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‘Poteri annacquati all’Antitrust? Chi ci guadagna sono le Big Tech’. Intervista a Gianluca Di Ascenzo (Codacons)

In Senato c’è chi sta cercando di depotenziare il potere sanzionatorio dell’Antitrust (Agcm), l’autorità regina per la difesa dei diritti dei consumatori. La legge di delegazione europea ora in discussione a Palazzo Madama prevede di attribuire all’Autorità di Piazza Verdi più poteri sanzionatori, con la possibilità di irrogare sanzioni fino al 4% del fatturato annuo dell’azienda, recependo così la direttiva 2019/2161. Uno scatto in avanti sostanziale, visto che il tetto massimo sanzionatorio per violazioni del codice del consumo dell’Antitrust è di 5 milioni, bruscolini per le Big Tech o i giganti dell’energia che fatturano miliardi di euro all’anno. Ma ora in Senato alcuni emendamenti fotocopia e bipartisan (firmati da FdI, Lega, Fi e Pd) e già approvati, prevedono l’applicazione delle maxi sanzioni soltanto alle violazioni transfrontaliere, cioè alle pratiche che danneggiano i consumatori di almeno tre paesi della Ue. Il che sostanzialmente bloccherebbe i maggiori poteri sanzionatori dell’Antitrust in Italia. Ne abbiamo parlato con Gianluca Di Ascenzo, presidente del Codacons.   

Key4biz. Presidente, cosa sta succedendo in Senato con la legge di delegazione europea sulla difesa dei consumatori? Stanno cercando di ridimensionare l’Antitrust?

Gianluca Di Ascenzo. Stiamo monitorando i lavori parlamentari per la legge di delegazione europea per gli aspetti che impattano sul mondo dei consumatori. Uno di questi sono ovviamente i poteri dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (Agcm) perché da sempre abbiamo sostenuto che con un’autorità forte, in grado di poter comminare sanzioni amministrative di importo elevato, l’effetto di deterrenza che ha questo potere può portare le aziende a preferire la scelta di adottare degli impegni, anziché rischiare una sanzione che, oltre al danno economico comporta anche un danno reputazionale.

Key4biz. Ad esempio?

Gianluca Di Ascenzo. Ad esempio, l’anno scorso a novembre l’Antitrust ha sanzionato Apple (e anche Google ndr) per 10 milioni di euro per l’abuso dei dati degli utenti a fini commerciali. Una sanzione che per un’azienda come Apple è pari ad un buffetto sulla guancia. Eppure, entrambe le aziende sono state sanzionate per 10 milioni di euro ossia per il massimo edittale secondo la normativa vigente. L’Antitrust ha accertato per ogni società due violazioni del Codice del Consumo, una per carenze informative e un’altra per pratiche aggressive legate all’acquisizione e all’utilizzo dei dati dei consumatori a fini commerciali.

Key4biz. Cosa cambierebbe se la nuova normativa europea in difesa dei consumatori fosse approvata senza gli emendamenti che la annacquano?

Gianluca Di Ascenzo. E’ chiaro che l’Antitrust sarebbe molto più forte, invece, se potesse irrogare sanzioni come è previsto ad esempio per il Garante Privacy con il GDPR, il nuovo regolamento europeo sulla protezione dati, con multe che arrivano fino al 4% del fatturato annuo mondiale o fino a 20 milioni di euro. Allora un’impresa ci pensa bene prima di rischiare la sanzione. Perché in questo caso c’è sia il danno economico sia il danno reputazionale. E quindi quando abbiamo visto che questi emendamenti di fatto tolgono la competenza relativamente al codice del consumo gli articoli sulle pratiche commerciali scorrette, di fatto è come se ci fosse una doppia velocità. Se le sanzioni sono transfrontaliere, allora l’Antitrust ha un potere sanzionatorio elevato. Se la pratica commerciale scorretta avviene soltanto in Italia, l’Autorità rimane con il massimo di 5 milioni di euro di sanzione.    

Key4biz. Certo è chiaro che dipende da chi vai a sanzionare.

Gianluca Di Ascenzo. E’ chiaro che per una Pmi o anche una società italiana grande, ma che non è una multinazionale, non fa piacere ma lo mettono in conto tant’è vero che ci sono aziende che negli anni hanno accumulato diverse sanzioni, ad esempio nel settore delle utility. Però, ultimamente, abbiamo visto ne settore energetico le aperture delle istruttorie dell’Antitrust sono stati adottati degli impegni, che sono stati accolti. Quindi, si vede un cambiamento di tendenza laddove c’è un’Autorità forte, che vigila e che sanziona l’azienda preferisce adottare gli impegni. E’ per questo che ci è dispiaciuto vedere questi emendamenti trasversali in Senato, perché noi non fa piacere mandare le segnalazioni all’Autorità e chiedere le sanzioni perché ciò vuol dire che c’è un fallimento, una mancanza di dialogo o l’inefficacia del dialogo che abbiamo con le grandi imprese.  Però sapere che dall’altra parte c’è un’Autorità forte e l’associazione dei consumatori può fare l’inibitoria, inviare la segnalazione e poi l’Autorità interviene tempestivamente e sanziona a volte consente di sedersi intorno ad un tavolo e trovare più facilmente una soluzione a pratiche che creano un allarme sociale.

Key4biz. Si tratta di emendamenti che rischiano di favorire le Big Tech in comportamenti scorretti?       

Gianluca Di Ascenzo. Sì esatto.

Key4biz. Si può dire che il GDPR è un modello invece virtuoso dal punto di vista sanzionatorio?

Gianluca Di Ascenzo. Sì, e nel regolamento si parla di sanzioni che devono essere dissuasive. Proporzionate e dissuasive. Se io sono una grande impresa e so che il massimo che rischio di multa sono 5 milioni di euro mi faccio i conti di quanto incasso con una pratica commerciale scorretta e quanto costa se l’Autorità dovesse intervenire e sanzionarmi e alla fine decido come comportarmi. Se il potere sanzionatorio non è sufficiente, potrebbe prevalere l’aspetto di marketing alla compliance regolatoria sul piatto della bilancia.  

Vedi anche: “Più poteri all’Antitrust, il Senato si mette di traverso. Un favore alle Big tech?”. Videointervista a Fabio Bassan (RomaTre)

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