La proposta

PAdigitale. Osservatorio dei candidati sindaci per Roma 2016: serve un nuovo Statuto che non ignori il digitale

di Donato A. Limone, Ordinario di informatica giuridica e Direttore del Dipartimento di Scienze giuridiche ed economiche, Università degli studi di Roma “Unitelma Sapienza” |

Governare Roma Capitale non sarà semplice per il nuovo sindaco, ma di certo non lo si potrà fare con uno statuto degli anni ’70, seppur scritto nel 2013. Servono regole di una Capitale moderna che opera nella società dell’informazione

La rubrica PAdigitale, a cura di Donato A. Limone, Ordinario di informatica giuridica e Direttore del Dipartimento di Scienze giuridiche ed economiche, Università degli Studi di Roma Unitelma Sapienza. Analisi e approfondimenti sul processo di attuazione della Riforma della PA. Per consultare gli articoli precedenti clicca qui.

Avviamo con questo primo contributo l’Osservatorio sulle amministrative prossime venture di Roma Capitale, annunciato con l’articolo del 2.11.2015 su questo giornale elettronico

Facciamo una simulazione: proviamo a governare Roma Capitale con lo Statuto attuale

Sul sito web di Roma Capitale consultiamo lo statuto (è già difficile trovare lo statuto nel sito e allora cerchiamo tramite un gestore di internet; ovviamente è più facile la ricerca tramite un provider privato). Lo statuto è stato approvato dall’Assemblea capitolina il giorno 7 marzo 2013; ed è stato pubblicato sulla G.U. n.75 del 29.3.2013; è entrato in vigore il  30.3.2013. Uno statuto dovrebbe indicare i principi basilari per il governo e la gestione della Capitale e poiché lo statuto è del 2013 verifichiamo se ci sono elementi di modernità che permettono di sostenere che lo statuto vigente è uno strumento veramente funzionale allo sviluppo della Comunità locale, oggi nella società dell’informazione e della conoscenza.

Intanto una considerazione generale: lo statuto è scritto con una tecnica normativa “rudimentale” in quanto segue una struttura molto diffusa in tutti gli statuti comunali (da comuni con 25 abitanti in poi). E quindi una tecnica che non tiene conto (come vedremo) della specificità di Roma sotto i diversi aspetti. La struttura non presenta quindi nessuna nota innovativa.

Per la simulazione utilizzeremo delle parole chiavi che caratterizzano (in modo molto semplice) il contesto attuale per l’analisi dello statuto: internet; società della informazione; sostenibiltà; trasparenza; semplificazione; digitale; automazione; partecipazione; qualità dei servizi; soddisfazione dei cittadini; siti web; formazione dei dipendenti; dirigenza; performance; gestione delle risorse; sistemi di controllo.

Facciamo una ricerca testuale della presenza di questi termini nello Statuto

La ricerca testuale porta a rilevare se il termine esiste nel testo. Se non c’è allora lo statuto usa termini “stagionati” e non attuali.

Internet: unico riferimento all’art. 7 facendo riferimento alla pubblicazione degli atti sul sito internet del comune;

Società dell’informazione: non ci sono rifermenti alla società dell’informazione come nuovo paradigma al quale fanno riferimento da oltre 20 anni l’UE, la legislazione nazionale, i progetti finanziati su fondi UE, ecc.

Sostenibilità: non compare nessun riferimento a questo termine che può essere utilizzato sia per la sostenibilità delle risorse sia per quella riferita all’ambiente, ecc.

Trasparenza: compare in diversi articoli dello statuto;

Semplificazione: il termine si trova all’art. 30 e 31 riferito al sistema organizzativo ma non è uno dei principi generali da stabilire a fondamento dell’azione politica oltre che di quella amministrativa;

Digitale: il termine non compare mai;

Automazione: non trovato;

Informatica: appare come tecnologie informatiche per assicurare la trasparenza e la partecipazione (art.2);

Partecipazione: il capo II dello statuto è dedicato alla partecipazione; all’art. 2 ed altri articoli;

Qualità dei servizi: art. 36 correlata ai servizi pubblici; ma non si fa riferimento ad un principio di permanente sistema di monitoraggio della qualità dei servizi;

Soddisfazione dei cittadini: non c’è un riferimento alla necessità di rilevare in modo sistematico la soddisfazione dei cittadini e delle imprese rispetto alla qualità dei servizi e dell’azione amministrativa;

Siti web: il termine non compare;

Formazione: formazione delle risorse umane (dipendenti);

Performance: non trovato.

