutta focalizzata sul marketing tattico e di prodotto, ed assai poco realizza come analisi di scenario e di strategia. Peraltro molte ricerche del Marketing, per incomprensibili ragioni, non sono oggetto nemmeno di disseminazione all’interno del management aziendale (alcuni malignano che si sia trattato di una decisione “ritentiva” dell’Ad Salini)…

La Direzione Ufficio Studi (retta da Claudia Mazzola – già Capo Ufficio Stampa Rai – dopo che Andrea Montanari qualche mese fa è stato “trasferito” alla direzione di Rai Radio) è dotata di uno staff ridotto all’osso (1 direttore, 2 vice direttori, 1 consulente, 1 segretaria) e di un budget semplicemente ridicolo (300mila euro all’anno!).

In sostanza, attualmente lo stesso Cda Rai non dispone della cassetta degli attrezzi indispensabile per svolgere al meglio il proprio ruolo: ciò basti, per comprendere la difficoltà a tracciare nuove rotte – secondo “scienza e coscienza” – per la Rai futura…

Last minute. Alle ore 16:42 l’agenzia stampa LaPresse anticipa la notizia: la Commissione bicamerale di Vigilanza sulla Rai è stata convocata a Palazzo San Macuto per mercoledì della prossima settimana 21 luglio alle ore 8. Si ricorda che il suo parere è vincolante, al fine del perfezionamento dell’incarico cui è stata designata dal Governo Marinella Soldi come neo Presidente della Rai.

Clicca qui, per leggere la ricerca “Monitoraggio rappresentazione della figura femminile, pluralismo di temi, soggetti e linguaggi e contributo alla creazione di coesione sociale nella programmazione Rai 2020. Analisi del contenuto della programmazione”, commissionata da Rai ad Izi, Isimm, InfoJuice, pubblicata sul sito web della Rai (versione del file datata 18 maggio 2021).

Clicca qui, per leggere la ricerca “Monitoraggio rappresentazione della figura femminile, pluralismo di temi, soggetti e linguaggi e contributo alla creazione di coesione sociale nella programmazione Rai 2020. Ricerca quali quantitativa sulla popolazione realizzata su campioni rappresentativi della collettività”, commissionata da Rai a Bva Doxa (versione del file datata 21 maggio 2021)