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Perché la ripresa dopo il Covid passa per le competenze ( e la formazione)

Nel periodo fra giugno e settembre del 2020 la Commissione europea ha condotto una consultazione pubblica sul tema: “piano d’azione sull’istruzione digitale 2021-2027. Il 60% circa degli intervistati ha dichiarato di non aver utilizzato prima della crisi l’apprendimento a distanza e online, mentre il 95% ritiene che la crisi prodotta dal Covid-19 rappresenti un punto di non ritorno per l’utilizzo della tecnologia nell’istruzione e nella formazione. Per il campione intervistato le risorse e i contenuti didattici online debbono essere più pertinenti al contesto, interattivi e di facile uso. Inoltre il 60% ritiene di aver migliorato le proprie competenze digitali durante il lockdown e circa il 55% di loro vuole aumentarle.

Questi sono alcuni dei dati raccolti dalla commissione UE serviti poi per elaborare l’unico documento che delinea: “la visione per un’istruzione di alta qualità, inclusiva e accessibile in Europa”. Un invito che l’organo europeo rivolge agli stati membri perché possano, in maniera condivisa, agire per rafforzare la cooperazione sui temi dell’istruzione e della formazione. La crisi da Covid-19, ancora in atto, ha messo in evidenza, di fatto, come la tecnologia digitale sia fondamentale per l’istruzione e la formazione, e come quest’ultime ora debbano necessariamente adeguarsi al passaggio dall’era analogica a quella digitale.

Le priorità strategiche previste dal piano d’azione sono due: “promuovere lo sviluppo di un ecosistema altamente efficiente di istruzione digitale” e “sviluppare le competenze e le abilità digitali necessarie per la trasformazione digitale”. Il primo dei due punti prende in considerazione le infrastrutture, la connettività e le apparecchiature utilizzate nelle scuole e nei centri di formazione. Conseguentemente la pianificazione e lo sviluppo delle capacità digitali individuali, la dimestichezza con l’utilizzo delle tecnologie da parte dei docenti e degli alunni, la qualità dei contenuti di apprendimento e la fruibilità su piattaforme sicure che rispettino le norme etiche e la privacy personale e collettiva. La Commissione, in questo senso, si prefigge di raggiugere già a partire dalla fine del 2021 il successo dell’istruzione digitale promuovendo un dialogo strategico e costruttivo fra gli stati membri dell’Unione Europea, che possa rendere l’apprendimento a distanza, online e misto: efficace, inclusivo e coinvolgente.

Per queste ragioni il documento dell’UE prevede che l’istruzione digitale dovrà: tenere conto delle diversità culturali e creative europee, essere garantita da connettività Gigabit nelle scuole, sostenere i piani di trasformazione digitale a tutti i livelli dell’istruzione e della formazione. Inoltre dovrà intensificare la pedagogia digitale e la competenza nell’uso degli strumenti e delle tecnologie, elaborare orientamenti etici sull’intelligenza artificiale (IA) e l’utilizzo dei dati. Per la seconda priorità del piano, quella relativa allo sviluppo delle competenze e delle abilità digitali, l’UE ritiene occorrano individualmente capacità e abilità digitali: di base e avanzate. Le prime sono da acquisire, sin dall’infanzia, attraverso un processo di alfabetizzazione digitale e contrasto della disinformazione, l’insegnamento dell’informatica e della robotica educativa, la buona conoscenza e comprensione delle tecnologie ad alta intensità di dati, come l’IA, e delle conseguenti trasformazioni che ne scaturiscono.

Quelle avanzate dovranno produrre un maggior numero di specialisti digitali garantendo, inoltre, che le ragazze e le giovani donne siano equamente rappresentate sia negli studi sia nelle carriere digitali. In questo senso l’impegno della Commissione è quello di elaborare orientamenti comuni per gli insegnanti e il personale didattico affinché venga promossa dai singoli ministeri competenti, negli Stati d’appartenenza, l’alfabetizzazione digitale e il contrasto alla disinformazione.