Sistemi di controllo: art. 35 dedicato al controllo interno;

Dirigenti: art. 34; indicazioni generiche;

Ambiente: unico riferimento nell’art. 3 (tutela dell’ambiente nell’area metropolitana).

Il risultato di questa analisi è: lo statuto non presenta un grammo di modernità, di innovazione, di diversità rispetto agli altri comuni, non ha elementi per un governo moderno con una organizzazione moderna. Lo statuto non pone al centro il cittadino; è una struttura concettuale “amorfa” dove tutto si confonde senza interrelazione tra le parti e tra i soggetti istituzionali implicati.

E’ uno statuto scritto da un “burocrate” (stagionato) approvato da un’Assemblea che non ha letto lo statuto oppure se lo ha letto era distratta e pensava di essere nel 1970.

Uno statuto non solo inutile ma dannoso!

A Roma serve un nuovo Statuto per decisori pubblici manager

 

Il primo problema serio che si troverà ad affrontare il management politico designato dai cittadini nella prossima sessione di votazioni amministrative del 2016 sarà proprio quello delle modifiche dello Statuto per rendere veramente trasparente, semplificata, digitalizzata, sostenibile l’azione politica ed amministrativa. Lo Statuto di una città come Roma e come Roma Capitale non può essere costruito sulla falsariga di uno statuto destinato a un comune di 5000 abitanti, ma dovrà essere costruito per dare ai cittadini e alle imprese un segnale preciso di cosa deve essere il Governo della Capitale. Lo statuto è la “Carta” costituzionale di una città così importante e non può essere solo un adempimento burocratico.

Qualche idea che sottoponiamo ai candidati sindaci:

  1. La Capitale opera nella società dell’informazione, nella società globalizzata, in un sistema di economia digitale;
  2. Il riferimento all’ambiente deve essere qualcosa di profondo: l’ambiente deve essere inteso come il “luogo” nel quale i cittadini vivono in condizioni ambientali sostenibili e nella visione sistemica che comprende anche il sistema di mobilità sociale, il sistema dei beni culturali, ecc.
  3. Assumere un approccio sistemico a tutte le componenti socio-economiche, culturali;
  4. Il cittadino e le imprese possono essere meglio supportati in una comunità locale che opera con una burocrazia digitale;
  5. Il diritto alla burocrazia digitale; il diritto ad una burocrazia semplificata e trasparente, partecipata; il diritto alla democrazia elettronica;
  6. La creazione di una burocrazia semplificata, digitale, trasparente, che assicura l’accesso civico, la presentazione di istanze nativamente digitali e valide, la qualità dei servizi e dell’azione amministrativa, un sistema permanente di monitoraggio della qualità dei servizi e dell’azione amministrativa;
  7. L’azione dei decisori pubblici e della dirigenza deve essere totalmente trasparente, resa pubblica sul sito del comune, tracciabile in tutte le sue fasi;
  8. Il controllo della dirigenza deve essere effettuato non solo per valutare le performance della stessa dirigenza ma soprattutto per rendere pubbliche queste performance e la loro valutazione da parte di organismi di controllo che operino in modo veramente professionale;
  9. La filiera dei contratti pubblici e degli appalti deve essere resa tracciabile e pubblica in tutta la sua portata;
  10. Il sito dell’ente non può essere un contenitore dove tutto viene riversato con grande confusione e senza la possibilità di essere consultabile nel rispetto dei requisiti dell’art. 53 del CAD. Il sito deve essere progettato e realizzato per i cittadini e per le imprese e non per la burocrazia.

Roma Capitale non si merita lo statuto vigente.