Le sanzioni

Petrolio russo: embargo a metà nell’UE. In quali Paesi del mondo faremo spesa di nuovo oro nero?

di |

Raggiunta l’intesa europea sul divieto di importazione di petrolio dalla Russia, ma con grandi differenze a seconda che ci si trovi al di qua o al di là del Danubio: per l’Europa occidentale stop all’oro nero moscovita solo via mare, mentre via terra potrà circolare ancora. Per i partner orientali deroga fino al 2024.

Nuove sanzioni UE sul petrolio russo

Si chiude il lungo vertice notturno tra i Paesi dell’Unione europea (Ue) per prendere la decisione finale sul quando e il come affrancarsi definitivamente dai combustili fossili russi, in questo caso il petrolio.

Dopo la chiamata di Washington ad un rally around the flag, come dicono gli inglesi, una sorta di serrate i ranghi attorno alla bandiera dell’Occidente e i suoi valori, i partner europei tentano la difficile strada dell’addio all’oro nero di Mosca (e ai prodotti derivati), con l’ovvia conseguenza diretta di dover da subito trovare dei validi fornitori alternativi.

Secondo quanto riportato dalle agenzie internazionali, entro la fine del 2022 circa il 90% delle importazioni di petrolio russo via mare sarà bloccato dall’Unione. Questo è quanto stabilito da nell’accordo tra capi di Stato e di Governo dell’UE sulle sanzioni da imporre a Mosca.

Il petrolio in arrivo via mare è circa due terzi del totale, il rimanente viaggia via terra tramite gli oleodotti.

Accordo faticoso, le diversità al di qua e al di là del Danubio

Un accordo raggiunto con fatica, frutto di un lungo lavoro diplomatico portato avanti nelle settimane passate, che da un lato vuole dimostrare a Mosca quanto l’Europa sia determinata, ma dall’altro neanche troppo, nel senso che alcuni Paesi, tra cui Ungheria, Slovacchia, Bulgaria e Repubblica Ceca potranno godere di alcune deroghe specifiche.

Un’eccezione temporanea, è stata descritta, di cui questi Paesi potranno approfittare per continuare a ricevere il petrolio via oleodotto. La durata della deroga al momento non è nemmeno oggetto di discussione, occorreranno altri negoziati in futuro.

Per Ungheria e Slovacchia forse l’attuale deroga varrà almeno fino alla fine del 2024, mentre per la Repubblica Ceca si parla di 18 mesi.

Polonia e Germania si sono invece dette pronte a fare a meno del petrolio russo anche entro la fine del 2022.

Come riportato da Radiocor, lo stop all’import di greggio dovrebbe essere effettivo dopo sei mesi, lo stop ai prodotti petroliferi forniti dalla Russia agli Stati Ue dopo otto.

L’UE chiede di applicare rapidamente le sanzioni sul petrolio di Mosca

Il dettaglio sarà reso noto prossimamente: la decisione formale sulle sanzioni deve essere presa dal Consiglio o dai rappresentanti degli Stati presso l’Unione Europea. Già domani si riuniranno gli ambasciatori, innanzitutto per concretizzare modi e tempi dell”eccezione’ temporanea per il greggio fornito mediante oleodotto.

Al Consiglio europeo è stato chiesto di adottare l’intero pacchetto di sanzioni “senza indugio, garantendo un mercato unico ben funzionante, una concorrenza leale, solidarietà tra gli Stati membri e condizioni di parità anche per quanto riguarda il graduale affrancamento dalla nostra dipendenza dai combustibili fossili russi’. In caso di improvvise interruzioni dell’approvvigionamento, ‘saranno introdotte misure di emergenza per garantire la sicurezza dell’approvvigionamento”.

Alla Commissione spetterà il compito di verificare l’attuazione delle sanzioni, di garantire le condizioni di parità necessarie al mercato unico e di assicurare la sicurezza degli approvvigionamenti.

E qui si apre l’altro capitolo: dove prenderemo il petrolio mancante da oggi in po?

