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Il social sovranista ‘Parler’ ha avuto un ruolo di primo piano nell’assalto a Capitol Hill

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Il social network Parler non ha impedito che le idee sovversive del Tycoon non venissero ascoltate dai suoi fan.

Nella lunga giornata d’assalto di ieri al Campidoglio degli Stati Uniti i social network hanno faticato parecchio nel prendere misure da Donald Trump. Twitter e Facebook hanno sì, censurato tweet e video, ma questo non ha impedito che le idee sovversive del Tycoon non venissero ascoltate dai suoi fan utilizzando altri canali.

Questo perché in un social parallelo, chiamato Parler, i seguaci di Trump continuavano ad aizzare la folla su quello che stava succedendo.

Come funziona Parler

Il social, fondato nel 2018 da due imprenditori informatici statunitensi John Matze e Jared Thompson, sembra aver acquisito una certa fama soprattutto tra gli attuali esponenti di destra americani che l’hanno considerato una valida alternativa a Twitter.

Dopo le elezioni presidenziali americane che hanno visto la vittoria del democratico Joe Biden, Parler ha visto aumentare vertiginosamente i download sul Play e App Store, passando da 4,5 a 8 milioni di iscritti in pochi giorni.

Twitter nelle settimane precedenti alle elezioni americane, ha “etichettato” i tweet di Donald Trump che diffondono falsità e accuse non provate, con un avviso che ne segnala l’infondatezza.

Parler è stato creato proprio per questo: negli ultimi anni, Twitter ha cercato di limitare la diffusione di messaggi d’odio e violenti sospendendo alcuni account dell’estrema destra particolarmente influenti, per esempio quello dell’opinionista Milo Yiannopoulos o del divulgatore di teorie complottiste Alex Jones.

Infatti, il modello del nuovo social appare molto simile a quello di Twitter ma con la netta differenza che Parler si autoproclama social senza censura e a favore della libertà di parola.

Così come su Twitter, anche su Parler, si possono pubblicare messaggi fino a mille caratteri, “votando” o condividendo con i propri follower quelli degli altri.

Parler e Capitol Hill

Quando i rivoltosi hanno preso il controllo del Campidoglio, sul social network sono apparsi messaggi come questo:

È giunto il momento Patriots. Questo è il nostro tempo. È ora di riprendersi il nostro Paese. È ora di lottare per la nostra libertà“, ha scritto Lin Wood, un avvocato che lavora per Trump per ribaltare le elezioni del 2020.

“Twitter ha appena censurato la richiesta di pace di Trump. Questo ci dice tutto ciò che dobbiamo sapere su chi è davvero dietro l’escalation di violenza”, ha scritto Avi Yemini, corrispondente di Rebel News, su Parler.

Un utente ha risposto dicendo: “Nessun cambiamento senza spargimento di sangue!” Un altro utente, Sean Bailey, ha detto che la violenza della folla a Washington era “inevitabile“.

“I legislatori statali non hanno ascoltato. I governi statali non hanno ascoltato. Il Congresso non ha ascoltato. I funzionari statali non hanno ascoltato. E i tribunali non hanno nemmeno provato ad ascoltarli, ha scritto.” Questo era il risultato inevitabile. “

Mentre Twitter è stato inondato di richieste di chiudere completamente l’account di Trump, e alla fine ha bloccato l’account per 12 ore, come Facebook e Instagram, il video in cui Donald Trump invita i manifestanti ad andare a casa denunciando allo stesso tempo elezioni rubate è stato accolto con circa 14mila voti positivi e 5mila commenti su Parler nella sua prima ora.

La bufala degli Antifa e del movimento BLM

Un altro punto di forza in generale la politica di Parler è di non rimuovere né segnalare quelli che diffondono bufale, lasciando semmai il compito di smentirle agli altri utenti.

Ieri sul social network ha preso piede tra gli utenti la bufala che gli scontri a Capitol Hill sono stati pianificati dal movimento Antifa e dal movimento Black Lives Matter, il movimento che tra l’estate e l’autunno ha caratterizzato le manifestazioni di piazza americane, dopo l’uccisione dell’afroamericano George Floyd da parte dei poliziotti di Minneapolis.

A far scattare le proteste non sarebbero stati i sostenitori di Donald Trump: una teoria di cui gli utenti di Parler si dicono convinti. Posando alcune presunte prove: un video in cui un poliziotto di guardia a Capitol Hill “guiderebbe gli Antifa” o, ancora, la falsa confessione di un presunto Antifa che ammetterebbe di essere stato pagato per entrare in Campidoglio travestito da sostenitore di Trump.

I social network minano la democrazia?

Al momento gli account di Donald Trump sono stati sospesi. Il blocco del social di Mark Zuckerberg segue quello simile di 12 ore deciso da Twitter.

Espellerlo da Twitter, Facebook e YouTube metterà la democrazia americana al riparo da un altro colpo di mano? Fino a quando esisteranno altri social media che non censureranno fake news e deliri come su Parler, la strada è ancora lunga.