PAdigitale. Rottamare la burocrazia? Subito un prototipo di comune digitale

di Donato A. Limone, Ordinario di informatica giuridica e Direttore del Dipartimento di Scienze giuridiche ed economiche, Università degli studi di Roma “Unitelma Sapienza” |

Amministrazione digitale, gestione associata delle funzioni, nuovi modelli di “governo”. Sono queste le priorità da seguire per rinnovare il governo dei comuni

La rubrica PAdigitale, a cura di Donato A. Limone, Ordinario di informatica giuridica e Direttore del Dipartimento di Scienze giuridiche ed economiche, Università degli Studi di Roma Unitelma Sapienza. Analisi e approfondimenti sul processo di attuazione della Riforma della PA. Per consultare gli articoli precedenti clicca qui.

La gestione associata delle funzioni da parte dei comuni è stata stabilita dall’art. 14 della legge 122/2010; l’art. 19 della legge 135/2012 ha poi ridefinito le “funzioni fondamentali” e la legge 56/2014 (meglio conosciuta come legge Delrio) ha confermato l’obbligo di “associazione” (tramite unione) in modo tale da ottenere due obiettivi: in primo luogo, mettendosi assieme i comuni possono garantire servizi di qualità su tutto il territorio; in secondo luogo, possono fare significative economie con una gestione condotta con nuovi criteri.

I Comuni “obbligati” a mettersi “insieme” dalle leggi oppure?

Con la recente legge di stabilità si conferma l’associazione obbligatoria tra comuni, ma da più parti (in particolare Anci) si chiede la sospensione dell’obbligo con scadenza al 31 dicembre 2015 per una “riconsiderazione” del caso.

Dal 2010 ad oggi tutto il processo di gestione associata delle funzioni è “bloccato” e soprattutto si è bloccato un processo che (anche in una logica graduale ed incrementale) avrebbe potuto innescare elementi significativi di innovazione sotto diversi profili contribuendo ad un cambiamento veramente forte nella “infrastruttura istituzionale ed organizzativa” più capillare e insostituibile del Paese costituita dai comuni e dai comuni piccoli in particolare.

Il modello della unione dei comuni è particolarmente utile a realizzare e sperimentare nuove forme di governo e di gestione. Le unioni dei comuni oggi sono 439 che comprendono 2.327 comuni con una popolazione complessiva di 9.875.855 abitanti (Fonte Anci-Area Piccoli Comuni/Unioni di Comuni: novembre 2015). Sono una realtà da considerare positivamente, ma in una ottica di forte cambiamento.

Come affrontare oggi il problema?

Con l’adozione di nuovi modelli di “governo locale” (che richiede un nuovo modello di “governo interistituzionale”) dato che da 30 anni siamo legati a modelli gestionali (del “quotidiano” ed in una logica esecutiva e di “gestione di pratiche”) e non a nuovi modelli di governo (decisioni pubbliche trasparenti, partecipate, sostenibili, basate su dati validi, affidabili, completi, aggiornati, aperti; con un nuovo ruolo sia degli Organi politico-amministrativi sia della dirigenza).

Quindi, se si vuole imboccare la strada di un passaggio razionale ma graduale verso forme associate per meglio governare allora è giusta (per l’ultima volta!) una sospensione dell’obbligo di legge ad associarsi in un certo modo ma senza “pasticciare” ancora di più.

E allora, la strada è quella di intervenire sul processo con modelli di governo “nuovi”, senza soluzioni miste (pericolose), superando gli attuali modelli organizzativi che costano moltissimo e rendono poco!

Il modello organizzativo e funzionale del nuovo governo locale deve operare sulla base di alcuni principi/criteri (i “razionali” delle istituzioni pubbliche locali).

