l'analisi

PAdigitale. Perché la nomina del responsabile per la transizione digitale nelle PA è urgente

di Donato A. Limone, Professore di informatica giuridica e direttore della Scuola Nazionale di Amministrazione Digitale (SNAD), Università degli studi di Roma, Unitelma Sapienza |

Senza una vera funzione di coordinamento il processo di transizione digitale non permetterà la transizione verso un’amministrazione nativamente digitale e la PA non diventerà volano di innovazione per il Paese.

La rubrica PAdigitale, a cura di Donato A. Limone, Professore di informatica giuridica e direttore della Scuola Nazionale di Amministrazione Digitale (SNAD), Università degli studi di Roma, Unitelma Sapienza. Analisi e approfondimenti sul processo di attuazione della Riforma della PA. Per consultare gli articoli precedenti clicca qui.

1. Il responsabile della transizione: la nomina è urgente, perché?

La circolare n.3/2018 del Ministro per la pubblica amministrazione (Responsabile per la transizione digitale, art. 17 decreto legislativo 7 marzo 2005, n.82 “Codice dell’amministrazione digitale”) riveste particolare valore perché la nomina del responsabile della transizione digitale non si esaurisce in un semplice “adempimento” di legge ma tale nomina rientra nelle azioni del Governo finalizzate a rendere concreto il processo di trasformazione digitale della pubblica amministrazione che costituisce elemento cruciale e fondamentale per la stessa crescita digitale dell’Italia.

Perché il Ministro Giulia Buongiorno sottolinea l’urgenza della nomina di questa figura amministrativa fondamentale? Perché senza una vera funzione di coordinamento il processo di transizione digitale (come è avvenuto finora) non permetterà la transizione verso un’amministrazione nativamente digitale e la pubblica amministrazione non diventerà volano di innovazione per il Paese. Ricordo brevemente che le nostre macchine burocratiche non si caratterizzano per semplicità amministrativa e sono ancora legate ai processi di “automazione” (automazione verticale e per singoli applicativi) e non hanno intrapreso nella generalità dei casi (salvo alcune poche eccezioni)  la strada del processo di digitalizzazione. Sulla urgenza della nomina del responsabile della transizione mi limito a segnalare il “forte” e “critico” intervento della  Commissione parlamentare di inchiesta sul livello di digitalizzazione e innovazione delle pubbliche amministrazioni (Presidente, on. Paolo Coppola). Da allora (2017) poche sono le amministrazioni che hanno nominato il “responsabile” (resta da verificare cosa è avvenuto con e dopo la nomina dei responsabili). Oggi possiamo rilevare (dati IPA – Indice delle Pubbliche Amministrazioni) che 11 Ministeri su 13 hanno nominato il responsabile della transizione digitale; per quanto riguarda le Regioni e le province autonome 14 su 21 hanno pubblicato il nominato del responsabile su IPA; 11 città metropolitane su 14; 44 Comuni capoluogo su 109. Possiamo rilevare quindi un ritardo notevole rispetto al 2016 ma soprattutto il ritardo è significativo: sta a dimostrare che il processo di digitalizzazione non fa parte (culturalmente e di fatto) del processo di cambiamento delle pubbliche amministrazioni. Lo stesso processo di cambiamento, di innovazione, di evoluzione verso un nuovo paradigma burocratico è appena agli inizi: infatti i modelli organizzativi, la qualità dei servizi, i profili professionali dei dipendenti pubblici sono “datati”.

La circolare del Ministro è importante perché non solo sollecita la nomina dei responsabili per la transizione digitale ma soprattutto pone all’attenzione della politica, della burocrazia, dei cittadini, del sistema socio-economico la necessità di transitare verso nuovi modelli di amministrazione perché siamo nella società dell’informazione, perché una burocrazia datata costituisce un vincolo negativo per lo sviluppo complessivo del Paese.

2. Transizione digitale, trasformazione digitale, amministrazioni digitali, coordinamento: parole chiavi che richiedono un nuovo modello culturale di riferimento

Riteniamo utile una breve riflessione sui termini (parole chiavi) che sono adoperati nella circolare (come nel Codice dell’amministrazione digitale): transizione digitale, trasformazione digitale, amministrazione digitale, coordinamento.

Per transizione digitale si intende il processo di passaggio da una società industriale verso una società dell’informazione  (a prevalente uso delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione); nel settore pubblico ciò significa il passaggio da burocrazie analogiche a burocrazie digitali.

