La pandemia

Positivi al Coronavirus 20 mila lavoratori Amazon negli USA

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Sottovalutato il rischio sanitario all’interno degli impianti. Denunciati carichi di lavoro troppo pesanti, senza distanziamento sociale e in mancanza di dispositivi per la sicurezza individuale. Amazon promette cambiamenti, ma i lavoratori accusano: esigenze di mercato prima della nostra salute.

Ad annunciarlo è stata la stessa Amazon tramite un post sul blog aziendale: quasi 20 mila dei suoi dipendenti americani è risultato positivo al Coronavirus.

Ad essere coinvolti sono i dipendenti del ramo logistica e coloro che sono a contatto con il pubblico, sia di Amazon, sia della controllata Whole Foods.

Durante il periodo di lockdwon, il gigante dell’ecommerce ha assunto un ruolo centrale in tantissimi Paesi del mondo, USA in primis, per l’acquisto e la distribuzione a casa di merci di prima necessità, dall’alimentazione ai prodotti sanitari e per la salute.

Amazon sotto accusa

Fin dall’inizio, l’azienda si è dimostrata poco intenzionata a soddisfare la richiesta di condivisione totale dei dati relativi ai contagi da Covid-19 all’interno dei suoi impianti, compresi quelli delle aziende appartenenti al gruppo.

In alcuni casi la comunicazione dei dati è stata parziale e tardiva, cosa che ha reso molto difficile stabilire il quadro sanitario generale riferito ai luoghi di lavoro Amazon.

Oggi che i suoi magazzini, centri cruciali per la circolazione delle merci, sono diventati veri e propri focolai del virus, il management ha annunciato la piena collaborazione con le amministrazioni locali e le strutture sanitarie.

Procuratori in azione

Questo dopo che numerosi procuratori generali, di diversi Stati americani, hanno scritto una lettera al CEO di Amazon, Jeff Bezos, e a quello di Whole Foods, John Mackley, con la richiesta di produrre un rapporto dettagliato sui casi di Covid-19 all’interno dei luoghi di lavoro e, più in generale, sullo stato di salute dei dipendenti.

Nei documenti era anche evidenziata la preoccupazione per le denunce che arrivavano dagli stessi lavoratori, che si dichiaravano stressati per i carichi crescenti, preoccupati per le condizioni sanitarie degli impianti e per la volontà dell’azienda di far prevalere le esigenze di mercato sulla tutela della salute.

Da Seattle hanno subito risposto che in tutti gli impianti sono state adottate tutte le misure di sicurezza necessarie e che presto saranno integrate più di 150 modifiche di processo per il miglioramento dei livelli di sicurezza dei lavoratori.

La denuncia dei lavoratori

Sindacati e associazioni dei lavoratori hanno fatto sapere che sono almeno 10 le vittime accertate tra i dipendenti Amazon positivi al Covid-19, mentre per colmare la mancanza di informazioni puntuali sulla situazione sanitaria all’interno degli impianti si sta provvedendo a creare una piattaforma comune a tutti i lavoratori dove condividere dati e notizie.

Lo scorso aprile, alcuni lavoratori Amazon degli impianti JFK8 di Staten Island (New York) hanno denunciato pubblicamente timori per la propria salute e quella dei famigliari, a causa delle pressioni fatte dalla dirigenza per aumentare i ritmi di lavoro, anche in se in condizioni di sicurezza definite scarse: si lavora senza distanziamento sociale, a volte mancano i dispositivi di sicurezza individuali, procedure sanitarie sul luogo di lavoro poco chiare.