Digital Single Market

Portabilità dei contenuti e geoblocking, la palla passa al Parlamento Ue

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Raggiunto l’accordo in Consiglio competitività. Le misure sulla portabilità dei contenuti passano adesso all’Europarlamento.

Procede il lavoro della Ue sulla portabilità transfrontaliera dei contenuti online nell’ambito della strategia europea per la realizzazione del Mercato Unico Digitale. Ieri il Consiglio competitività ha raggiunto un accordo per aprire il negoziato con il Parlamento europeo sulla base della proposta presentata lo scorso dicembre dalla Commissione Ue, arricchita dalle nuove misure riguardanti l’audiovisivo e l’eCommerce annunciate mercoledì scorso.

Le nuove disposizioni consentiranno ai cittadini dell’Ue che si spostano in un altro Stato membro, per lavoro o vacanza, di continuare ad accedere ai contenuti digitali che hanno acquistato o per i quali hanno sottoscritto un abbonamento nel proprio paese di origine.

In altre parole, la portabilità permetterà agli abbonati ai servizi online – per i libri, musica, giochi, film, teatro, sport – di potervi accedere anche quando sono temporaneamente fuori dal proprio Paese.

Da ricordare che il 13 maggio il Comitato dei rappresentanti permanenti (COREPER) ha approvato un documento volto a introdurre un limite temporale fisso per la portabilità dei contenuti a pagamento oltre le frontiere.

Posizione non condivisa da Andrus Ansip, Vicepresidente e Commissario responsabile per il Mercato Unico Digitale, per il quale invece una portabilità illimitata dei contenuti garantirebbe di poter contrastare meglio la pirateria.

Ieri i Ministri europei hanno concordato “un approccio generale” da seguire nelle discussione con il co-legislatore.

Prima i Commissari Ue avevano presentato al Consiglio competitività le nuove misure annunciate il giorno prima (mercoledì 25 maggio) che comprendono la revisione della Direttiva Ue sui servizi media audiovisivi e delle disposizioni sull’eCommerce. Quest’ultimo pacchetto comprende anche proposta legislativa contro i sistemi di geoblocking ingiustificato e altre forme di discriminazione in base alla nazionalità o al luogo di residenza o di stabilimento.

La Commissione ha proposto norme per garantire che i consumatori che intendono acquistare prodotti e servizi in un altro paese dell’Ue, online o di persona, non siano discriminati in termini di accesso ai prezzi, condizioni di vendita o di pagamento, tranne se ciò sia oggettivamente giustificato per motivi quali l’IVA o disposizioni di legge di interesse generale.

“Nel mondo online – sottolinea la Commissione Ue – troppo spesso ai consumatori è impedito l’accesso a offerte in altri paesi. Tale discriminazione non è ammissibile nel mercato unico”.

Ansip informa che le misure contro i sistemi di geoblocking saranno estese a eBook, musica digitale e games.

Posizione dell’Italia

L’opinione del governo italiano è positiva.

“Non è una posizione timida, ma una sintesi equilibrata. Crediamo molto nel principio di favorire la massima diffusione dei servizi senza nessuna barriera”, ha dichiarato il Sottosegretario allo sviluppo economico Antonello Giacomelli a margine del Consiglio, facendo poi alcune osservazioni sul fatto che, secondo indiscrezioni, il governo italiano avrebbe una posizione di difesa degli interessi di Mediaset e Sky.

C’è sempre una lettura curiosa nei confronti dell’Italia – ha commentato Giacomelli – per cui le posizioni vengono sempre riferite alla tutela di qualche interesse particolare“.

Peraltro – ha detto ancora Giacomelli – non sarebbe nemmeno assurdo che il governo si preoccupasse di tutelare gli interessi del proprio sistema industriale. In realtà noi crediamo molto nel principio di favorire la massima diffusione dei servizi senza nessuna barriera”.

“Consideriamo anzi – ha aggiunto – che alcuni toni nei confronti del ruolo degli OTT siano esageratamente allarmistici. Crediamo che la diffusione online abbia favorito gli utenti, la concorrenza e che abbia mosso il mercato”.

“Abbiamo l’impostazione opposta – ha proseguito il Sottosegretario – il che non ci impedisce di sapere che questo percorso deve avvenire nel rispetto dei diritti d’autore e dei diritti all’interno dei diversi Stati. Si tratta di individuare un percorso che sposa le opportunità del futuro, ma senza creare problemi ulteriori”.

“D’altra parte – ha osservato Giacomelli – quando negli Usa si vendono i diritti per il baseball, si vendono sulla base degli Stati. C’è un diritto degli utenti che va salvaguardato e posto al centro, ma ci può anche essere un percorso progressivo che consenta anche l’evoluzione della gestione dei diritti e non crei uno strappo, che sarebbe un problema solo per Mediaset e Sky, ma anche per i produttori indipendenti italiani, che non hanno un’opinione diversa”.

In merito alla riforma Ue sul copyright, un recente studio di Oxera rileva infatti che i consumatori Ue rischiano danni annui per 9,3 mld – da intendere come perdita di accesso ai contenuti di cui godono attualmente, aumento dei prezzi o esclusione completa dal mercato.

L’analisi invita quindi la Ue in ultima istanza a rivedere le proprie proposte per timore che si comprometta la diversità culturale e si riduca la produzione audiovisiva.

 

Il Mercato Unico non si fa solo con le regole ma anche con le sinergie imprenditoriali

 “Non credo che la collaborazione” di Vivendi, primo azionista di Telecom Italia, “sarà solo con Mediaset. Ho la sensazione e, direi, la speranza, che i broadcaster europei, soprattutto quelli di segno latino, avranno la capacità di unirsi nella produzione di contenuti”, ha detto ancora Giacomelli.

Per il Sottosegretario, i broadcaster dovrebbero “trovare forme di collaborazione nella produzione di contenuti, e di far valere le diverse culture europee non soltanto affidandosi alla regolamentazione comunitaria, o all’eccezione culturale, a cui non ho mai attribuito un valore strategico, ma mettendo in campo imprenditorialità, inventiva, talento, creatività, know-how”.

 “Ho la sensazione – ha sottolineato – che quello che sta avvenendo, con partner anche francesi sia solo una parte di un movimento più ampio di consapevolezza dei soggetti tradizionali europei. Non si può solo temere il ruolo di Netflix o degli OTT o affidarsi a una logica solo di regolamentazione. E’ necessario giocare la partita scendendo in campo, con un nuovo modo di stare in campo, che metta insieme le potenzialità. Mi pare che il ragionamento che c’è stato tra Vivendi, Mediaset e che non credo che si esaurirà così, vada esattamente in questa direzione”.