I principi/criteri sono:

  1. Gestire in modo associato le funzioni fondamentali per meglio operare e per ridurre i costi di governo e di gestione;
  2. Governare sulla base e sulla logica dei progetti;
  3. Governare un sistema “semplificato”;
  4. Governare tramite un meta-modello organizzativo costituito dall’amministrazione digitale;
  5. Governare sulla base di dati formati nel rispetto dei requisiti di legge;
  6. Governare tramite modelli organizzativi del lavoro orientati al telelavoro e al smart working;
  7. Governare utilizzando tecnologie dell’informazione e della comunicazione che contribuiscano alla creazione di una “rete di comuni che operano in rete”, scambiando dati e senza “spostare” e fare girare a vuoto i cittadini e le imprese con costi elevati di una “burocrazia ridondante” che deve essere rottamata dalle fondamenta.

Questi principi si materializzano e si attuano sulla base di specifici moduli organizzativi che presentano delle precise connotazioni.

Governare “per progetti”

Con modelli di gestione associata delle funzioni che si basano sulla logica di “governare per progetti” (programmazione e gestione delle risorse in relazione ad obiettivi specifici approvati dai decisori pubblici). Operare per progetti significa definire con precisione una filiera di decisioni/azioni/prodotti/servizi in tutte le sue componenti (risorse, ruoli, tempi, modalità di attuazione, qualità, tracciabilità delle attività, responsabilità, ecc.) e in questa filiera nessuno può chiamarsi ”fuori” dalla filiera, dall’inizio fino alla fine: una novità importante per i decisori e la dirigenza, i dipendenti e i cittadini stessi. Questo è un modo nuovo di governare. Si supera la dimensione delle decisioni approssimate, unilaterali, adottate con due righe di delibere, espressione di una burocrazia “pigra”, furba, sorniona.

Governare con processi e procedure semplificati

Il punto forte, insostituibile, preliminare, necessario di ogni amministrazione è la semplificazione (il dovere di semplificare) stabilito con chiarezza dalla legge 241/90 (e quasi per niente attuato). Il dovere di semplificare per qualificare, rendere veloce, utile, funzionale, economica, trasparente, imparziale la propria risposta ad una richiesta di un cittadino o di una impresa.

La semplificazione è il primo passo per andare verso l’amministrazione digitale (art. 15 del CAD). La semplificazione deve essere effettuata nell’ottica della “comunità di pratiche” e della semplificazione per “famiglie di processi”. Effettuato un prototipo di comune digitale semplificato questo può essere adottato da tutti i comuni d’Italia (i processi di base sono uguali in tutti i Comuni).  Senza semplificazione non si può garantire la trasparenza dell’azione amministrativa.

Governare con dati formati nel rispetto di precisi requisiti

I dati/documenti pubblici sono la base di un governo e di una gestione corretta, funzionale, economica, sostenibile, aperta, trasparente. I dati pubblici devono essere “formati” nel rispetto dei requisiti stabiliti dal CAD (art. 50 e ss.) e dall’art. 6 del dlgs 33/2013. I requisiti dei dati devono essere applicati se non si vuole rischiare di produrre atti pubblici senza valore legale perché basati su dati e documenti senza requisiti. I requisiti sono: dati disponibili, accessibili in rete, sicuri, completi, aggiornati, chiari, validi, affidabili, tracciabili, ecc.

Governare con una organizzazione del lavoro leggera, snella, flessibile, digitale

L’Unione dei comuni può sperimentare realmente nuove forme di lavoro pubblico flessibile, snello, veloce, in rete (telelavoro, smart working, ecc.) sulla base del principio che le risorse umane restano nell’ambito contrattuale dei propri comuni ma operano in rete per le attività di coordinamento, amministrative, dei progetti, ecc. senza ricorrere al comando e al distacco.

Governare tramite un uso “intelligente” delle tecnologie Ict

Tutto ciò che abbiamo scritto finora poggia sull’uso intelligente e necessario delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione da parte dei comuni della Unione senza ridondanze di tecnologie.

 

L’amministrazione digitale come “meta-modello” organizzativo

Il meta modello organizzativo che “lega” tutti i moduli ed i livelli organizzativi e di governo sopra indicati è “l’amministrazione digitale” nella quale i documenti sono formati in modalità nativamente digitale, i siti permettono l’accesso civico, l’organizzazione del lavoro è digitale, le istanze sono digitali, i cittadini operano nella logica della cittadinanza digitale.