Per trasformazione digitale si intende il processo di profondo cambiamento culturale, socio-economico, comunicazionale, comportamentale, che caratterizza il passaggio verso un nuovo paradigma di sviluppo che riguarda il mondo nella sua globalità, nei suoi reticoli di interazione sociale ed economica, nell’uso “quotidiano” delle tecnologie digitali strutturali e mobili. Per la pubblica amministrazione la trasformazione digitale significa nuovi modelli istituzionali, organizzativi, di servizio; amministrazioni aperte, trasparenti, semplificate, in rete.

Le amministrazioni digitali sono organizzazioni semplificate, trasparenti, accessibili in rete, erogano servizi in rete, con una organizzazione del lavoro a prevalente uso delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione.

Coordinamento: termine che significa la necessità di mettere assieme regole, risorse, processi, dati, strutture e servizi per attuare in modo unitario, sistemico, operativo ed efficace piani e programmi. Il coordinamento di attività nel digitale delle pubbliche amministrazioni significa mettere assieme nuove regole, nuovi modelli organizzativi e comportamentali, tecnologie, risorse, piani e programmi per transitare da un’amministrazione analogica, gerarchica, chiusa, formalistica verso un’amministrazione che ha al centro della propria azione il cittadino ed il suo benessere, l’evoluzione del Paese.

Siamo in ritardo nella transizione digitale, nella trasformazione digitale, nello sviluppo di amministrazioni nativamente digitali: è necessario attivare un’azione di forte coordinamento.

Il responsabile della transizione digitale assicura questo coordinamento e per la sua funzione “strategica” dipende dall’organo di vertice politico amministrativo dell’ente (art. 17, commi 1-ter, e 1-sexies del Codice dell’amministrazione digitale).

3. Il profilo e i compiti del responsabile della transizione digitale

Sono dettagliatamente indicati nell’art. 17 e si tratta di un elenco non esaustivo di compiti. Si evince subito la “complessità” di tali compiti perché il modello di questo profilo si articola su elementi innovativi (organizzazione, dati, servizi, tecnologie) e non tradizionali (per compiti verticali). E difatti il responsabile della transizione digitale si occupa di coordinamento strategico, di indirizzo e coordinamento, di sicurezza informatica, di accessibilità telematica, di verificare la coerenza tra tecnologie dell’informazione e della comunicazione e l’organizzazione dell’amministrazione, di revisione della riorganizzazione amministrativa, di pianificazione delle tecnologie, di diffusione di sistemi di identità digitale, di firme elettroniche, di interoperabilità tra sistemi e servizi, di pianificazione e coordinamento degli acquisti di soluzioni e tecnologie.

Il responsabile dell’ufficio per la transizione digitale deve essere dotato di “adeguate competenze tecnologiche, di informatica giuridica e manageriali” (questo vale sia per le figure dirigenziali e sia per quelle definite apicali, non dirigenziali o titolari di posizioni organizzative).

Si tratta di un profilo composito come compositi sono i compiti.

Il responsabile deve avere una “competenza tecnologica” in quanto deve svolgere attività di coordinamento, pianificazione e verifica dei risultati con specifico riferimento alle tecnologie; deve avere competenze di “informatica giuridica” in quanto deve operare considerando norme e regole tecniche rispetto ai modelli di organizzazione e dei servizi; deve operare come un “manager” in quanto deve “governare” i processi di trasformazione digitale senza limitarsi ai soli specifici adempimenti formali e con un approccio innovativo nelle interazioni con gli altri dirigenti o apicali e con l’utenza.

Il responsabile della transizione digitale deve quindi essere formato in queste “adeguate competenze” per il valore strategico del proprio ruolo e perché queste competenze richiedono specifici interventi formativi. Nominare il responsabile ma preoccuparsi anche della sua formazione per assicurare i compiti indicati dal legislatore. Tra i compiti non espressamente previsti la circolare annovera un compito importante sul quale intendiamo richiamare l’attenzione: “la predisposizione di una relazione annuale sull’attività svolta dall’Ufficio da trasmettere al vertice politico o amministrativo che nominato il RTD”. La relazione a nostro avviso dovrebbe essere sottoposta anche agli Organismi Indipendenti di Valutazione (OIV) per la valutazione delle performance dei dirigenti sull’attuazione del Codice dell’Amministrazione digitale.