La Commissione sta già procedendo ad aggiornare il quadro europeo delle competenze digitali per includere anche quelle relative all’IA, e creare un certificato europeo delle competenze digitali (EDSC). Inoltre obiettivo dell’UE è quello di raggiungere, entro il 2030, una soglia inferiore al 15% fra gli studenti di età compresa tra i 13 e i 14 anni che hanno scarse competenze dell’informatica e dell’informazione. Questi risultati, sempre secondo l’UE, si potranno raggiungere attraverso un impegno transnazionale sulle competenze digitali degli studenti e con la partecipazione delle donne alle discipline STEM. Il piano ripensa quindi l’istruzione e la formazione per l’era digitale, cercando di stimolare in ciascuno di noi lo sviluppo di una vera e propria filosofia del digitale che porti verso la consapevolezza critica nell’utilizzo degli strumenti e dei servizi legati alla rete e internet. Formare i bambini alle digital skill sin dalle scuole elementari è fondamentale per rispondere a tutte quelle richieste del mondo del lavoro di domani, e che già da oggi iniziano ad esserci richieste. Il mondo del lavoro, d’ora in avanti, richiederà sempre di più competenze digitali per rispondere a tutte quelle esigenze che ancora non sappiamo prevedere. Nuove professioni si iniziano ad intravedere all’orizzonte, per cui sarà sempre più importante impegnarsi costantemente nel formare, coltivare e aggiornare le competenze digitali. In questo senso, purtroppo, l’Italia fra i 28 Stati membri dell’UE occupa il terzultimo posto, mentre il momento particolare dettato dalla pandemia ha accelerato la digitalizzazione dei processi sia nel mondo del lavoro che in quello della scuola.

Le competenze digitali di base sono quindi diventate necessarie e imprescindibili, proprio come il loro allineamento verso abilità del tutto nuove. In questo senso l’Osservatorio delle Competenze Digitali, già dal terzo trimestre 2020, ha registrato un considerevole aumento della richiesta di professionisti qualificati in ambito ICT per l’intero sistema produttivo italiano. Lo stesso termine “competenze digitali” sta subendo una trasformazione concettuale più articolata e complessa, passando dal solo saper utilizzare con dimestichezza e spirito critico le tecnologie della società dell’informazione all’insieme di abilità tecnologiche che consentono di individuare, valutare, utilizzare, condividere e creare contenuti utilizzando le tecnologie informatiche di internet e del web”. Si può quindi spaziare dalle semplici competenze di base come, ad esempio, l’utilizzo del computer verso quelle più evolute che riguardano la creazione di codici e software per l’intelligenza artificiale.

Come il mondo della tecnologia è in costante evoluzione anche le digital skill sono in continuo cambiamento e destinate alla trasformazione con repentinità anche nel breve periodo. Iniziare la formazione sin dalle scuole elementari significa dare ai bambini quegli strumenti interpretativi nuovi della realtà che è in continua evoluzione e trasformazione con il digitale, abituarli verso un utilizzo positivo degli strumenti, portarli a sperimentare attraverso nuove pratiche didattiche. Diffondere un’educazione al digitale e incentivare una consapevolezza critica delle tecnologie serve a rendere tutti noi più sensibili ai pericoli che si possono sviluppano in rete, come ad esempio il furto di dati e dell’identità digitale, fenomeni di cyberbullismo, la diffusione di contenuti violenti. Diventare cittadini consapevoli nell’utilizzo degli strumenti e delle tecnologie della rete, attraverso l’ottenimento e la pratica delle skill digitali, rende soggetti liberi e pensanti dell’infosfera, anziché utenti di internet semplicemente felici. I processi che stanno scaturendo dalla pandemia ci chiedono un cambiamento perché qualcosa di speciale accada, mentre quel tempo cronologico, Chronos, che siamo abituati a misurare, lo sappiamo trasformare in quel tempo nuovo che ci qualifica, Kairos. Il ruolo della scuola, in questo processo, diventa strategico sia nel contribuire allo sviluppo richiesto dai tempi, sia nel favorire quella trasformazione sociale che la tecnologia ci offre. L’istruzione inclusiva e di qualità è quella che sa integrare, allo stesso tempo, l’insegnamento analogico (tradizionale) e quello digitale, proiettando la società verso quell’ecosistema digitale in cui siamo immersi.

