L'intervista

PNRR, De Julio (Anfov): ‘Sbagliato rinunciare ai fondi per il Digitale. Ma l’Italia si faccia sentire a Bruxelles’

di |

Umberto De Julio, Presidente Anfov, sulla crisi delle Tlc: 'Non bisogna perdere la fiducia, ma non possiamo restare inerti ad aspettare qualche intervento esterno. Il Governo intervenga'.

Negli ultimi 10-15 anni non c’è stato alcun Governo che ha preso a cuore il tema delle telecomunicazioni. E questo a parte la questione di Tim. E’ da tempo che si registra una situazione di grande difficoltà delle telecomunicazioni. Di questa situazione di crisi della industry abbiamo parlato con Umberto De Julio, Presidente Anfov (Associazione per la convergenza nei servizi di comunicazione) già amministratore delegato di Tim fra aprile 1998 e luglio 1999. “Non bisogna perdere la fiducia, ma non possiamo restare inerti ad aspettare qualche intervento esterno. Tutti coloro che hanno a cuore il settore delle Tlc devono mobilitarsi, anche andando sotto Palazzo Chigi per sensibilizzare il Governo”.  

Key4biz. Ingegner De Julio, qual è il quadro della industry delle Tlc?

Umberto De Julio. Secondo l’ultimo rapporto Mediobanca sulle telecomunicazioni, nei primi sei mesi del 2022 i fatturati in Italia sono diminuiti di quasi il 5% mentre in Europa erano ancora leggermente in aumento. Questa è una situazione che va avanti da tempo fra guerra dei prezzi ed eccessiva concorrenza.

Key4biz. Cosa potrebbe fare il Governo?  

Umberto De Julio. Sicuramente il Governo potrebbe fare delle cose. Si è parlato della equiparazione con le aziende energivore, e di sicuro gli operatori Tlc consumano grandi quantità di energia. Si è parlato della riduzione dell’Iva. Si è parlato di un supporto alla transizione dal rame alla fibra. Si parla oggi del tema del ‘fair share’. I primi sono fronti che possono essere tranquillamente affrontati dal Governo italiano. Il fronte del ‘fair share’ invece comporta il posizionamento a livello europeo, è partita da poco una consultazione, che però prevede tempi molto lunghi, almeno un anno ancora. Quindi, un intervento del Governo sembra non soltanto opportuno, ma anche giustificato.

Key4biz. E la situazione di stallo sulla rete Tim?

Umberto De Julio. La situazione di Tim sta diventando molto pesante. La girandola degli ad non si ferma. Ma il tema oggi non mi sembra quello di cambiare una squadra o l’amministratore delegato. Il tema è quello di definire una visione, una strategia per il futuro dell’azienda. Evidentemente il socio di maggioranza relativa (Vivendi ndr) non condivide la strada che è stata proposta dal management e bisognerà trovare una sintesi su questo, perché certamente così l’azienda non va molto lontano.

Key4biz. Le alternative però non sono poi così tante alla fine. I sindacati sono contrari allo scorporo, così come diversi osservatori come ad esempio l’ingegner Vito Gamberale secondo cui una Tim senza rete è come un corpo senza testa, privo di intelligenza. Cosa ne pensa?

Umberto De Julio. Potendo scegliere, sarebbe meglio mantenere l’unità dell’azienda ma è chiaro che poi bisogna conoscere bene dall’interno il quadro finanziario dell’azienda e quali sono le alternative che concretamente vengono date a chi l’azienda la gestisce. Però, certamente togliere la rete a un ex incumbent significa togliergli una parte fondamentale e vitale per lo sviluppo del business.

Key4biz. Senza Tlc non si fa il Digitale e non si prendono i fondi del PNRR.

Umberto De Julio. Noi in Italia, ma nemmeno in Europa, non abbiamo un’industria del Digitale vera a propria. I grand player del Digitale sono negli Stati Uniti e in Cina. Microsoft, Facebook, Google, Amazon, Tencent, Alibaba ecc.  Le telecomunicazioni, gli operatori di telecomunicazioni, sono quelli che negli ultimi 20 anni di sicuro, hanno supportato lo sviluppo e la crescita del Digitale nel nostro paese e sono quelli che possono fare da volano per la realizzazione dei progetti di Trasformazione Digitale del PNRR. Tant’è vero che ritroviamo Tim e Open Fiber nella realizzazione dei piani Italia a 1 Giga e Italia 5G. Ritroviamo Tim nel PSN. Nella realizzazione dei collegamenti con le isole. Ma anche quando si parla di trasformazione digitale delle aziende o della PA. Chiaramente gli operatori, Tim, Fastweb, Vodafone, sono al centro di questa trasformazione con i loro partner di servizi. Se questo mondo è in crisi, se questo mondo ha difficoltà a fare investimenti, e ha margini strettissimi e addirittura difficoltà a realizzare i propri programmi, va in difficoltà tutto il mondo della trasformazione digitale. Anche in altri settori come la Sanità, la Giustizia, la Scuola. Gran parte dei progetti cui sono state destinate risorse del PNRR sono progetti in cui gli operatori Tlc e i loro partner giocano una parte fondamentale, anzi sono il perno di questa trasformazione.

