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Parte il Mia (Mercato Internazionale dell’Audiovisivo), ma resta il deficit di dati

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Il Ministro della Cultura Sangiuliano in conflitto con la sua Sottosegretaria Borgonzoni? La Sottosegretaria leghista continua a manifestare entusiasmo sulle sorti del cinema italiano, il Ministro frena e chiede che si producano meno film e di migliore qualità.

Questa mattina è partita la nuova edizione del Mia – Mercato Internazionale Audiovisivo, la nona, che si svolge da lunedì 9 ottobre a venerdì 13 a Roma, tra il Cinema Barberini (nella sua nuova veste di elegante ristrutturazione) e Palazzo Barberini (una delle più belle strutture museali d’Italia) per cinque intense giornate all’insegna di un programma certamente ricco, ma… confuso e caotico: basti pensare che oggi si svolgono alcuni incontri di interesse per molti operatori ma sono proposti in assurda… contemporanea, rendendo impossibile la partecipazione fatta salve doti di… teletrasporto e di ubiquità.

In effetti, riteniamo che, a fronte della notevole dotazione budgetaria (la cui entità resta un mistero, confermandosi un incredibile deficit di trasparenza), una kermesse come il Mia non dovrebbe commettere simili marchiani errori di organizzazione.

Esempio concreto: oggi alle 15:30 si tengono: un convegno promosso dall’associazione italiana dei documentaristi, Doc/it, presieduta da Francesco Virga, sulla situazione del settore, e specificamente sulle conseguenze del nuovo (evanescente più che in passato) “contratto di servizio” Rai (2024-2028), che la Commissione Vigilanza ha benedetto martedì 3 ottobre 2023 (ricordiamo che sull’edizione di venerdì scorso di questa rubrica, abbiamo proposto la versione definitiva del testo, che il Parlamento ha trasmesso al Mimit: vedi “Key4biz” del 6 ottobre 2023, “Parte la nuova edizione del progetto Mic-Mim ‘Cinema e Immagini per la Scuola’ (Cips)”); un incontro con la dirigente del Mimit, Donatella Proto, che illustrerà alcuni dei risultati del bando promosso nel 2022 dal dicastero attualmente guidato da Adolfo Urso sul rapporto tra tecnologie 5G ed audiovisivo (il bando 2023 è stato lanciato ad inizio agosto e si chiude il 24 ottobre)…

Senza fare cenno ad almeno altre tre iniziative, anch’esse in contemporanea oggi pomeriggio!

Il Mia: “di tutto, di più”, ma con sovrapposizioni e confusione

Insomma, sembra quasi un vecchio slogan della Rai: “di tutto, di più”, ma… col concreto rischio di sovrapposizioni e confusioni.

Ricordiamo che il Mia è nato nel 2015 ed cresciuto grazie alla consolidata “joint venture” tra le due maggiori “lobby” del settore audiovisivo italiano: l’Anica (Associazione Nazionale Industrie Cinematografiche Audiovisive e Digitali, presieduta da Francesco Rutelli) e l’Apa (Associazione Produttori Audiovisivi, presieduta da qualche mese da Chiara Sbarigia – che è anche Presidente di Cinecittà, ma nessuno sembra rilevare il contrasto di interessi –, dopo la rinuncia di Giancarlo Leone ad una rielezione). Beneficia del sostegno del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (Maeci), Ice-Agenzia per la Promozione all’Estero e l’Internazionalizzazione delle Imprese Italiane, ed è co-finanziato da Creative Europe Media, e del Ministero della Cultura, del Ministero delle Imprese e del Made in Italy, della Regione Lazio, ed è sostenuto anche grazie al supporto di importanti sponsor privati.

Tutto questo grandioso spiegamento di risorse, cosa produce concretamente?!

Sicuramente attrae verso la Capitale oltre un migliaio di operatori del sistema audiovisivo internazionale, e si pone come vetrina importante anche per la produzione “made in Italy”.

Ma, più… esattamente?!

Non è finora mai stata realizzata una valutazione di impatto del Mia, e già soltanto questo deficit evidenzia quanto in Italia si continui a mettere in atto “politiche culturali” deficitarie di analisi critiche.

Vale per il Mia, così come vale per la imminente Festa del Cinema di Roma.