La spesa europea per il mondo: dove trovare l’oro nero mancante?

Si attende per i prossimi mesi un aumento della capacità dell’oleodotto Adria, che unisce Croazia e Ungheria e che porta oro nero dal Medio Oriente e dal Nord Africa. Al momento i tempi di attesa superano i due mesi.

Bisogna ovviamente essere il più possibile trasparenti in questo momento ed è chiaro che sostituire il petrolio russo non sarà facile. Molti degli altri Paesi esportatori di greggio non aderiscono bene al nostro concetto standard di Stato democratico.

I nostri capi di Stato e ministri dell’Energia troppo spesso sono andati in giro con il cappello in mano “di dittatore in dittatore” per chiedere più forniture di petrolio.

Secondo l’Agenzia internazionale dell’Energia (IEA) le possibilità di trovare forniture sostitutive quelle russe sono molto limitate.  A primavera la domanda mondiale di petrolio era di 100 milioni di barili al giorno. Di questi poco più di 10 milioni arrivano dalla Russia (di cui 3 milioni circa sono prodotti petroliferi).

Al momento mancano forniture per circa 5 milioni di barili giornalieri.

Dal mondo arabo alle Americhe, l’offerta è timida

Gli unici Paesi a cui si può chiedere di aumentare l’offerta di petrolio, facendo ricorso alle scorte, sono quelli dell’Opec+. L’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti sono in prima fila, rispettivamente con 2 milioni di barili e 1,1 milioni di barili al giorno come riserva.

Peccato che non mostrino nessuna volontà di aumentare la loro offerta sul mercato mondiale.

C’è poi un altro problema non da poco: nessun produttore di petrolio andrebbe ad intaccare la propria riserva strategica, perché è uno strumento finanziario molto rilevante e allo stesso tempo di sicurezza energetica nazionale.

Poi c’è anche l’Iran, che secondo l’IEA potrebbe arrivare ad una capacità inutilizzata di 1,2 milioni di barili al girono (e 100 milioni stoccati in navi container), ma in questo caso ci sono di mezzo le sanzioni americane e una tensione geopolitica con l’Occidente che non facilita le cose (mentre favorisce un avvicinamento a Mosca che dura da tempo).

Una situazione molto simile a quella del Venezuela, Stato considerato ostile dagli Stati Uniti, che potrebbe anche fornire un extra di 1,8 milioni di barili al giorno.

Rimangono poi proprio gli americani, con i loro giacimenti di scisto, ma per aumentare la produzione di circa 0,5 milioni di barili al giorno ci vorrebbero mesi, forse un anno.

La vera svolta è l’energia pulita

La bella notizia, è che il mondo intero ha raggiunto i 295 GW di nuova capacità di energia da fonti rinnovabili, superando anche gli intoppi delle interruzioni delle supply chain globali, sia di componenti primarie per la costruzione degli impianti, sia per via dei prezzi molto elevati delle materie prime.

Entro la fine del 2022 tale capacità mondiale crescerà ancora a 320 GW, che equivale all’intera domanda di energia elettrica della Germania. Il 60% di questa crescita è dovuto al solare fotovoltaico (ma l’eolico è in rapida rimonta).

In Europa la capacità rinnovabile è aumentata del 30% in un anno a 56 GW nel 2021: “La capacità rinnovabile aggiuntiva commissionata per il 2022 e il 2023 – si legge nello studio dell’IEA – ha il potenziale per ridurre significativamente la dipendenza dell’Unione europea dal gas russo nel settore energetico. Tuttavia, il contributo effettivo dipenderà dal successo delle misure parallele di efficienza energetica per tenere sotto controllo la domanda energetica della regione”.

Questa è la strada da seguire, quella dell’elettrificazione pulita, delle fonti rinnovabili, dell’efficienza energetica e della sostenibilità come punto di riferimento costante nel nostro percorso di avvicinamento agli obiettivi climatici e ambientali del 2050.