Il caso

Pasticcio tariffe, dopo la diffida Agcom la parola a Telecom Italia

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La diffida dell’Agcom a Telecom Italia sulla necessità di ottenere il consenso scritto per il nuovo regime tariffario flat pone non pochi problemi a Telecom Italia. Ma perché si è arrivati a questo punto?

Pasticcio tariffe in Telecom Italia. Il nuovo regime, che introduce dal primo maggio tre nuovi profili di offerta flat, che variano da 19 a 44,90 euro al mese a seconda dei pacchetti sottoscritti, non può andare in automatico, con il silenzio assenso del cliente, né sono sufficienti le informative inviate ai clienti sul nuovo regime.

E’ quanto sostiene l’Agcom che ha formalmente diffidato Telecom Italia, invitandola ad ottemperare a precisi requisiti. La modalità ‘opt-out’ (ovvero il cliente può comunicare di voler recedere o non aderire alla nuova offerta) secondo Agcom non è sufficiente e l’adesione dei clienti va verificata in modalità ‘opt in’, ovvero con esplicito e diretto assenso, caso per caso e per iscritto prima che l’offerta venga lanciata (in teoria il 1 maggio).

Secondo la diffida dell’Autorità, “la manovra posta in essere da Telecom Italia implica la modifica delle condizioni di fatturazione dell’intera clientela residenziale ed incide, in vario modo, sui piani tariffari di 5,2 milioni di utenti. Con riferimento a quest’ultimo aspetto, sono emersi diversi aspetti di criticità in relazione al rispetto degli obblighi del Servizio Universale nonché degli obblighi di informativa degli utenti interessati dalla manovra in esame”.

La richiesta sulla necessità di comunicare “casa per casa” il cambiamento delle tariffe fisse ai clienti residenziali, e di ottenere il loro consenso scritto al nuovo regime, pone ora a Telecom Italia un problema concreto. Oltre tutto c’è di mezzo anche il servizio universale che l’azienda ha l’obbligo di fornire (sia pure in cambio di una contropartita irrisoria, circa 70.000 euro per l’intero territorio nazionale). Lo stesso presidente di Telecom Italia, Giuseppe Recchi, ha garantito che l’azienda si muoverà in massima trasparenza. Martedì ci sarà un consiglio Agcom in cui l’argomento avrà prevedibilmente un seguito.

Ma c’è da chiedersi come e perché si è arrivati a questo punto e perché non siano stati affrontati prima dubbi e perplessità, ovvero perché l’Agcom sia stata costretta a impugnare l’arma della diffida – che è del 20 aprile – a soli 10 giorni dall’entrata in vigore dei nuovi piani tariffari?

Cosa non ha funzionato nei rapporti fra Telecom Italia e Agcom?

Ora ci sono pochi giorni per sapere cosa accadrà.