L’anno scorso intitolavamo l’edizione della rubrica IsICultilprincipenudo” sulle colonne di “Key4biz” con un significativo “Mia e Festival del Cinema: servono davvero allo sviluppo del sistema audiovisivo nazionale?” (vedi “Key4biz” del 14 ottobre 2022): quella domanda – tutt’altro che retorica – resta immutata- E senza risposte.

Particolare attesa c’è oggi per l’evento che si terrà alle ore 18: la Sottosegretaria alla Cultura Lucia Borgonzoni presenterà la nuova edizione del report curato dalla Direzione Cinema e Audiovisivo (Dgca) del Ministero, guidata da oltre un decennio da Nicola Borrelli. Il dossier era stato annunciato nell’economia del Festival di Venezia, ma poi il Ministero ha deciso di rimandare la presentazione.

Si tratta di un documento importante, per comprendere alcune dinamiche del settore, ed abbiamo già anticipato su queste colonne, venerdì scorso, l’impressionante dato (sintetico) di 355 film prodotti in Italia nel corso del 2022.

Abbiamo anche segnalato – ma lo andiamo denunciando da lungo tempo – che questa “sovrapproduzione” è uno dei risultati perversi dell’uso (ed abuso) dello strumento del “tax credit”.

Fin da agosto, peraltro la Sottosegretaria Borgonzoni ed il Dg Borrelli hanno annunciato una “correzione di rotta”, ma ancora non si vedono i risultati delle consultazioni (non pubbliche) che pure sono state avviate.

A-sintonia tra il Ministro (di Fratelli d’Italia) e la Sottosegretaria (della Lega Salvini) sullo “stato di salute” del cinema italiano?

Un elemento merita però attenzione: per quanto il Ministro Sangiuliano abbia assegnato alla Sottosegretaria Borgonzoni ampia delega, su cinema e audiovisivo (ma anche rispetto a settori strategici come la moda ed il design, che vengono seguiti dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Mic – guidata da qualche settimana da Angelo Piero Cappello, subentrando a Onofrio Cutaia, chiamato a dirigere il Maggio Fiorentino – inclusa una dotazione di 155 milioni di euro dai fondi Pnrr destinati alle imprese culturali e creative), un qualche segnale di a-sintonia sembra emergere nelle ultime settimane.

Un osservatore attento non può non notare che all’entusiasmo continuo della Sottosegretaria (che pure sembra ignorare che la quota dei film italiani nei cinematografi è ormai crollata a picco), non corrisponde un sentimento simile da parte del Ministro, che continua a ripetere – saggiamente – l’auspicio di “produrre meno film” ma di “migliore qualità”.

Le due visioni non sono esattamente coincidenti, e questa divergenza merita essere analizzata: riteniamo che il Ministro voglia infatti stimolare nella Sottosegretaria un’accelerazione dell’annunciato processo di riforma del “tax credit”. E magari anche una riflessione critica complessiva su come lo Stato italico interviene per sostenere il settore.

In effetti, la Sottosegretaria non ha finora apportato alcuna “correzione di rotta” alla legge sul cinema e audiovisivo tanto cara all’ex Ministro “dem” Dario Franceschini, eppure è ormai trascorso un lasso temporale adeguato ad una revisione (la legge n. 220 detta giustappunto “legge Franceschini” è del 2016), anche radicale, di un sistema normativo che ha privilegiato la “produzione” a discapito di altre fasi della “filiera”, in primis l’esercizio cinematografico…

Una legge che ha privilegiato i “grossi” produttori, a discapito dei “piccoli”, ovvero degli indipendenti…

Una legge che non ha certamente stimolato la fruizione dei film nelle sale cinematografiche (nonostante interventi palliativi come il tanto decantato – dalla Sottosegretaria ma anche da associazioni come l’Anica e paradossalmente anche da quella dell’esercizio Anec – quanto fragile progetto promozionale “Cinema Revolution”…).

Gennaro Sangiuliano: “meno film” ma di “migliore qualità”. Ma intanto non ci sono dati e analisi adeguate a comprendere la vera situazione del cinema e dell’audiovisivo in Italia

La dichiarazione non è stato ripresa da nessuna testata giornalistica né sul web, ma venerdì scorso il Ministro Gennaro Sangiuliano, intervenendo al convegno “Italia, le radici della Bellezza – Turismo, Cultura, Enogastronomia, Sport” organizzato dal gruppo parlamentare di Fratelli d’Italia alla Camera a Brucoli, (frazione di Augusta, in provincia di Siracusa), ha ribadito il concetto: “stiamo lavorando per la riforma del tax credit: negli anni passati sono stati finanziati fino a 800 film l’anno, vogliamo elevare la qualità e far diminuire la quantità”.

