Antitrust

PNRR e concorrenza, il progetto rete unica sempre più lontano?

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Il PNRR del Governo Draghi punta molto sulla concorrenza per la ripresa del paese. Possibile che l'Italia rischi di urtare Bruxelles sostenendo il progetto rete unica a controllo privato?

Il Piano nazionale di rilancio e resilienza (PNRR) del Governo Draghi punta molto sul pilastro della concorrenza per la ripresa del paese. In linea con i desiderata di Bruxelles, il nuovo piano prevede una riforma profonda della concorrenza come leva di sviluppo economico. L’obiettivo principale è che la legge annuale venga fatta effettivamente ogni anno e non soltanto sporadicamente, come avviene oggi. Ogni tipo di afflato monopolistico viene spento a priori dalla necessità che il PNRR rientri appieno nell’alveo pro concorrenziale prefissato da Bruxelles.

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Legge concorrenza diventi veramente annuale

Il prossimo disegno di legge per il mercato e la concorrenza arriverà entro il 13 luglio e conterrà misure per la realizzazione e gestione di infrastrutture strategiche fra cui in primo luogo reti di telecomunicazioni (soprattutto nelle aree ancora non coperte), nel settore portuale e in quello delle reti elettriche, si legge a pagina 104 del documento.

1) norme finalizzate a garantire, in coerenza con una logica competitiva, il più rapido e capillare sviluppo delle reti di telecomunicazione nelle aree ancora prive di copertura, sia attraverso la riduzione degli oneri amministrativi per la loro installazione, sia stimolando la domanda di connessione alla banda ultra-larga (legge annuale 2021)

2) norme finalizzate ad introdurre criteri trasparenti e certi per il rilascio di concessioni per la gestione di porti e dirette a favorire un esercizio più efficiente degli stessi (legge annuale 2021)

3) norme finalizzate ad assicurare la tempestiva attuazione dei piani di sviluppo della rete per l’energia elettrica (legge annuale 2022).

PNRR, Concorrenza pallino di Bruxelles

“Protagonisti della tutela e della promozione della concorrenza sono la Commissione europea e l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM)”, si legge nel PNRR, “ma la concorrenza si tutela e si promuove anche con la revisione di norme di legge o di regolamenti che ostacolano il gioco competitivo. Sotto quest’ultimo profilo, si rende necessaria una continuativa e sistematica opera di abrogazione e modifica di norme anticoncorrenziali. Questo è il fine della legge annuale per il mercato e la concorrenza”.  

Previste anche modifiche ai regimi concessori in settori come autostrade, erogazione del gas ed energia elettrica.

In questo quadro, con il peso crescente della concorrenza come fattore di rilancio economico anche in settori fortemente regolamentati come le Tlc, è davvero impensabile che l’Italia si metta di traverso, in contrasto con l’Europa, per difendere il progetto di rete unica voluto da Tim.

Draghi garante dell’Italia in Europa

Difficile soltanto immaginarlo, nelle interlocuzioni di questi giorni fra la presidente della Commissione Ue Ursula von del Leyen con il presidente del Consiglio Mario Draghi. Presidente Draghi Garante delle riforme in Europa. Riforme fondamentali, come quella della PA, della Giustizia ma anche quella della concorrenza.

E’ soprattutto per questo motivo che il progetto rete unica, così come concepito da Tim e appoggiato a suo tempo dal Governo Conte 2, sembra uscito dai radar. Tanto più che l’imminente recepimento del nuovo codice delle comunicazioni elettroniche da parte dell’Italia prevede incentivi per il modello di operatore wholesale only, come quello in Italia di Open Fiber.

AGCM ha già bocciato rete verticalmente integrata

Non va trascurato infine che l’AGCM, nelle sue recenti raccomandazioni inviate al Governo Draghi in vista della legge annuale, ha bocciato la rete di telecomunicazioni verticalmente integrata promuovendo anch’essa (in linea con Bruxelles) il modello wholesale only.  

E visto come si è già espressa in proposito a più riprese la vice presidente e commissaria per la Concorrenza Ue Margrethe Vestager, secondo cui i fondi del Rcovery Plan non possono in alcun modo finanziare un ritorno al monopolio, la linea sembra ormai tracciata.