Quell’ondata di digitalizzazione forzata a cui la scuola è stata chiamata, in quest’ultimo anno, non va considerata come una parentesi da archiviare appena passato il Covid, viceversa deve servire come base per preparare gli studenti di ogni ordine e grado a vivere sempre meglio in quel mondo che sta diventando più specializzato e tecnologicamente avanzato. Il digitale non è quindi nemico della didattica ma: possibilità di potenziamento per la formazione e, allargamento della conoscenza. Grande importanza riveste oggi il settore dell’ICT che nella formazione può sviluppare sinergie con il mondo della scuola nel creare, ad esempio, insieme ai docenti e agli studenti attività progettuali formative. Un’iniziativa in tal senso particolarmente interessante è quella creata dal Club dei Dirigenti delle Tecnologie dell’Informazione (CDTI), che per coinvolgere più da vicino il mondo della scuola nell’ambito IT ha avviato al suo interno il dipartimento CDTI School.

Un vero e proprio laboratorio in cui le esperienze di chi opera nel settore delle tecnologie, del digitale e dell’IA possono diventare realtà per le scuole, di ogni ordine e grado, attraverso corsi di formazione, stage e percorsi di sperimentazione pensati insieme ai docenti e rivolti agli studenti. L’Ing. Massimo di Virgilio, presidente del CDTI, nel descrivere questa iniziativa ne da il senso, accresciuto dall’importanza del momento storico che stiamo vivendo: “Guidando una Associazione, che si propone statutariamente di contribuire allo sviluppo economico, industriale e sociale del Paese, promuovendo un utilizzo attento e consapevole della leva tecnologica, riteniamo che in questo momento così delicato e difficile sia indispensabile una più stretta collaborazione tra tutti i diversi attori per riuscire a creare quella forza di “sistema”, che è spesso mancata.

Alla Scuola, che è il luogo di elezione per la formazione delle nuove generazioni, bisogna destinare tutte le migliori energie per dare, senza retorica, tutta la spinta necessaria; ad essa come CDTI rivolgiamo la sua la massima attenzione, rendendo disponibili le competenze e le esperienze di professionisti, manager e imprenditori, appartenenti al mondo pubblico e privato, per accompagnare alcuni dei passaggi chiave che il grande processo di trasformazione digitale in corso porta con sé”. Continua sempre di Virgilio: “Riteniamo che sia estremamente importante far emergere e valorizzare la potenzialità delle donne nel settore dell’innovazione, perché in loro c’è sempre maggiore propensione a fare innovazione. Per questo motivo sfruttare le loro capacità per migliorare l’organizzazione dei processi e sviluppare soluzioni di fronte alle difficoltà crediamo sia fondamentale per dare un maggiore impulso alla ripresa del nostro paese.

È questo il senso con cui, ad esempio, abbiamo creato il manifesto: Donne ICT. La collaborazione come CDTI con le scuole nasce dal voler trasmettere il senso del domani ai nostri ragazzi attraverso la sorpresa e l’interesse che animano il nostro operare quotidiano nell’universo mondo delle ICT”. I ragazzi del XXI secolo, quelli che attualmente frequentano la scuola, costruiranno il terzo millennio e forse riusciranno a completare cose che noi invece non siamo riusciti a concludere nel secolo scorso. Un giorno questi ragazzi diventeranno quegli uomini e quelle donne cui spetterà prendere decisione e fare scelte giuste. Intanto che stanno crescendo e si stanno formando, per conservare intatto lo stupore e proteggere la curiosità, dovremo saper essere onesti con loro. Ai nostri giovani dobbiamo poter insegnare che le tecnologie, il digitale, l’IA, i dati sono forme da comprendere e non da temere.   

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