Francamente la cifra di “800 film l’anno” (???) è stupefacente, e non comprendiamo quale sia la fonte del Ministro: forse si riferisce alla quantità di istanze che pervengono al Ministero con richiesta di sostegno, ovvero accesso al “tax credit”… ma, grazie agli dèi!, la produzione italiana non è su quei livelli. Livelli che determinerebbero un “boom”, apparente, destinato a scoppiare – come una classica “bolla” – con un mercato (né nazionale né internazionale) che non manifesta certo cotanta domanda…

Già sono molti, anzi troppi, 355 film, della quasi totalità dei quali non si riesce a sapere nulla: ribadita infatti l’importanza del report annuale della Dgca del Mic, ribadiamo anche che la titolazione dovrebbe essere modificata, perché il Ministero non rende di pubblico dominio “Tutti i numeri del cinema e dell’audiovisivo”, ma soltanto una parte del proprio dataset. Basterebbe proporre, per ognuno dei 355 film prodotti nel 2022, un minimo di informazioni. Che ad oggi non sono disponibili.

Come già scrivevamo anche venerdì scorso 6 ottobre su queste colonne: 355 trecento-cinquanta-cinque nel 2022. Erano 313 nel 2021. Erano 252 nel 2020. Inflazione produttiva galoppante… Il report del Ministero riporta i titoli di questi 355 film (nelle sue pagine finali, a corpo piccolo assai), ma purtroppo nemmeno un dato che consenta la… “tracciabilità” di queste opere: sono usciti in sala? per quanti giorni? in quante copie?! con quanti spettatori e quali incassi? e sono stati trasmessi dalle emittenti televisive “pay” o “free”? sono stati offerti dalle piattaforme?! come sono stati valutati dalla critica? a quali festival sono stati invitati a partecipare?

Su questi dati: trasparenza zero.

E si osservi come il report non consenta nemmeno di comprendere quale sia il vero apporto dei produttori cinematografici ed audiovisivo italiani a livello di loro “capitale di rischio”: ciò basti.

Altro che “tutti i numeri” del cinema e dell’audiovisivo italiano, come recita il titolo del rapporto, in modo piuttosto… fuorviante. E ottimista! D’altronde, in perfetta sintonia – appunto – con l’approccio “positivo” della Sottosegretaria.

Eppure – ci si domanda, una volta ancora – come si può ben governare il sistema, se non si dispone di una adeguata strumentazione tecnica di conoscenza?!

Replay: la “valutazione di impatto” della Legge Cinema e Audiovisivo ancora non esiste. Anche se formalmente la Dgca la affida, ormai da cinque o sei anni, sempre allo stesso raggruppamento – Università Cattolica di Milano e Ptsclas spa – che producono un corposo tomo… all’acqua di rose.

Il Ministro Sangiuliano: “in ogni Comune ci dovrebbero essere teatro, cinema e biblioteca”. Ha ragione, ma nemmeno il Ministero dispone di una mappatura accurata ed aggiornata dei presidi culturali negli oltre 8mila Comuni d’Italia

Ma andiamo oltre, e ri-agganciamoci al “Sangiuliano-pensiero”: giovedì scorso 5 ottobre 2023, s’è registrata una ulteriore sortita del Ministro, che pure ci ha sorpreso: “in ogni Comune ci dovrebbero essere teatro, cinema e biblioteca”, ha detto intervenendo nella Sala Zuccari del Senato alla cerimonia di consegna dei premi “Guido Dorso” promossi dall’omonima associazione presieduta da Nicola Squitieri. “Dico sempre ai giovani che la cultura è un diritto universale – ha sostenuto il Ministro – è centrale per elevare la qualità della vita dei cittadini. In ogni Comune ci dovrebbe essere un teatro, un cinema, una biblioteca, un luogo di incontro per i giovani per ragionare di cultura”.

Ha perfettamente ragione, il Ministro.

