Banda ultralarga

Orange, investimenti privati (non pubblici) in fibra. Ma rischia la multa per i ritardi

di |

In Francia Orange, che investe fondi privati e non pubblici per la fibra, rischia la multa per i ritardi di copertura del paese. Situazione ben diversa rispetto a quella italiana.

In Francia respinto dal Consiglio di Stato il ricorso di Orange, primo operatore d’Oltralpe, contro la sanzione decisa a marzo 2022 dall’Arcep, il regolatore transalpino, per i ritardi di copertura in fibra nelle città medie del paese.

Una decisione accolta positivamente dall’Arcep, che di fatto ha semplicemente attuato le norme.

Il piano di copertura di Orange, pubblicato nel 2018, impegnava l’ex incumbent a coprire il 100% delle abitazioni e dei locali a uso professionale in 3mila comuni a media densità abitativa entro il 2020. Il piano era cruciale per il successo del programma Francia a banda ultralarga, perché riguardava la copertura di 11 milioni di indirizzi, pari a circa il 40% delle abitazioni del paese.

Un numero di civici contestato però dall’Arcep, che nel 2019 scriveva nero su bianco che i civici da coprire erano 13 milioni e non soltanto 11 milioni.

Orange: ritardi sul tabellino di marcia

Ma anche tenendo conto delle eccezioni previste – rifiuto dei proprietari, con un margine massimo dell’8% degli indirizzi – Orange non ha mantenuto i tempi stabiliti.

Al che l’Arcep ha alzato i toni, spostando la scadenza di copertura al 100% a maggio 2022. Ma Orange ha replicato a questo nuovo obiettivo per carte bollate, contestando l’abuso di potere del regolatore e in seguito mettendo in questione anche il principio dell’obbligo costituzionale di una regolazione basata su obblighi volontari.

Ma le argomentazioni di Orange sono state rigettate in blocco dal Consiglio di Stato.

Sullo sfondo una guerra di cifre: da un lato, Orange sosteneva di aver connesso 11,7 milioni di indirizzi stabiliti dall’Istat, pari al 108% del totale. Dall’altro, l’Arcep ne contabilizzava soltanto l’87%, con un tasso di installazione inferiore.

Il Consiglio di Stato ha bocciato Orange perché l’azienda si era impegnata a coprire in fibra una lista di comuni e non una lista di indirizzi stabiliti dall’Istat.

Arcep non era tenuta a basare i suoi calcoli sulla lista Istat, secondo il Consiglio di Stato.

Orange, ex France Telecom, ha preso atto della decisione del Consiglio di Stato e comunque rilancia, affermando di aver già coperto il 92% delle abitazioni in questione.

Lungi dall’essere finita, la telenovela Orange-Arcep potrebbe ancora continuare.

In Francia fondi privati, in Italia fondi pubblici

Quel che è certo è che Orange rischia una sanzione pecuniaria per il mancato rispetto di impegni di copertura assunti volontariamente e finanziati con fondi privati. In Italia, i ritardi di copertura sono molto più gravi ma la questione non sembra sollevare grande interesse da parte delle istituzioni. I ciclici rapporti di Infratel sullo stato di avanzamento dei piani di copertura delle aree bianche da parte di Open Fiber sono pubblici, ma le istituzioni nicchiano. C’è da dire che in Italia a peggiorare il quadro rispetto ai cugini francese si tratta di fondi pubblici.

La speranza è che ritardi di copertura registrati nelle aree bianche non vengano replicati anche nelle aree grigie, dove le gare dei bandi del Pnrr Italia 1 Giga per la copertura in fibra sono state assegnate a Open Fiber e Tim. I controlli della Ue delle varie milestone intermedie saranno certamente rigorosi.