Riforma della PA

PA Digitale, tutti i nodi del nuovo CAD

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Cresce l’attesa per il nuovo Codice dell’Amministrazione Digitale, in arrivo entro l’anno. Ma il testo rischia di subire modifiche repentine a seconda dei casi. Domicilio digitale obbligatorio dal 2021

Cresce l’attesa per il nuovo CAD (Codice dell’Amministrazione Digitale), in arrivo entro fine anno nel decreto legislativo sul ‘Pin unico’, annunciato dal ministro della Semplificazione Marianna Madia nel quadro della legge di Riforma della PA.

Uno strumento, il nuovo CAD, che nelle intenzioni del Governo – e nelle speranze delle amministrazioni pubbliche – dovrà sostanziare dal punto di vista normativo l’attuazione dei capisaldi complessi della riforma digitale della PA, in particolare lo Spid (Sistema pubblico di identità digitale), l’Anpr (Anagrafe nazionale della popolazione residente) e i pagamenti elettronici attraverso il sistema PagoPA.

A quanto si apprende, il nuovo CAD conterrà fra le altre cose il Domicilio digitale obbligatorio per tutti gli italiani dal 1 gennaio 2021; l’obbligo di sede digitale dell’impresa dal 2018, numerose abrogazioni,  anticipazioni del regolamento eIDAS, il regolamento europeo sull’identità digitale, il rafforzamento della sicurezza informatica e la semplificazione della governance. L’obiettivo è raggiungere una maggiore flessibilità grazie a regolamenti anziché leggi, con l’inserimento di norme ad hoc per il punto unico di accesso ai servizi (SPID – Italia Login) e altri servizi di recapito certificato allo scopo di svecchiare la PEC, prevedendo l’uso delle notifiche. Infine, l’estensione della Piattaforma di pagamenti ai micropagamenti e l’utilizzo di sms per notificarli.

Come sarà il testo?

 

Ancora non si sa con certezza e per questo cresce l’attesa per un Codice che di fatto dovrebbe contenere al suo interno le regole, i principi chiari e semplici per guidare una volta per tutte le pubbliche amministrazioni nell’era del digitale, superando così il blocco della carta e dei ritardi strutturali imputati all’analogico e alla burocrazia.

Due le tecniche possibili per scriverlo: da un lato, apportare una serie di modifiche al testo esistente, una tecnica normativa tipicamente italica con un approccio provvisorio che aprirebbe alla possibilità di continue modifiche successive al testo finale.

Dall’altro, la scrittura ex novo, strutturato su pochi principi senza regole tecniche (da rimandare altrove, in un altro testo) e quindi essenzialmente immodificabile.

A quanto risulta, il nuovo Codice sarà il risultato di modifiche e aggiustamenti al testo attuale, con il rischio di nuovi rimandi normativi e tecnici, di non facile e immediata lettura con il rischio di stravolgere definizioni date, come ad esempio quella sul documento informatico.

Lo scenario

Se tutto ciò sarà confermato, il nuovo CAD rischia di non ripulire quello attuale dalle tante ‘mezze regole tecniche’ di cui è composto e si andrà invece verso un codice che potrebbe essere modificato da subito, a seconda dei singoli casi.

Eppure, secondo gli esperti, sarebbe questa l’occasione ideale per scrivere un nuovo Codice dell’amministrazione digitale in grado di riscrivere daccapo le regole e le priorità, in termini di semplificazione normativa, con pochi e semplici punti fermi: chiarezza, facilità di applicazione, immodificabilità del testo.

Un testo chiaro e conciso per garantire la creazione del dato nativamente digitale, la sua conservazione, gestione documentale, firme elettroniche, trasmissione dei documenti, responsabilità ben definite nell’attuazione del codice stesso. E ancora, la standardizzazione di servizi in rete per cittadini e imprese.