Però – ahinoi – nella prospettiva di attivazione di politiche che superino questo grave deficit, il titolare del Mic… sa che il suo stesso dicastero non dispone di un dataset in materia?!

Né il Mic né l’Istat né la Siae dispongono di una mappatura accurata ed aggiornata dei “presidi culturali” attivi in tutti i Comuni italiani.

Potrà sembrare incredibile, ma così è: non esiste nel nostro Paese un censimento ed una mappatura di quante edicole, quante biblioteche, quante sale teatrali, quanti cinematografi, quanti musei… sono attivi in ognuno degli oltre 8mila Comuni d’Italia…

Su questi temi, vedi anche l’intervento IsICult su “Key4biz” del 9 dicembre 2022, “Qual è lo stato di salute delle industrie culturali e creative in Italia? Segnali contrastanti, tra ricerche Istat ed Aie”.

Allorquando nel 2022 la Società Italiana degli Autori e degli Editori (Siae) decise di affidare all’Istituto italiano per l’Industria Culturale – IsICult (tra l’altro curatore di questa rubrica “ilprincipenudo” per “Key4biz”) la revisione editoriale dello storico “Annuario dello Spettacolo”, si decise di focalizzare l’attenzione anche sugli squilibri territoriali: emersero dati critici, in quantità, che suscitarono notevole attenzione da parte dei media (il quotidiano confindustriale “Il Sole 24 Ore” rilanciò la notizia nella prima pagina della sua edizione del 5 dicembre 2022, con un articolo intitolato “L’Italia e il cultural divide”). In particolare, i dati relativi al Meridione evidenziavano un livello di fruizione di “spettacolo” drammaticamente inferiore a quello del resto d’Italia. E ciò è evidentemente concausato da una “offerta” assai limitata, ovvero dall’assenza di presidi culturali nella gran parte dei Comuni del Sud. Si rimanda al nostro intervento su “Key4biz” del 2 dicembre 2022, “L’Italia divisa in due: cresce il divario culturale tra Nord e Sud”.

Al di là di quel tentativo di esplorazione “avanguardistico”, non sono poi emerse sensibilità del Governo su questo delicata tema: e come si può invertire la rotta di questo continuo “depauperamento” culturale del Mezzogiorno, se non si dispone nemmeno di dati approfonditi ed aggiornati, sui quali impostare coraggiose nuove “politiche culturali”?!

Ancora una volta, si assiste – sconcertati – a belle dichiarazioni di intenti, che corrono il rischio di lasciare il tempo che trovano, se non ci si dota di un “sistema informativo” adeguato ad un “policy making” moderno.

Purtroppo, temiamo che anche dall’edizione 2023 del Mia – Mercato Internazionale Audiovisivo verrà un gran flusso di “chiacchiere” – alcune certamente stimolanti (sia ben chiaro) – ma non dati ed analisi adeguate a comprendere la vera verità dello stato di salute del settore. La vera natura analizzata in modo oggettivo, non strumentale alle tesi di un’associazione di imprenditori o di un’altra. E d’altronde, basti pensare che è l’Apa – quindi un soggetto di parte (che non rappresenta la totalità dei produttori audiovisivi italiani) – a presentare, sempre nella kermesse Mia, venerdì prossimo 13 ottobre, la nuova edizione del report sullo stato strutturale e di mercato dell’industria audiovisiva italiana… Ed è l’Anica a presentare, domani pomeriggio una nuova edizione di uno studio sulla promozione internazionale del cinema e dell’audiovisivo italiano nel mondo… Ed Anica ed Apa sono i due co-organizzatori del Mia. Il Mia: una kermesse che finisce per essere la grancassa della conservazione dell’esistente?!

Ed il Ministero resta in silenzio…

Senza disporre di radiografie indipendenti

Senza disporre di bussole non influenzate da interessi partigiani…

E come se il Ministero dell’Economia governasse il sistema avvalendosi esclusivamente di analisi prodotte dal Centro Studi di Confindustria. Che certamente – lobby potentissima qual è – influenza le politiche economiche del Governo, ma non le detta.

[ Nota: questo articolo è stato redatto senza avvalersi di strumenti di “intelligenza artificiale. ]

(*) Angelo Zaccone Teodosi è Presidente dell’Istituto italiano per l’Industria Culturale – IsICult (www.isicult.it) e curatore della rubrica IsICult “ilprincipenudo” per “Key4biz”.