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OpenAI lancia il nuovo browser Atlas. La fine di Google Chrome?

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L’idea alla base di questa mossa è che la navigazione del web sarà sempre più dominata da agenti intelligenti, e la creazione di un browser dedicato consentirà a OpenAI di controllare meglio l’interazione tra AI e contenuti digitali.

OpenAI ha annunciato il lancio di Atlas, un browser web di nuova generazione progettato per ampliare la presenza dell’azienda oltre l’ambito delle applicazioni AI, puntando a trasformarsi in una vera e propria piattaforma informatica.

L’iniziativa è stata rivelata durante un evento su YouTube e rappresenta un’evoluzione strategica nell’approccio dell’azienda alla fruizione di contenuti online mediata da intelligenze artificiali.

Atlas si inserisce in un contesto competitivo in rapida trasformazione, dove altri attori come Perplexity con Comet, Google e Microsoft stanno già integrando funzionalità AI nei propri browser.

L’idea alla base di questa mossa è che la navigazione del web sarà sempre più dominata da agenti intelligenti, e la creazione di un browser dedicato consentirà a OpenAI di controllare meglio l’interazione tra AI e contenuti digitali.

Parallelamente, OpenAI sta costruendo un vero ecosistema: ChatGPT Pulse fornisce aggiornamenti proattivi basati sulla cronologia delle conversazioni, mentre l’app Sora consente la creazione e condivisione di video generati da AI, in competizione diretta con colossi come Meta e TikTok.

Inoltre, la piattaforma supporta integrazioni con servizi come Spotify, Zillow ed Etsy, permettendo agli utenti di acquistare prodotti o accedere a servizi direttamente tramite ChatGPT.

Atlas potrebbe cambiare le regole del gioco, ma resta da vedere se riuscirà a sottrarre quote di mercato significative a browser consolidati come Chrome.

Il browser, al momento disponibile solo per i sistemi operativi IOS, rappresenta il prossimo tassello nel tentativo di OpenAI di trasformarsi in un sistema operativo cognitivo che non solo risponde, ma anticipa i bisogni degli utenti.

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Come Sam Altman ha legato i colossi tecnologici a OpenAI

Sam Altman ha orchestrato una serie di accordi di portata storica con aziende leader del settore tecnologico, tra cui Nvidia, Oracle, AMD e Broadcom, consolidando il ruolo centrale di OpenAI nell’ecosistema AI globale.

Attraverso manovre strategiche e una visione espansiva, Altman ha assicurato oltre 650 miliardi di dollari in impegni infrastrutturali, puntando a costruire data center su scala senza precedenti.

Tali alleanze non solo hanno fatto schizzare alle stelle le capitalizzazioni di mercato dei partner coinvolti, ma hanno anche posizionato OpenAI come l’epicentro dell’economia tecnologica statunitense, sebbene l’azienda non sia ancora redditizia.

Il piano, che include la costruzione di 250 gigawatt di capacità computazionale entro il 2033, comporta investimenti che superano i 10.000 miliardi di dollari.

Nvidia, in particolare, ha accettato di fornire fino a 5 milioni di chip a OpenAI, con costi stimati intorno ai 350 miliardi, mentre AMD ha concesso fino al 10% del proprio capitale futuro come incentivo. Allo stesso modo, Oracle ha stipulato un contratto da 300 miliardi di dollari.

Queste iniziative hanno provocato una corsa all’oro nel settore AI, spingendo in alto le azioni tecnologiche e alimentando timori di una possibile bolla finanziaria.

La visione di Altman si fonda sull’idea che l’aumento della potenza computazionale produrrà ricavi proporzionali, giustificando spese colossali ancor prima di una monetizzazione effettiva.

Alcuni partner, come Microsoft, inizialmente riluttanti, hanno ora ripreso le trattative per fornire ulteriore capacità cloud.

L’approccio aggressivo di Altman, unito alla sua capacità di sfruttare rivalità e ambizioni dei giganti della tecnologia, ha reso OpenAI una figura ineludibile nel panorama globale, trasformando ogni sua mossa in un evento di mercato.

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