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Pirateria audiovisiva tra mercati neri di IPTV, cyber crimine e dittatori compiacenti, un bottino globale da 70 miliardi di dollari

I danni globali della pirateria audiovisiva ed informatica

La pirateria audiovisiva è un crimine. Gli utenti di rete lo sanno, se ne rendono conto, ma allo stesso tempo ne sottovalutano il danno alle imprese, l’impatto sulla qualità dei contenuti e i costi in termini di cyber attacchi che gli utenti stessi subiscono.

Al mondo il bottino dei criminali online si avvicina ai 71 miliardi di dollari l’anno, secondo stime del Global Innovation Policy Center. Un dato spaventoso, frutto di mancate entrate al botteghino, nelle casse dell’industria e dell’erario anche.

In aggiunta ci sarebbero da considerare anche i danni economici e non solo derivanti dall’aver scaricato assieme ad un’app pirata anche un malware o un magari un ransomware. Circa un terzo dei siti pirata comporta minacce informatiche di questo tipo, con conseguenze serie per i conti correnti dei malcapitati utenti, o anche per l’identità digitale e altri dati sensibili.

Europa ed Italia

Solo in Europa si stimano guadagni per le IPTV illegali per oltre un miliardo di euro all’anno, secondo uno studio riportato da torrentfreak.com.

Nell’ultima indagine condotta da Ipsos Italia per la FAPAV, Federazione per la Tutela delle Industrie dei Contenuti Audiovisivi e Multimediali, è emerso che la pirateria provoca danni ingenti anche nel nostro Paese, sia in termini di fatturato, circa 1,7 miliardi di euro, sia come Pil, circa 716 milioni di euro; sia come entrate fiscali per lo Stato, circa 319 milioni di euro, che potrebbero essere impiegati in servizi pubblici a disposizione della collettività. Invece la pirateria non solo è un freno per lo sviluppo ma mette anche a serio rischio l’occupazione: si stima una perdita di posti di lavoro pari a 9400 unità.

La stessa Commissione europea pubblica un report annuale su queste attività illecite, la Piracy Watch List (scarica l’edizione 2022), una sorta di Osservatorio permanente sulla contraffazione, sulla pirateria e su altre forme di violazione della proprietà intellettuale.

Un fenomeno complesso, un business transfrontaliero ed intercontinentale, difficile da scardinare, spesso costituito in reti di reti di organizzazioni criminali di varia natura, che vanno poi a creare un vero e proprio mercato nero parallelo in cui c’è chi copia, chi rivende, chi offre servizi pirata sotto forma di applicazioni e piattaforme e i rivenditori finali.

Il dittatore Lukashenko

Ogni singolo servizio opera in realtà in più mercati e diverse regioni. Addirittura, è notizia di questi giorni, il Presidente (ma qualcuno lo chiama apertamente dittatore, visto che regna dal 1994) della Bielorussia, Alexander Lukashenko, ha di fatto legalizzato ogni forma di pirateria audiovisiva e informatica.

In sostanza, per aggirare le sanzioni americane ed europee contro la Bielorussia, alleata della Russia nella guerra contro l’Ucraina, il dittatore ha autorizzato tutti i cittadini ad accedere a siti e IPTV pirata per vedere film, programmi tv e serie, per sentire musica, ma anche per scaricare i software più comuni.

Il fronte globale della coalizione antipirateria ACE si allarga

Per tutti questi motivi è fondamentale stringere nuove alleanze e strategie comuni e condivise di contrasto attivo alla pirateria, sia a livello di associazioni di settore, sia Istituzionale.

L’Alliance for Creativity and Entertainment (ACE), coalizione globale di 52 partner dedicata alla tutela dei diritti di proprietà e alla costruzione di un ecosistema legale per i contenuti creativi, ha annunciato l’ingresso di un nuovo membro: United Media (United Group), attiva soprattutto nell’Europa dell’Est e nel Sud-Est europeo.

Nel board di ACE, presieduto da Charles Rivkin (Presidente della Motion Picture Association), troviamo tra gli altri Amazon, Apple TV+, NBCUniversal, Netflix Studios LLC, Sony Pictures Entertainment, Paramount, Walt Disney Studios Motion Pictures e Warner Bros.

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