Key4biz. Gli ultimi governi non hanno fatto molto per la industry.

Umberto De Julio. No, a partire dal Governo Draghi e dal precedente Governo Conte. Magari erano ancora impegnati sul tema della pandemia, però non c’è stato alcun tipo di supporto per alleviare questa situazione.

Key4biz. Forse l’ultimo intervento è stata la nascita di Open Fiber, caldeggiata dal Governo Renzi sette anni fa. Poi c’è stata l’asta 5G nel 2018 e nel frattempo i limiti elettromagnetici non sono stati ritoccati da nessun Governo.

Umberto De Julio. Resta anche il nodo dei quattro operatori mobili, in Europa ce ne sono decine mentre negli Usa si contano sulle dita di una mano. In Europa, negli altri paesi sono mediamente tre gli operatori mobili. Da noi le gare per l’assegnazione delle licenze 5G hanno svenato gli operatori. Ci sono certamente le condizioni se non per un ristoro almeno per cominciare a dare un cambio di indirizzo da parte del Governo e delle Authorities. Maggiore attenzione significherebbe maggiore propensione a investire. 

Key4biz. Lo sviluppo del 5G stand alone è fermo al 7% del paese. L’ingresso di Iliad sul mercato italiano ha dato un ulteriore colpo al mercato.

Umberto De Julio. Così è stato. Di certo se si percepisse un atteggiamento diverso, più favorevole, ci sarebbero dei progetti di fusione, qualcuno si farebbe avanti. Se ne sente parlare, ma non si muove nessuno perché non si sa quale potrebbe essere l’atteggiamento delle authorities. In presenza di remedies troppo onerosi, non si muove nessuno. Gli effetti di questo influiscono a cascata su tutto l’indotto: quelli che lavorano alla realizzazione delle reti, chi lavora nel campo dei servizi.

Key4biz. Ma la carenza di manodopera è così grave da ritardare di anni i lavori di scavo della fibra?

Umberto De Julio. Il problema dichiarato della carenza di manodopera nelle imprese di installazione, circa 10mila persone, esiste almeno dall’estate del 2021. Ci sono documenti che lo attestano. Vi si associa anche un problema di prezzi, che si possono pagare per la realizzazione degli impianti. E poi oggettivamente si è realizzata una concentrazione di progetti con l’avvio del PNRR molto importante, visto che c’è ancora da finire il lavoro sulle aree bianche cui si aggiunge il lavoro sulle aree grigie di Italia a 1 Giga.

Key4biz. I lavori sulle aree grigie devono finire entro il 2026 secondo il PNRR.

Umberto De Julio. Sarà una cosa difficilissima.

Key4biz. Meglio rinunciare ai fondi del PNRR che sappiamo già che non riusciremo ad usare? Così aveva ventilato qualche giorno fa il ministro Crosetto.

Umberto De Julio. Non credo che sia necessario rinunciare ai fondi. Io credo che se ci presentassimo in Europa, facendo presenti le difficoltà che si stanno affrontando, con un piano di realizzazione credibile che comporta qualche  ritardo, io credo che troveremmo ascolto. Certo, non ci possiamo presentare con  piani  che comportano  anni di ritardo. Ma se uno fa vedere il lavoro fatto, le difficoltà e presenta un piano concreto perché non dovrebbe essere accettato? Immagino e mi auguro che questo stiano facendo il Sottosegretario Butti e il ministro Urso, che si occupano di queste cose. Rinunciare ai fondi del PNRR sarebbe assolutamente sbagliato.  Su Tim, da parte del Governo non basta più lasciar fare ai privati. Ci sono 50mila persone che ci lavorano e poi tutto l’indotto. Come il Governo  giustamente utilizza la golden power per decidere se è appropriato o no che un nuovo azionista entri nella compagine di una azienda strategica per il Paese, allo stesso modo si dovrebbe preoccupare che se questo settore va in crisi per il Paese c’è un problema.