Indagine

Il paradosso dell’IoT, le persone lo vogliono ma non si fidano

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L’IoT migliora la vita delle persone che però non si fidano del modo in cui vengono usati i loro dati personali e non li considerano al sicuro.

Il paradosso dell’IoT? I consumatori capiscono e apprezzano i vantaggi derivanti dagli oggetti connessi, ma continuano a dubitare e temere i rischi per la sicurezza dei loro dati. Questo il risultato di un’indagine condotta da Cisco su un campione di 3mila persone, secondo cui il valore dell’IoT è ben chiaro agli utenti, ma la fiducia su come vengono gestiti e per cosa vengono utilizzati i loro dati è ancora tutta da costruire da parte delle aziende.

Quindi ecco il paradosso: nonostante la scarsa fiducia nella data security dell’IoT, i consumatori interpellati non vogliono disconnettersi, nemmeno per brevi momenti, dai servizi IoT.

Per Cisco l’esito del sondaggio indica che ormai le persone sono disposte ad affidarsi in maniera integrale all’IoT per ampie fette della loro vita, anche se di fatto non si fidano del mondo in cui i loro dati personali verranno utilizzati dalle aziende e dalle organizzazioni a cui si affidano.

Ma il gioco vale la candela, tanto che i consumatori sembrano ormai propensi a sacrificare la sicurezza dei dati al fatto di restare sempre connessi.

La priorità delle aziende, quindi, è creare la fiducia e un controllo granulare dei dati da condividere con gli utenti per raggiungere un quadro di “accountability” costante lungo l’intera catena del valore del dato.

Di fatto, il 53% degli intervistati pensa che l’IoT migliori la loro vita, il 47% è convinto che migliori la loro efficienza e il 34% crede che migliori la loro sicurezza personale. Al contrario, soltanto il 9% degli utenti pensa che i loro dati raccolti tramite IoT siano al sicuro. E appena il 14% pensa che le aziende che raccolgono i loro dati facciano un buon lavoro nell’informarli su quali dati vengono raccolti e come vengono utilizzati.

Insomma, una chiara domanda di trasparenza da parte degli utenti. I consumatori vogliono sapere quali dati sono raccolti e da chi. Un’esigenza destinata a crescere in futuro, visto che secondo stime di Gartner oggi ci sono 8,4 miliardi di oggetti connessi a livello globale, in crescita del 31% in un anno, destinati a lievitare a 20,4 miliardi nel 2020.

Sembra ormai evidente che i consumatori non vogliano rinunciare a servizi come le auto connesse, le smart home o le tecnologie indossabili, da quelle per il fitness a quelle per la salute per fare alcuni esempi. Ma il numero crescente di connessioni individuali pro capite rappresenta un’integrazione digitale, che apre nuovi fronti per privacy e sicurezza su cui gioco forza le aziende dovranno fare maggior chiarezza per rassicurare gli utenti.